Loading

Un viaggio intergalattico e introspettivo. Giulia Impache debutta con IN:titolo

IN:titolo di Giulia Impache, uscito per Costello’s Records, è un itinerario sonoro e concettuale che esplora territori ampi e affascinanti. La cantante e compositrice torinese intreccia elettronica, pop, psichedelia e musica antica in un’opera multiforme, dal respiro autenticamente internazionale


Già membro del collettivo di improvvisazione Pietra Tonale, Giulia Impache si distingue come una delle figure più eclettiche della scena underground torinese. Con il suo esordio discografico, offre una prospettiva unica sul 2025 musicale: affiancata da Jacopo Acquafresca e Andrea Marazzi, che curano produzione e arrangiamenti, Giulia costruisce un’identità artistica solida e matura, lontana dalle consuete etichette di genere.

Il titolo stesso, IN:titolo, volutamente ambiguo e provocatorio, sfida il bisogno di definire ogni cosa. Come nell’arte contemporanea, dove spesso le opere restano senza titolo, l’artista gioca con il concetto di etichettatura, esorcizzando la rigidità delle aspettative. «Come racchiudere anni di lavoro in una sola parola? si domanda ironicamente Giulia». La risposta, implicita, è un invito a vivere la musica senza confini, accogliendola come puro atto espressivo.

L’album avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera elettro-cosmica che richiama le ambientazioni rarefatte dei primi Air e la sperimentazione di progetti all’avanguardia come Arca. Suoni stratificati si fondono con melodie che richiamano influenze antiche, pop ed elettroniche, mentre Giulia – come un’aliena in un universo sconosciuto – utilizza la musica come linguaggio universale. I testi, sospesi e aperti, lasciano spazio all’immaginazione, creando un legame intimo tra artista e ascoltatore.

Ogni traccia dell’album è una finestra su un mondo unico. Oh, Girl!, il brano d’apertura, invita a prendere in mano i propri progetti personali, mentre In The Dark emerge come una risposta emotiva alla tragica morte di George Floyd, trasmettendo sofferenza e rabbia senza bisogno di parole. Con (I’m) Looking (For) Life, Giulia racconta una scomoda situazione lavorativa, attraverso una melodia sospesa tra le colonne sonore di David Lynch e Robert Wyatt.

Temi di vulnerabilità e introspezione dominano in Quello che (Outside), dove la voce diventa uno strumento per superare le barriere interiori: «Insicurezza e timidezza a volte oscurano la mia luce, ma la voce è il mio modo per sconfiggerle», afferma la cantautrice.

A metà del percorso si incontra Life Is Short, un manifesto di accettazione e speranza ispirato al celebre verso dei Beatles in We Can Work It Out. Con Occhi, Giulia esplora il madrigale, coniugando musica antica e sonorità contemporanee; il testo riflette un periodo in cui la comunicazione avveniva principalmente attraverso gli sguardi, trasformandoli in simbolo di un’emotività nascosta ma intensa.

Il viaggio prosegue nel noise sperimentale di Ogni Cosa per poi condurci a Sailor (For Fin), brano che rende omaggio all’entourage creativo dietro la realizzazione dell’album. La chiusura è affidata a When My Eyes, un pezzo che, pur discostandosi dal resto del lavoro, rappresenta il perfetto equilibrio tra le produzioni elettroniche di Acquafresca e Marazzi e l’eterea musicalità di Giulia.

Il lavoro di Giulia Impache, sospeso tra riflessione sociale e ricerca personale, è un invito a perdersi e ritrovarsi. IN:titolo non è solo l’esordio di una musicista poliedrica, ma anche il ritratto di un’artista in evoluzione: l’album di cui avevamo bisogno per ricordare che la musica non è solo classifiche, ma contenuto e profondità. Una scelta audace per Costello’s Records, che merita tutta la nostra attenzione. Di Giulia Impache sentiremo parlare ancora a lungo.

Veronica Vair

Con le cuffie ingarbugliate nelle tasche.

Loading
svg
Navigazione Rapida
  • 01

    Un viaggio intergalattico e introspettivo. Giulia Impache debutta con IN:titolo