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Esorcizzare il dolore: il processo creativo di Kurt Cobain

Il processo creativo di Kurt Cobain è stato fortemente influenzato dalla sua personale storia di vita: dall’infanzia costellata da traumi ai successivi tormenti emotivi, tra sentimenti di rabbia, vergogna e ribellione  


Siamo nel 1967, è il 20 febbraio e nella città di Aberdeen – Washington – nasce un bambino dai capelli biondi e la personalità sveglia e vivace: il suo nome è Kurt Cobain. Non servono presentazioni per il leader dei Nirvana, come non serve specificare l’importanza che ha avuto nell’evoluzione del genere grunge. Parliamo invece di come la sua storia di vita, nel bene e nel male, abbia influenzato il suo modo di scrivere e di fare musica.

Una personalità complessa, sfaccettata e tormentata. Kurt Cobain viene descritto dalla madre come un bambino magnetico e molto intelligente, a tratti iperattivo (motivo per cui gli venne prescritto il Ritalin già in tenera età). Sviluppa sin da piccolo una passione per i Beatles, unica band che ascolterà fino ai 9 anni per poi aprirsi ad altri artisti, come i Led Zeppelin, i Kiss, i Black Sabbath e i Sex Pistols, che lo avvicineranno alla scena punk. Egli stesso dichiarò in un’intervista che, nella sua esplorazione musicale, cercava qualcosa che fosse insieme pesante e melodico, e questo ci fa capire da dove arrivano le sue scelte stilistiche, dominate da caos e urla alternate a momenti di profonda intimità, quasi sussurrata.

Ci sono due punti fondamentali nello stile di Cobain: il primo è il dualismo tra durezza e fragilità, il secondo è il tema della rabbia e della vergogna, sentimenti che non solo impregnano la musica dell’artista ma che lo hanno accompagnato per tutta la vita. Il suo sviluppo è stato caratterizzato da diversi traumi infantili, come l’abbandono da parte della madre e il continuo pellegrinaggio tra padre, nonni e zii senza avere mai una fissa dimora o un luogo in cui si sentisse voluto e al sicuro. Dopo il divorzio dei suoi genitori, Kurt diventa un bambino taciturno e riservato, spesso vessato dal padre e – come egli stesso dichiarò in un’intervista – vittima di abusi psicologici da parte della madre. Da questo scenario si può ipotizzare che egli abbia sviluppato un attaccamento di tipo disorganizzato con le sue figure genitoriali, poiché impossibilitato a trovare in loro una base sicura: la madre lo aveva abbandonato, il padre gli aveva promesso di stare solo con lui e invece si era risistemato con un’altra donna, zii e nonni lo cacciavano di casa dopo poco tempo che si era stabilito da loro. Per il piccolo Kurt era impossibile fidarsi degli altri.

Questa storia familiare potrebbe spiegare i vari problemi che Cobain ha in seguito sviluppato in età adulta, come le difficoltà relazionali, i problemi legati allo stress e alla gestione delle emozioni, la Sindrome del Colon Irritabile – tendeva a somatizzare lo stress e il suo stomaco ne risentiva – e la sua caratteristica principale, la rabbia furiosa. Kurt Cobain era una persona profondamente arrabbiata, con la società, con la sua famiglia e con se stesso, caratterizzata da una emotività esplosiva che fungeva da catalizzatore per la sua musica. Ciò che colpisce della sua personalità è che egli era tanto arrabbiato sul palco quanto timido e introverso nella vita di tutti i giorni. Una dicotomia che traspare anche dai suoi brani, in cui parti dure e pesanti si alternano ad altre più calme, in un vortice emotivo il cui equilibrio è sempre precario. D’altronde, si sa che per Kurt era difficile gestire le emozioni, caratteristica sottolineata anche dalla madre che, dopo aver sentito l’album Nevermind, gli disse: «mettiti le cinture, perché tu non sei pronto a questo».

In effetti, la forte emotività e la rabbia di Cobain furono sì alla base del suo processo creativo, ma anche la sua più grande difficoltà. Egli probabilmente non aveva gli strumenti per reggere tutto quel carico emotivo che si portava dentro da sempre. La sua infanzia lo aveva portato a sviluppare sentimenti contrastanti che, senza un ambiente sufficientemente sicuro, non potevano essere elaborati. Di conseguenza, la capacità emotiva di cui disponeva non era sufficiente a sostenere in maniera adeguata la complessità del suo genio. A conferma del conflitto emotivo che albergava in lui non c’era solo la musica che creava, ma anche le sue relazioni personali, caratterizzate da una costante instabilità e da una forte paura di essere ferito e abbandonato, nonostante il bisogno di una vicinanza. Una sua ex fidanzata disse in un’intervista che lui non aveva problemi nell’accettare l’amore, però era terrorizzato dalla possibilità di essere ferito: un aspetto altalenante che sarebbe stato, in seguito, caratteristico anche del rapporto con Courtney Love.

Tirando le somme, Kurt Cobain cercò di dare un ordine al suo caos: i temi della rabbia, della vergogna e della paura riflettono un’infanzia costellata da traumi familiari, che lo hanno portato a sentire il bisogno di trasformare quel dolore in qualcosa che andasse al di là dell’alienazione da droghe e alcol. Così, incanalò disperazione e fragilità in una musica che divenne la colonna portante di un genere e di una generazione. Cobain fu come un fuoco, la cui fiamma era destinata a bruciare in fretta piuttosto che a spegnersi lentamente.

Carlotta Anguilano

Faccio foto ai concerti e sono una psicologa. In macchina la musica la scelgo io e, quasi sempre, si tratta degli Oasis e di tutta la scuola brit.

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