A poche settimane dall’ottantesimo compleanno di George Lucas, una selezione di 5 pezzi che ci catapultano direttamente in mezzo a galassie lontane, alieni stravaganti e strambe dimensioni spazio-temporali
Qualche settimana fa, precisamente il 14 Maggio, George Lucas ha spento 80 candeline.
Quello del neo-ottantenne è un nome che dovrebbe risuonare nella testa anche dei non appassionati di cinema. E no, non per l’iconico American Graffiti e nemmeno per il cult movie L’uomo che fuggì dal futuro. Il vecchio Giorgio, infatti, tra le tantissime altre cose, è anche l’ideatore dell’incredibile Star Wars, una saga che non ha certo bisogno di presentazioni.
La prima volta che inserii il VHS di Star Wars: Episode IV nel videoregistratore, non ero ancora in grado di capire il funzionamento della registrazione: pensavo, infatti, che, una volta inserito il nastro, un segnale sonoro avvisasse gli attori del film che avrebbero dovuto correre a recitare il film per l’ennesima volta. Una concezione del lavoro distopica, dispotica e un tantino schiavistica che solo la mente di un bambino di 4 anni avrebbe potuto concepire.
Guerre Stellari è infatti la trasposizione del manicheismo sul piano della fantascienza: bene e male che si scontrano a colpi di spade laser, esplorano pianeti sconosciuti a bordo di astronavi supersoniche e incontrano le svariate creature che popolano l’immenso universo di cui facciamo parte.
Dal 21 ottobre 1977, pochi mesi prima degli scontri a pistolettate tra Autonomi e Polizia in Via De Amicis a Milano, Star Wars ha segnato profondamente l’immaginario generazionale di migliaia di giovani. Immaginario che, chiaramente, ha avuto anche delle ottime ripercussioni sul piano musicale, che non riguardano unicamente il campo della musica elettronica.
Per fare i migliori auguri di compleanno (in ritardo) a George Lucas, ecco una selezione di 5 pezzi musicali a tema spazio, universo, alieni e pianeti uscite tra gli anni ’70 e gli anni ’00.
Police, Walking On The Moon, 1979.
Ideata da uno Sting completamente ubriaco a causa della troppa grappa bevuta in quel di Monaco, il pezzo dei Police è ambientato nello spazio, precisamente sulla luna. Il protagonista è intento a muovere i primi passi sul famoso satellite: passi incerti, pesanti ma, allo stesso tempo, liberi da qualsiasi tipo di convinzione. Il testo, accompagnato dalle sonorità reggae tipiche del gruppo, incoraggia a superare i propri limiti, ad assumersi le responsabilità dei propri rischi e, perché no, anche a considerare di percorrere percorsi alternativi che, per quanto strani, possono, talvolta, dimostrarsi i migliori da intraprendere.
The Only Ones, Another Girl Another Planet, 1978.
Considerato erroneamente un pezzo dedicato al rapporto tra il cantante e l’eroina, il brano dei The Only Ones racconta una storia d’amore in mezzo allo spazio. I riff tipici del post-punk britannico ci lanciano direttamente su un pianeta governato da una ragazza impossibile da non amare. Non ci è dato sapere se la ragazza in questione sia una bellissima terrestre o una temibile aliena dai tratti sirenistici. E forse non ci interessa nemmeno saperlo. Perché, per noi che abbiamo “i viaggi spaziali nel sangue” la terra sarà sempre un pianeta troppo stretto.
Beastie Boys, Intergalactic, 1998.
«Intergalattico, planetario, planetario, intergalattico, un’altra dimensione, un’altra dimensione». Una voce robotica scandisce queste parole a ripetizione. I ragazzi della Grande Mela esplorano il mondo della fantascienza coniugando la libertà di varcare i confini spaziotemporali con l’immaginario della filmografia sci-fi degli anni ’90. Il risultato è strabiliante: i Beastie Boys viaggiano da una galassia all’altra organizzando party selvaggi e, come al solito, prendendo a calci in culo tutti e tutto.
Blink 182, Aliens Exist, 1999.
Il brano, scaturito dalla passione di Tom De Longe per tutto ciò che riguarda il paranormale, tratta dello sconforto giovanile di fronte alla vastità dell’universo. Il protagonista è un teenager americano che, tra una lezione al college e un backflip su una rampa da skateboard, cerca di convincerci dell’esistenza degli alieni. Nonostante la “strana esperienza diretta”, però, il ragazzo non viene creduto dagli amici che iniziano a reputarlo uno svitato. Troppa erba fumata sulle sponde del lago di Poway o un complotto ordito da CIA e governo per mettere a tacere la verità?
Fu Manchu, Saturn III, 1997.
Liberamente ispirato al film Saturn 3, gli dei dello stoner ci imbarcano su una navicella pronta a salpare alla volta della terza luna di Saturno. Non immaginatevi viaggi tranquilli o extraterrestri sorridenti pronti ad accogliervi. Il viaggio stellare narrato dai Fu Manchu è un’esperienza psichedelica contornata da asteroidi in rotta di collisione e minacciose presenze aliene. Nemmeno al momento dell’atterraggio sarà possibile trovare un po’ di meritata tranquillità. Proprio come temevamo, infatti, un ignoto visitor si sta muovendo verso di noi. Però una cosa è certa: un pianeta misterioso, sparso in chissà quale galassia, è sicuramente meno inquietante della Death Valley californiana.