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Black Friday: immagini d’amore ordinario

Tom Odell affronta temi come l’amore e la salute mentale, rivestendo non solo i panni del musicista ma anche quelli di un regista, capace di mescolare musica e parole creando così vivide immagini nella nostra mente. Black Friday è un album semplice, sospeso nella sua tenera bellezza, in cui si svelano le sfumature chiaroscure dei sentimenti


Conoscevo poco di Tom Odell prima di scrivere questa recensione. Cosa sapevo? Autore di Another love, datato 2013: un successo maturato nel tempo, in particolare negli ultimi due tre anni grazie alla spinta dei social. Mi dichiaro fin da subito fortunato e sorpreso della scoperta, ritrovandomi ora ad essere impaziente di raccontarvi la sua ultima creazione.

Inizierei con una piccola panoramica sulla sua discografia. Cantautore britannico, più precisamente del West Sussex, classe 1990. Nel 2012 esordisce con il suo primo EP Song From Another Love per poi, successivamente nel 2013, pubblicare il primo album Long Way Down, che si posiziona immediatamente alla prima posizione della classifica Britannica. Ha fatto aspettare fino al 2016 per l’uscita del secondo album Wrong Crowd, il 2018 per Jubilee Roads e il 2021 per il quarto album Monsters, scritto nel periodo di pandemia. Nel 2022 rilascia il quinto album Best Day Of My Life.

Ma ora arriviamo a noi con Black Friday, dalla sorprendente durata di 28 minuti. Potreste pensare che siano pochi per un album, ma vi posso assicurare che sono minuti intensissimi, carichi di emozioni contrastanti. Si affrontano temi delicati come l’amore e la salute mentale. Ho ascoltato più volte l’intero album, senza riuscire a prendermi una pausa tra una ripetizione e un’altra. Tom Odell non è solo un ottimo cantautore, ma anche un meraviglioso musicista. I testi e la musica sono perfettamente mescolati tra loro e permettono un’immersione naturale nei suoi brani, come se un determinato susseguirsi di accordi alla chitarra trovasse la sua perfetta controparte testuale. Ho trovato questa simbiosi stupenda.

Ho apprezzato i diversi intermezzi orchestrali sparsi nell’album, che in qualche modo mi hanno portato alla mente lo stile dei Beatles. L’intera opera è stata registrata nel suo studio privato con una semplicità sonora disarmante e, ci tengo a sottolinearlo, prendete la bellezza più assoluta del termine semplicità. Una chitarra acustica, un pianoforte, archi e in alcuni brani la batteria. Essendo cosi “basico” a livello strumentale, si percepisce una magnifica pulizia sonora, tanto che in alcune tracce si riesce a scorgere il suono del movimento delle dita sui tasti del pianoforte o sulle corde della chitarra. 

Sicuramente la seconda traccia, che dà il titolo all’album, è uno dei brani più toccanti del disco. Tratta dell’insicurezza e dell’introspezione che spesso le relazioni amorose ci portano a vivere. Con un intro di piano, chitarra e archi, canta di un desiderio di felicità e tranquillità ma, al contempo, del bisogno di trovare una guida per raggiungerli: «I wanna be happy, could you show me how it’s done?». Il termine “black friday” è chiaramente usato in modo metaforico per esprimere confusione e caos interiori. Tutta la canzone affronta la disparità dell’essere egoisti nei confronti di una persona che ci da tutto ed è il nostro punto di riferimento.

Il tutto si conclude in un’esplosione musicale, con la frase «What has happened to me?», enfatizzando ancora una volta lo stato di confusione e inadeguatezza. Un’altra traccia che mi ha particolarmente rapito é sicuramente The end of the summer.

Il pezzo racconta di una relazione estiva ormai finita e di chi, come accade nella maggior parte dei casi, nella storia d’amore sarebbe rimasto. Con il cuore spezzato – «You have broke my heart at the end of the Summer» – Tom Odell ci accompagna, con un’amara dolcezza, lungo un percorso di consapevolezza e realizzazione della realtà che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovati ad affrontare. È proprio in questa traccia che si nota la sua abilità di far evolvere testo e musica all’unisono in maniera sublime. Verso la chiusura del brano l’estate è finita e l’inverno incombe su di lui e su noi tutti: «Look at what you’ve done autumn as begun». La musica passa da una chitarra triste e leggera a un orchestrale romantico ma dal sapore amaro. La sensazione, a occhi chiusi, diventa facile da immaginare, facendoci passare da uno scenario estivo a uno autunnale; come un regista, è stato in grado di farmi assaporare un film attraverso la musica.

Per concludere, vorrei approfondire Getaway (Voice Note) e The End. Nel primo brano, l’autore ci racconta il suo combattimento con i demoni interiori che lo affliggono – «I scream, I fight, I kick, I bite, but they don’t stop» –, in totale contrasto con l’accompagnamento felice e spensierato della chitarra acustica. Il momento in cui realizzi che la situazione è critica è già troppo tardi: il brano termina con un taglio netto della traccia, sulla frase «They got a gun to my head».

 The End è la traccia conclusiva e più potente di tutto l’album. Grazie a un giro di piano malinconico, accanto agli archi soffici e sospesi, Tom ci racconta un legame ormai giunto alla sua fine, ma che lascia comunque vivido il ricordo di ciò che è stato. Il tutto termina con un dolce amaro, un sussurro di speranza ma, a mio parere, alquanto aspra: «Do you think we can be friend?».

Giunti alla conclusione di questo viaggio nei meandri dell’amore, posso dirvi che è stato un cammino toccante. Senza dubbio non è un’opera da prendere alla leggera, mettendola di sottofondo in un pomeriggio qualunque . Black Fiday di Tom Odell si rivela un momento di riflessione e di respiro, un attimo da dedicare a noi stessi per poterci studiare a fondo e provare a comprendere tutte le sfaccettature, positive e negative, della vita e dell’amore.

Davide Barbieri

Sommelier musicale dal 1996. “ Ti va un po’ di 美しい音楽 ? ” D.B.

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