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«Fuori dal cerchio che ci hanno disegnato intorno». Il ruolo della musica in Jack Frusciante è uscito dal gruppo

svg25 September 2024CocciStorieBrando Ratti

Pochi giorni dopo l’uscita di Due, ricordare il ruolo che la musica svolge nel primo romanzo di Enrico Brizzi diventa fondamentale per comprendere il grido di una generazione che ha espresso la propria – puerile ma genuina – ribellione attraverso la musica underground


Chi ha potuto leggere Jack Frusciante è uscito dal gruppo prima del massivo avvento di internet e dei telefoni cellulari è ormai un dannato vecchio ma, perlomeno, è un vecchio fortunato. Chi invece lo ha fatto senza apprezzarne l’enorme portata generazionale e sottocultura, è solo un dannato vecchio. Nulla di più.

Chiariamo subito una questione: la storia del vecchio Alex non è sicuramente il miglior testo uscito dall’incredibile penna di Enrico Brizzi. Nulla a che vedere con quell’inno al nichilismo pulp e selvaggio che è Bastogne o al travagliato viaggio verso l’età adulta descritto in Tu che sei di me la miglior parte. Sì, almeno su questo possiamo dare ragione al tipo con gli occhialetti rotondi, i baffi a manubrio, i pantaloni a coste beige e le Bierkenstock che, dopo aver apprezzato l’ennesimo album del gruppo elettro-indie sperimentale giapponese, dice che quel libretto è diventato così mainstream solo perché Medusa decise di farci un film nel ’96, dando il ruolo del protagonista a quel figaccione di Stefano Accorsi.

Ma non siamo qui per parlare di libri, tantomeno di film. Siamo qui per evidenziare l’incredibile e fondamentale ruolo che ha avuto la musica nel raccontare la storia di Alex, Martino, Adelaide e tutti i personaggi che popolano la Bologna di Enrico Brizzi.

Se non avete incontrato il punk nel 1977 a Slough, tra le ciminiere, le mattonate e le anfetamine, nel 1980 al CBCG di New York facendo a bottigliate con gli skinheads o al Virus di Milano nel 1982 schivando le pistolettate della celere e le siringhe di eroina, allora la vostra esperienza avrà sicuramente qualche tratto in comune con l’adolescenza di Alex. L’approccio al mondo underground e delle sottoculture da parte del giovane ragazzo non è infatti dettato da una necessità sociale – dimentichiamoci per un attimo i personaggi di John King –, quella di Alex è pura ribellione nei confronti di un sistema di cui fa parte, o meglio, di cui potrebbe fare parte. Gli amici del Liceo Caimani fuggono dalla mediocrità del quotidiano attraverso la musica: non importa se questa abba la forma di una piccola e polverosa sala prove o di una tape registrata in casa. La musica non è quindi un semplice mezzo di ribellione, è l’essenza stessa della ribellione. E se la musica dev’essere descritta come pura ribellione al potere, c’è bisogno di una colonna sonora adeguata e soprattutto che prenda a calci in culo i barricati.

I gusti musicali di questi ragazzi, così simili ma anche così diversi dalla maggior parte dei propri coetanei, sono eclettici ma mai buttati lì a caso. Non si tratta di elenchi banali in cui viene sfoggiata la conoscenza musicale dello scrittore ma, alla stregua del leitmotif tipico del cinema classico hollywoodiano, la musica presente in Jack Frusciante scandisce la narrazione della storia e ne caratterizza i personaggi. La Bologna underground ascolta i Clash, i Sex Pistols ma anche i Fugazi, i Madness, i Joy Division e persino il primo Vasco. Ogni citazione, ogni brano accompagna alla perfezione gli svariati momenti della storia, siano essi un bacio rubato tra i corridoi della scuola, la morte improvvisa di un amico o un viaggio in bicicletta dopo una sbornia mattutina presa dopo aver marinato la scuola. Sono infatti gli accordi di I Fought The Law, California Über Alles, Dirty Old Town e New Age a muovere la quotidianità di Alex e dei suoi amici. Quegli stessi accordi che segnano il lato della barricata in cui hanno scelto di stare, che contrappone da una parte i fighetti dall’esistenza grigia e mediocre, dall’altra i city rockers in cerca di guai e avventure.

Fuoco di paglia adolescenziale? Breve ribellismo giovanile in attesa di tornare nei ranghi della vita? Finte tendenze autodistruttive tipiche dei giovani della classe media? Forse sì. Ma chi, leggendo questa storia “rock parrocchiale” non si è immedesimato nemmeno un attimo nei flussi di coscienza prodotti della mente del nostro Alex, chi non si è ritrovato in quelle storie di salette prove e amori disperati così tanto punk rock?

E così, pochi giorni dopo l’uscita di Due, sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, senza ancora sapere cosa ne sarà dei due protagonisti principali della storia, vale la pena di chiedersi se London Calling suonerà ancora nel salotto del vecchio Alex o se invece sarà in soffitta, ricoperto di polvere a testimonianza di un tempo ormai lontano, che non ritornerà.

Brando Ratti

Classe 1990, nasco e cresco a Massa, patria della Farmoplant ma anche dei genitori di Piero Pelù. Dottorando, ho un certo feticismo per le sottoculture, la musica underground, i filosofi presi male, i videogiochi presi bene, i film brutti e i libri belli. Nonostante il cognome, ho paura dei topi.

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