Un misto di punk e metal, di poesia, critica e ironia è ciò che rende il secondo album dei Carbs un concentrato indemoniato di distorsioni impazzite e ritmi forsennati, al servizio di un songwriting audace, folle ed esaltante. Un disco adrenalinico e raffinatamente ricercato
Abbiamo già parlato di quanto sia soddisfacente, per un nerd musicale come il sottoscritto, scovare negli artisti italiani il cosiddetto sound internazionale, termine abusato che tutto sommato è solo una semplificazione intenta a definire quella musica in grado di varcare i confini di un paese, il nostro, che in fin dei conti è un piccolo ghetto del mondo. Solo in Italia si parla l’italiano, e infatti le band che sono riuscite ad andare oltre i palchi di una Roma, una Milano, una Torino o una Pizzo Calabro spesso si sono affidate al testo in inglese – i musicisti di elettronica giocano un campionato diverso, con altri codici –. C’è da dire che ci sono generi e generi e il punk, vuoi per cultura, vuoi per attitudine, ha sempre avuto una potenza espressiva tale da rendere spesso possibile, anche per band dalle liriche in italiano, oltrepassare le barriere geografiche, nonostante quelle linguistiche.
Mi è necessario partire da questo presupposto prima di esprimere tutta la gioia esprimibile di fronte a realtà come i Carbs, che fanno punk, cantano in italiano e, partendo dal sottosuolo torinese, navigando nel meraviglioso ma anche spaventosamente grande mare dell’underground, sono riusciti a farsi un bagaglio esperienziale degno di nota. Dalla Francia alla Germania, dal Portogallo alla Repubblica Ceca, il power trio composto da Simone Farò (chitarra e voce), Mario “Wario” Barchiesi (basso) e Mario Rossi (batteria) ha già avuto modo di farsi conoscere nei piccoli circuiti europei, costruendo attorno alla propria musica una corazza forte e massiccia.
Parte dell’esperienza vissuta in lunghi ed estenuanti ma adrenalinici tour è racchiusa nel secondo album Promoters Ripetizioni Sbatte, scritto nel corso del 2023, dopo un esordio datato 2021. Nel titolo – ispirazione/parodia della raccolta poetica di Ghiannis Ristos – risiede la vena ironica tipica di un certo punk, nel caso dei Carbs materializzata esplicitamente nel dittico composto da Fallitour e Promoter: nella prima si esprime la nostalgia di casa, nella seconda le difficoltà delle piccole band alle prese con la burocrazia. Ma c’è molto di più.
Uscito per Atypeek Music, Vollmer Industries, Scatti Vorticosi, TADCA e Troppa Carne al Fuoco, abbiamo a che fare con un album capace di mescolare numerose influenze, senza mai perdere la propria identità. Dalla velocità degli Hüsker Dü alla frenesia e il groove dei Turnstile, passando per lo storytelling e il carisma del Teatro degli Orrori, l’album è una corsa in cui non è quasi mai permesso fermarsi a riprendere fiato. Non si limita a fare propri determinati stilemi del punk – manifestati nello stile e nell’approccio in veri e propri macigni sonori come Draga mama e Olka –, ma tenta con successo la strada della sperimentazione compositiva.
Nella maggior parte dei brani regnano diversi audaci cambi di registro e BPM. Continue mutazioni di velocità, ritmo e mood divertono e coinvolgono, tra le melodie di Centrali eoliche e il tiro deciso di La metà dell’altra, il cui riffing rasenta il metal. Per non parlare degli inserti stoner di Romanzo d’esordio e Gaia, quest’ultima ispirata a pionieri quali Sleep e impreziosita dal contributo vocale – tra gli altri – di Giulia Impache, della quale abbiamo già parlato su queste pagine.
Tutto ciò è reso possibile da tre musicisti virtuosi che, consci delle proprie qualità, si permettono di suonare ognuno con una certa indipendenza espressiva, pur mantenendo una grande intesa. Fin dal primo ascolto, Promoters Ripetizioni Sbatte si rivela un album sorprendente nel suo essere semplice e complesso allo stesso tempo. È un album diretto, che arriva come un pugno fin dalla sua opening Inseguito, facendoti tuttavia credere di non averlo compreso fino in fondo, come è giusto che sia per gli album validi. E allora viene spontaneo riavvolgerlo per scoprire nuove sfaccettature di un songwrtiting ricercato e affinato. I testi viaggiano con disinvoltura dal linguaggio della quotidianità alla poetica di Fernando Pessoa, Konstantinos Kavafis, Paul Celan e Albert Camus, espressa sempre secondo una visione del mondo fortemente personale.
Nella musica dei Carbs c’è voglia di andare oltre il punk. Superare il genere senza tradirlo, rispettarlo senza incastrarsi nella banalità. Il risultato è più che riuscito: un concentrato adrenalinico di distorsioni impazzite e ritmi forsennati, in cui la pregiatissima forma non piega la sostanza e la velocità non sacrifica la poesia.