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All Pleasure: di cosa parliamo quando parliamo dei Thus Love?

Ascoltando All Pleasure, secondo album dei Thus Love, si ha quella magnifica sensazione di avere a che fare con un post-punk che, seppure apparentemente già sentito, riesce nell’ardua impresa di emergere perché sincero. Ma anche, banalmente, perché suona dannatamente bene


Ed eccoci tornati a parlare di un’altra band post-punk – l’ennesima –. In questo caso, però, e in pochissimo tempo, il gruppo ha saputo prendere i canoni di questo genere e modellarli a proprio piacimento, mescolando nel calderone i propri palesi riferimenti musicali e facendo di essi solamente un punto di partenza, nulla di più. Perché All Pleasure, il nuovo album dei Thus Love, non è altro che la conferma delle potenzialità già espresse col debutto Memorial, di un paio d’anni fa. A quei tempi la formazione nata a Brattleboro, nel Vermont, era leggermente diversa. Qualche rimaneggiamento qua e là, ma il minimo comune denominatore continua a essere Echo Mars, la cui voce androgina – il leader si identifica in they/them e tutti i componenti della band sono queer – è sempre stata uno dei grandi tratti distintivi di quello che agli esordi era un trio e ora è un quartetto fatto di eclettismo e voglia di esprimersi.

L’evidente passo in avanti in termini di qualità produttiva non impedisce alla band di mantenere quella crudezza e intensità tipiche delle band sixties o, tra le contemporanee, degli Shame. Il basso di Ally Juleen picchia forte e deciso nelle intro di On The Floor, Lost In Translation e Bread For Blood in cui, come nella maggior parte dei brani, la sezione ritmica – insieme alla batteria di Lu Racine –, nel suo essere piuttosto minimale gioca un ruolo fondamentale.

Le chitarre di Echo Mars e del nuovo innesto Shane Blank si muovono dinamiche in riff portentosi e intrisi di grunge, come in Birthday Song – la quale ricorda per certi versi anche i Blur più pop, soprattutto nelle scelte melodiche. Nella title track All Pleasure sanno essere sporche e romantiche come quelle dei Radiohead di The Bends, mentre la voce di Mars è debitrice di Alex Turner; l’influenza – tutt’altro che fastidiosa – del carismatico frontman degli Arctic Monkeys è evidente. Ma è nei momenti più intimi che l’essenza poetica di Mars viene fuori, come nella singolare Face To Face, il cui impatto è spiazzante: voce + pianoforte e il risultato è un brano dolce e riflessivo, pieno di vulnerabilità, che ben contrasta l’energia di pezzi più punk quali Get Stable e House On A Hill. Quest’ultima è senza dubbio uno dei picchi più alti dell’album. La sua evoluzione è qualcosa di estremamente coinvolgente. Qui le chitarre danno il meglio di sé, sfociando per un breve tratto nel noise.

Ma è la traccia conclusiva Losing A Friend a toccare le vette compositive più alte. Nei suoi quasi 5 minuti riesce a racchiudere tutta l’essenza dell’album e probabilmente degli stessi Thus Love, che sono attualmente tra le migliori varianti alternative del pop, del punk, del rock e anche del glam. In questo pezzo non manca nulla. C’è tutto. Dalla sporcizia del basso alla consueta intesa nel dialogo tra chitarra e voce; dall’assolo semplice ma dal sapore iconico ai tocchi di synth che aprono le porte al futuro. E un’euforia generale che si racchiude nel testo, e nei testi di tutte le canzoni, i cui temi spaziano dall’amicizia e dall’amore fino alla critica sociale nei confronti della frenesia che la modernità ci obbliga a vivere.

Come accade sempre per gli album migliori, la forza di All Pleasure è quella di apparire come già sentito – la fortuna è che le influenze sono tutte grandissime influenze, com’è emerso da questa recensione – e infine risultare come unico, individuale, in quanto frutto della fame della band di esprimere sé stessa senza vincoli di genere, da quello musicale a quello sessuale. Insomma, i Thus Love non sono la copia di nessuno e hanno ancora molto da dire. E si spera che la storia possa essere dalla loro parte.

Marco Nassisi

Per me scrivere di musica vuol dire trovare una scusa per ascoltarne tanta, scoprirne di nuova ed esprimere un'opinione che mi metta un po' d'ordine in testa.

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