La sua ambizione era quella di diventare come Quincy Jones, ma forse arrivare anche un po’ più in alto. Ripercorriamo la vita e le opere di Joe Hisaishi, tra le influenze prog dell’adolescenza e l’incontro fortunato con Hayao Miyazaki
Mamoru Fujisawa, questo il suo vero nome, nasce a Nagano nel 1950, in Giappone. Quella del futuro Joe Hisaishi, oggi compositore acclamato e con all’attivo un tour in Europa e USA, non era una famiglia di musicisti. Suo padre era un insegnante di chimica al liceo, ma possedeva un grammofono speciale: la puntina che incideva sul vinile era di bambù, cosa che affascinò il nostro al meccanismo e ai suoni che ne provenivano.
Già all’età di cinque anni, Hisaishi suona violino, tromba, trombone e sassofono mentre il piano arriva in età adolescenziale, coincidendo con la sua iscrizione alla Kunitachi College of Music. Sboccia qui l’amore per il jazz, ma ciò che davvero cambierà significativamente la sua rotta sarà la scoperta di A Rainbow in Curved Air (1969), il terzo album del compositore sperimentale Terry Riley. Il minimalismo di rottura che caratterizza l’opera lo porta a scavare di più nella sperimentazione, scoprendo nomi come Steve Reich (l’arpeggio di Electric Counterpoint risuona in alcune scene di Porco Rosso) o David Lang.
Il cinema era invece il punto forte di papà Fujisawa, che tramanda la passione al figlio portandolo quanto più possibile in sala. Mamoru comincia così a sognare il podio più alto tra i compositori del mondo. Tra il 1974 e il 1977 compone le musiche per la trasposizione televisiva del manga di Shunji Sonoyama, Gyatoruzu ovvero Giatrus, il primo uomo e per Robokko Beeton. Il primo è una sorta di versione giapponese meno modernizzata dei Flintstones in cui Mamoru da prova di saper dosare le emozioni in musica, valorizzando la slapstick comedy della serie e accentuando i momenti malinconici e nostalgici. Segue lo stesso pattern con Robokko Beeton, l’ultimo con cui Mamoru si firmerà con il suo vero nome.
Quello del nome non è un cambio anagrafico, ma una questione puramente commerciale: in un’intervista per Crunchyroll, Mamoru spiega la sua volontà di diventare riconoscibile dal punto di vista internazionale, optando così per un nome che fosse memorabile all’istante. Quincy Jones è da sempre il suo esempio di artista perfetto, per cui decide di dedicargli (quasi come buon auspicio) il proprio stage name, diventando così Joe Hisaishi (l’ideogramma giapponese di Quincy si legge “hisaishi” e il nome Joe deriva da Jones). Firma così i suoi lavori più mainstream, come la colonna sonora city-pop della serie animata Sasuga no Sarutobi (1982), il suo primo album minimalista Information (1982) e la collaborazione sperimentale con la Mkwaju Ensemble insieme a Midori Takada per l’album MKwaju. Contemporaneo agli anni dello Studio Ghibli, Pretender (1989) è il primo album pop interamente scritto e cantato da lui. Il singolo Meet Me Tonight somiglia quasi a una qualsiasi canzone del repertorio degli Wham!.
Questi incontri tra mainstream e accuratezza musicale sembrano la combo perfetta per Isao Takahata, che è prossimo alla lavorazione del secondo film di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento. L’incontro tra Hisaishi e Miyazaki si rivela fruttuoso: ad oggi, l’heavy synth della score di Nausicaä risulta passata, ma veste bene quel mondo post-apocalittico, riuscendo a definire alla perfezione il senso di drammaticità e di morte che pervade molte scene del film. Nella soundtrack confluiscono la passione per la musica classica, come in Nausicaä Requiem, e le influenze prog jazz dei primi anni: noterete che l’opening theme del film è il pezzo che mette d’accordo cultura cyberpunk, fantasy e minimalismo musicale. Il successo di Nausicaä porterà poi alla creazione dello Studio Ghibli nel 1985, nel quale Hisaishi entrerà come compositore principale, riuscendo poi a ritagliarsi uno spazio creativo tutto suo sotto il nome di Wonder Studio.
Il forte legame che lega i due maestri è ancora oggi un mistero: lo stesso Miyazaki la definisce una relazione “kusare-en”, ovvero che ha dell’inspiegabile, poiché non valorizzata da una particolare amicizia. Per Hisaishi questo è il segreto della loro longeva attività: una lontananza affettiva crea delle libertà di espressione, dove l’uno non ha paura di offendere l’altro, ma anzi viene tutto messo in gioco in funzione dell’opera cinematografica. Complice una grande stima per il lavoro altrui, che ha forse il suo culmine nell’ultima pellicola Il Ragazzo e l’Airone. Miyazaki è ormai consapevole della capacità di Hisaishi di portare i suoi film a un livello musicalmente sublime. Per questo, a differenza degli altri lavori, lascia il compositore libero da incontri preliminari sui primi artwork.
Il ragazzo e l’Airone è considerato dal pubblico e dalla critica il riassunto stilistico e drammaturgico della filmografia di Miyazaki: Mahito Maki, dopo alcune vicissitudini dovute ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, si sposta nella casa della zia Natsuko, dove si lascia incuriosire dalla conoscenza di uno strano airone. Visto il personale punto di vista, Hisaishi esclude l’approccio orchestrale, mantenendo le tinte minimaliste dei primi film. Un approccio che arricchisce il tema intimo ma che protegge al contempo il suo stile inconfondibile: il piano di Ask Me Why racchiude infatti quel senso di ottimismo misto a nostalgia che ritroviamo nei primi lavori televisivi di Hisaishi, composti da ragazzo. Il Ragazzo e l’Airone ha perciò il sapore di un dolce ritorno alle origini: sia per Miyazaki, che chiude presumibilmente la sua carriera con un film intimo e autobiografico; sia per Hisaishi, che ripercorre le sue impronte musicali.
Non dura molto, invece, la relazione professionale con il regista Takeshi Kitano, che nonostante un sodalizio arrivato fino al successo mondiale de Il Silenzio sul Mare (1991) e Sonatine (1993) non è riuscito a durare nel tempo. Sarà infatti Dolls (2003) a decretare la rottura tra i due, complici alcune opinioni personali: Kitano, personaggio istrionico ed egocentrico, non accoglie le critiche ben volentieri: Hisaishi è convinto che la sceneggiatura del film non sia buona e, in risposta, Kitano comincia a mettere in discussione le suggestioni musicali del compositore. Hisaishi decide così di abbandonare il regista, non sentendosi professionalmente valorizzato nel suo lavoro di composizione.
Dall’animo limpido e incline alla chiacchiera, oggi Joe Hisaishi è uno dei compositori più longevi, con tanta voglia di continuare a lavorare sulla composizione per immagini e sulle possibilità che questa può offrire. Sensibilità, esperienza e una profonda conoscenza della musica non hanno spento il ragazzo, il quale ancora ama incantarsi davanti al grammofono, in attesa che alla fine del giro arrivi una nuova melodia sulla quale viaggiare.