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Giovanni Truppi VS Sibode DJ: gli opposti si attraggono

Per la prima tappa del loro tour insieme, Giovanni Truppi e Sibode DJ dimostrano il valore dell’alterità, tra le luci soffuse delle OGR di Torino


È una tiepida serata d’inizio aprile, il cielo è sereno e il clima inizia a farsi mite, segnando l’esordio tardivo di una primavera ormai inoltrata. Le biciclette invadono le ringhiere di Corso Mediterraneo, di fronte alle OGR di Torino. La fila è lunga prima dell’ingresso: chi non è riuscito a prenotare in tempo il proprio biglietto affolla il piazzale nella speranza di riempire qualche posto vacante, che verrebbe riassegnato in caso di rinuncia. Il bar, le luci soffuse, il background ferroviario: ci troviamo in una delle location più suggestive della città, sempre più votata alla musica live.

Chi si inoltra – consapevolmente – in un concerto di Giovanni Truppi, sa che ascolterà col cuore in mano. I fazzoletti fanno parte del dress code e il luccichio degli occhi umidi riecheggerà sullo sfondo. Questa volta, però, gli ingredienti sono diversi: sugli schermi sopra il palco – e nelle locandine che annunciavano l’evento – figura il nome di Sibode DJ. Una formula – e una collaborazione – del tutto nuova e innovativa, che gioca sui contrasti e sulle differenze. Ma, soprattutto, sulla complementarietà.

La sala è gremita di gente in modalità chill, seduta sul pavimento in attesa del live. Le luci sono soffuse, morbide e blu, il palco è rasoterra e un’orda di telecamere – fisse e mobili, che si aggiungono ai soliti fotografi – lo circondano, minacciando un ostruzionismo costante della visuale. Per fortuna, lo spazio è ampio e la prospettiva da parte del pubblico si offre a diverse angolazioni. Su questo scenario irrompe puntuale Sibode DJ, vestito con una tuta blu jumpsuit che sotto i led delle OGR assume quasi le sembianze di un costume da wrestler. L’outfit, del resto, anticipa l’impronta ironica del personaggio, che richiama fortemente lo stile artistico di Marc Rebillet.

Tra flessioni al suolo, battute ironiche e lap dance sui pali a sostegno degli altoparlanti, Sibode DJ ribalta le aspettative di chi si aspettava un concerto in salsa Giovanni Truppi, costringendo la sala ad alzarsi in piedi, muovere le gambe e dimenare il culo. Ma Sibode – il cui nome suona come un “Simone” pronunciato in preda ai sintomi dell’allergia, per restare in tema pimavera – non è solo un performer: sa suonare e suona bene. Armato di loop station, microfono e tastiera MIDI, strizza l’occhio al funky-groove riempiendo l’aria di arrangiamenti digitali e analogici, registrati con la tromba e con l’arte del beatbox.

Truppi entra in scena con la sua Stratocaster, incalzato dal compagno. L’intesa tra i due artisti, così diametralmente opposti sia dal punto di vista musicale sia per quanto riguarda la presenza scenica, è incredibilmente naturale. I tre brani che eseguono insieme – tratti dal repertorio del DJ – si riassumono in un cocktail perfettamente bilanciato di cori all’unisono, arrangiamenti di chitarra nervosi – che strizzano quasi l’occhio al free jazz – e linee melodiche di tromba. Ma i due non solo se la intendono, creando qualcosa di esteticamente affascinante – e, sotto un profilo più sensoriale, intrigante e immersivo –, sembrano anche divertirsi un mondo. Anzi, mi permetto un azzardo: sul palco, non si è mai visto Giovanni con un sorriso così.

E il sorriso rimane, accanto al nostro lì di fronte, anche durante la sua personale esibizione, nonostante l’intermezzo durato quasi una mezz’ora. In effetti, la crasi tra i due mondi – di Truppi e di Sibode – si è manifestata in modo così naturale e coinvolgente da sembrare un rito di passaggio, un portale tra i concerti dei due artisti. Il cambio palco, così lungo, quasi spezza la magia. Ma forse, ragionando per antitesi, la pausa era necessaria: il mondo di Truppi respira un’aria tutta sua, che ha bisogno di raccoglimento.

Così, raccolti, riprendiamo. Giovanni, accompagnato dalla band, attinge a (quasi) tutto il repertorio, da Il mondo è come te lo metti in testa a Infinite possibilità per esseri finiti, ultima uscita discografica. Gli arrangiamenti sono densi e riformati in chiave rock, pur mantenendo intatta l’anima delle canzoni originali. In particolare, gli assoli della chitarra elettrica di Giorgio Maria Condemi – dal retrogusto hendrixiano – sorvolano con grinta le strutture armoniche. Sibode DJ rientra in più occasioni, offrendo tromba e voce – dotata di ottimi falsetti – al repertorio del cantautore napoletano.

Si chiude, così, una serata inaspettata: d’impatto, tra leggerezza e introspezione, in una vasta gamma di emozioni. La simbiosi tra due mondi musicali, così lontani tra di loro, si offre al confronto con l’alterità. E la distanza, forse, è in gran parte percezione.

 

foto di Nicolò Canestrelli

Alessandro Bianco

Giornalista, musicista e Video Editor, classe 1992. Vivo a Torino, in un mondo d’inchiostro e note musicali, di cinema e poesia: da qui esco poco e poco volentieri, ma tu puoi entrare quando vuoi.

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