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Una Casa del Jazz a Torino

svg28 February 2024ShapesStorieLuca Lops

Per la terza edizione, la Grande Notte del Jazz ha richiamato tutti i cultori e gli amanti di questo genere sotto un’unica stella, con un grande desiderio comune: portare una “Casa del Jazz” a Torino


Non è la prima volta che il batterista, nonché presidente di EcoGraffiti, Giorgio Diaferia si cimenta in questa iniziativa. Come ha riferito al pubblico, già quarant’anni fa circa si tentò di costituire un’associazione, ma il progetto fu abbandonato.

Oggi, l’obiettivo di emulare la controparte romana però incontra un ostacolo abbastanza significativo: mentre a Roma tutto ciò è stato reso possibile grazie all’iniziativa delle istituzioni pubbliche, a Torino la situazione parte direttamente da una richiesta fatta a gran voce del pubblico, il quale spinge verso una sensibilizzazione degli enti pubblici locali, che possano provvedere a tale richiesta trovando un punto d’incontro nella ricerca dei fondi e dei luoghi per la realizzazione della Casa.

In questa serata del 23 febbraio, allo Spazio Bunker, si è respirata un’aria totalmente amichevole, in un contesto totalmente informale. Oltre a contribuire al sostegno del progetto comune, è stata l’occasione di incontrare vecchi amici con cui bersi una birra, godendosi la musica di alcuni dei musicisti che si sono alternati sul palco e che hanno sottoscritto la petizione. Personalità di spicco che hanno fatto la storia e continuano a portare alto il nome della scena jazz torinese, come Claudio Bonadè, Danilo Pala, Luigi Tessarollo, Max Gallo e Alfredo Ponissi. Ognuno di loro ha portato vecchi e soprattutto nuovi progetti, in uno dei quali ha preso parte anche lo stesso promotore Diaferia. Alcuni di loro inoltre, come Ponissi, si sono presentati sul palco portando anche nuove leve, dando un chiaro messaggio di sostegno alle nuove generazioni di musicisti, prossime a raccogliere il testimone. È stato notevole scorgere tra il pubblico grandi musicisti, che pur calcando oggi grandi palchi, erano lì anche solo per ascoltare i loro beniamini, quei miti che hanno ispirato generazioni a intraprendere la strada della musica e dintorni.

Qualcuno potrebbe chiedersi a questo punto che senso avrebbe una Casa del Jazz, considerando le realtà e le iniziative emerse negli ultimi anni nella scena torinese, che stanno riportando alla ribalta la musica jazz. In una città come Torino che trasuda jazz in ogni angolo, culla che ha visto passare per le sue vie e i suoi locali i più grandi jazzisti internazionali – e alcuni di loro li ha visti nascere – manca, però, una visione comune che possa curare e custodire una tradizione, cercando di recuperare l’eredità di personaggi, come Sergio Ramella, che per il jazz torinese hanno dato tanto. La speranza è quella di radunare le varie realtà, manifestazioni ed esperienze, dando loro un unico spazio dove sia possibile coltivare, condividere e produrre per una visione collettiva del jazz, non più individuale.

E proprio l’emergere delle varie realtà potrebbe essere sintomo di una scena che cerca un’identità univoca, raccolta in un posto dove si possa sentire non più ospite bensì, appunto, a casa.

Luca Lops

Sbatto tamburi, strimpello un po’ le corde e schiaccio tasti a caso. Ho tante passioni, forse anche troppe, come sono tante le cose che faccio. Mi interessano un po’ tutti gli aspetti che riguardano la musica e grazie a Polvere ho la possibilità di approfondirli.

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