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Cassio non lo puoi raccontare, lo devi vivere

Il live di Cassio al Campo Magnetico di Roma è stato un’esperienza ipnotica e unica. Con un sound in continua evoluzione, ha trasformato ogni brano in qualcosa di nuovo e irripetibile. Insieme a Dario, ci ha accompagnato in un viaggio quasi onirico alla scoperta di suoni e sensazioni


Ci sono concerti che si ascoltano, concerti che si guardano e poi ci sono esperienze immersive, momenti unici che sfuggono alle etichette e che lasciano un segno. Il live di Simone Brondi in arte Cassio al Campo Magnetico di Roma è stato proprio questo, un flusso musicale ipnotico, una performance viscerale e un viaggio sonoro che ha superato ogni aspettativa.

Già prima dello show, l’atmosfera che si respirava era particolare. Dopo aver incontrato Cassio per un’intervista nel pomeriggio (che presto sarà disponibile sulla pagina Instagram di Polvere), ho avuto modo di parlare con Niil, un giovane fan che non si perde mai un suo live a Roma. È lui a mettermi in guardia dicendomi che Cassio dal vivo è qualcosa di completamente diverso da come lo si ascolta in cuffia. E non avrebbe potuto essere più nel giusto.

L’ingresso nel locale è stato meno immediato del previsto, con una serie di passaggi burocratici tra tessere e sovrapprezzi che hanno un po’ smorzato l’entusiasmo iniziale. Il Campo Magnetico si è rivelato uno spazio dall’atmosfera cupa, luci bassissime e un piccolo palco in fondo alla sala al piano di sotto. Ma non appena Cassio e Dario Brandini – che lo accompagna nei live occupandosi delle sequenze elettroniche – hanno iniziato a suonare, tutto il resto è scomparso.

L’apertura è stata affidata a Dario con un intro infinito che sembrava volerci ipnotizzare e si è capito subito che sarebbe stato un live lontano dai soliti schemi del cantautorato italiano. A terra, ai piedi di Cassio, una pedaliera enorme, un arsenale di effetti sonori che avrebbero trasformato ogni brano in qualcosa di nuovo e irripetibile. La vera magia del live è stata proprio questa, ogni suono veniva generato in tempo reale. La voce e la chitarra si mescolavano con la musica elettronica di Dario, creando un mix inedito di sonorità che sfuggivano a qualsiasi definizione precisa. Era impossibile distogliere lo sguardo. Cassio sembrava immerso in un flusso tutto suo, quasi ignaro del pubblico, eppure incredibilmente connesso con esso. C’è stato un momento molto emozionante in cui il cantante sembrava danzare assieme alla sua chitarra come se fosse una donna di cui é follemente innamorato.

Un momento imprevisto – la rottura di una corda della chitarra – avrebbe potuto spezzare il ritmo della serata, ma si è invece trasformata in un’occasione per scherzare, mentre Dario, senza esitazione, ha colmato il vuoto con una traccia techno potentissima, facendo ballare il pubblico. Un imprevisto che ha dato modo all’artista di dimostrare che è pieno di risorse e che non sarà di certo una corda in meno a fermarlo dal fare musica.

Dopo questo intermezzo, Cassio ha eseguito due brani da solo, accompagnato solo dalla chitarra. Qui, il live ha raggiunto una dimensione quasi teatrale: ogni gesto, ogni movimento del corpo raccontava qualcosa, sottolineando con mani e occhi un’emozione che non era solo sua, ma collettiva. Simone ha un modo tutto suo di mettere in scena il suo tormento, lo fa con naturalezza ed estrema energia. La sua voce sia al naturale che distorta riesce ad arrivare fino alle viscere, sia per la sua intensità, sia per la realisticitá dei testi. Quando Dario è risalito sul palco, la serata ha ripreso il suo viaggio sonoro tra distorsioni, suoni improvvisi, cambi di ritmo inaspettati. Cassio ballava, premeva pedali, modificava la sua voce e il suo suono in un vortice sonoro che non lasciava scampo. E quando tutto sembrava volgere al termine, il pubblico ha preteso un altro brano. Ovviamente, l’artista ha accettato e si è scatenato, travolgendo tutti i presenti.

Definire il sound di Cassio è quasi impossibile. È un mix di influenze, un esperimento continuo, un’onda che prende forma man mano che viene suonata. Se dovessi dargli un nome, non potrei non definirlo punk: non tanto per il genere musicale quanto per l’attitudine dirompente, la spontaneità e la voglia di distruggere gli schemi. Accanto a lui, Dario è la ciliegina sulla torta. Il loro interplay è perfetto, naturale, istintivo. Insieme portano sul palco qualcosa che in Italia manca: un nuovo modo di concepire il live, un’energia pura e una voglia di sperimentare senza compromessi.

Se non avete ancora avuto modo di ascoltarlo dal vivo, vi consiglio di rimediare al più presto. Perché questo tipo di concentri non si possono raccontare. Si possono solo vivere.

 

foto di Cecilia Maiolino

Ludovica Monte

Anche detta Fragola Brutale, classe 1996, romana fino al midollo. Sul comodino ho il Manifesto Anarchico da leggere come favola della buona notte e nel portafoglio un santino di GG Allin. Amo andare ai concerti, stare ore in libreria, scrivere ed essere polemica. Il mio film preferito è La Haine.

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