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Un “nuovo inizio” per i Genus Ordinis Dei, la metal band che unisce le arti

Nell’unica data piemontese del “The Beginning Tour”, organizzata da LM Productions, la symphonic death metal band di Crema ha presentato al pubblico di Torino il suo quarto lavoro in studio, uscito a dicembre per l’etichetta americana Eclipse Records. Un prodotto che non ha tradito le attese, con il consueto mix di conoscenza accademica, potenza espressiva, sapienza tecnica ed elevato tasso di epicità narrativa. Abbiamo incontrato il frontman Nick K, al secolo Niccolò Cadregari, che ci ha aperto le porte sul mondo dei Genus Ordinis Dei e ha ripercorso i trascorsi in compagnia dei Lacuna Coil sui migliori palchi d’Europa


Nico Pedrali sta già scaldando il pubblico di El Barrio incalzando con la batteria, quando ecco salire sul palco Tommy Monticelli e Nick K. Sguardo fiero, pugno al cielo. Comincia Aeternus, traccia che apre il live e il nuovo album The Beginning. È un (nuovo) inizio anche per voi? 

Hai centrato subito il punto. È davvero un nuovo inizio per la band. Ce ne siamo resi conto a produzione ultimata, quando ci siamo guardati indietro ripercorrendo gli ultimi anni, in cui abbiamo attraversato un periodo di fisiologica crisi. Ci siamo fermati un attimo a riflettere e abbiamo ritrovato l’assetto ideale, la giusta direzione da seguire. È successo immediatamente dopo che Richard e Steven (Richard Meiz e Steven F. Olda, batterista e bassista, nda) hanno lasciato la line-up per andare a collaborare con i Lacuna Coil. The Beginning diventa quindi la nostra rinascita, fatta di un direttivo snello e affiatato in cui si inserisce il prezioso contributo al basso di Dan (Danilo Arisi). Non a caso, i temi preponderanti che emergono con decisione nel nuovo album sono il cambiamento, la crisi, il viaggio, l’epifania.

La vostra cifra stilistica è rappresentata dalle parti sinfoniche, che amplificano i passaggi epici delle vostre produzioni e spalancano le braccia alla commistione tra generi. Cosa si intende, nel dettaglio, per Symphonic Death Metal?

L’aggettivo symphonic sottolinea la tendenza all’utilizzo di orchestrazioni musicali all’interno dei brani. Per l’impostazione della voce e degli arrangiamenti di chitarra, il nostro ambito sonoro è certamente quello del death metal. Mi rendo conto, però, che non sia così immediato categorizzarci con precisione, perché il risultato finale della produzione è in realtà frutto di un connubio di più influenze, in particolare heavy e power metal, retaggi derivanti dalle prime esperienze giovanili.

Con Tommy, il nostro Mastermind, produciamo tutto in the box, ovvero nel suo studio personale, dove lui dà sfogo a tutto il suo talento di songwriter. È in possesso di un orecchio sopraffino e di una raffinata cultura nel campo della musica classica, per questo i nostri brani a un certo punto ospitano naturalmente i caratteristici inserti orchestrali, quelle sinfonie di stampo wagneriano che conferiscono alla narrazione quel necessario slancio di epicità.

La complessità di questi inserti, con numerose sovraincisioni di più strumenti e di parti corali, rende quindi molto difficile una sua esecuzione live da parte di altri musicisti, ecco perché preferiamo proseguire con una formazione di pochi elementi e preconfezionare le parti orchestrali.

A proposito di complessità, anche per The Beginning, così come per il precedente album Glare of Deliverance, avete prodotto una vera e propria serie tv al posto dei canonici videoclip. Si percepisce la volontà di restituire all’ascoltatore qualcosa di unico, una fusione tra arti.

Esattamente. Per la precisione, le abbiamo chiamate Metal Music Series. Inizialmente il nostro racconto avveniva esclusivamente attraverso la musica, ma poi con il passare del tempo abbiamo sentito l’esigenza di andare oltre, di sperimentare. Noi non siamo solamente musicisti, non restiamo chiusi in sala prove dieci ore al giorno, ma abbiamo coltivato nel tempo tante differenti passioni in campo artistico. Da qui, l’esigenza di arricchire e amplificare il nostro racconto, accostando alla parte musicale anche quella visiva, creando queste metal music series completamente innovative per il pubblico.

Un’impresa che ha coinvolto tantissime figure professionali ed è stata alimentata dall’affetto e dalle donazioni dei fans, nel pieno dell’annus horribilis mondiale.

Già, pazzesco. Era l’inizio del 2020. Esattamente due settimane dopo l’annuncio alla community del crowdfunding per Glare of Deliverance è stato scoperto il tristemente noto paziente zero di Codogno, a nemmeno 30 chilometri da casa nostra. Ci sentivamo davvero persi e sfiduciati, però la fanbase è stata incredibile e ha continuato a finanziare il progetto, dandoci quella spinta necessaria a imbastire un’allegra truppa di professionisti, composta da musicisti, attori, registi, videomaker, costumisti, make-up artist, esperti di effetti speciali e montatori, per girare tra un lockdown e l’altro. In Glare of Deliverance tutto ruota intorno alle vicende di Eleanor, alle prese con la Santa Inquisizione spagnola, mentre in The Beginning si viaggia fino alle origini dell’uomo, tra cannibali, sciamani, demoni e riti ancestrali, dove c’è comunque spazio per l’amore viscerale tra un fratello e una sorella.

Le vostre metal music series pare stiano avendo già un riscontro notevole, con la nuova piattaforma streaming Thunderflix che ha subito voluto inserirle in palinsesto.

Sembra che il mercato si stia evolvendo proprio in questa direzione. Questa piattaforma californiana Thunderflix è nata lo scorso anno e propone in abbonamento una vasta scelta di contenuti audiovisivi in streaming dedicati al mondo del metal, con concerti, documentari, film e serie tv. Il loro “claim è for metalheads, by metalheads” (per i metallari, dai metallari) ma penso che a breve allargheranno la proposta anche al mondo del rock in generale.

Avete girato in lungo e in largo l’Italia e l’Europa. Un posto o una situazione particolare che ti ha maggiormente colpito?

Mi vengono in mente due aneddoti, uno emozionale, l’altro simpatico. Quanto al primo, eravamo a Parigi al seguito del tour dei Lacuna Coil, in un’arena che ricordava molto un circo. Ci lanciano sul palco neanche un’ora dopo il nostro arrivo in città, si accendono le luci e vediamo una quantità infinita di gente sconosciuta che balla, urla, si dimena. Ci siamo guardati, interdetti: «davvero? Siamo sicuri? Che sta succedendo?».

A Lodi, invece, avevamo fatto un errore tecnico davvero grossolano, ci siamo mandati fuori a vicenda e non riuscivamo più a rimetterci in bolla su quel brano. Allora Tommy ad un certo punto decide di fingere uno svenimento sul palco per interrompere l’esecuzione e ripartire, depistando il pubblico e mascherando l’errore. In realtà ha sorpreso anche noi, perché ci avevamo creduto. Solo a fine concerto ci ha rivelato che fosse tutta una messinscena.

La collaborazione con i Lacuna Coil vi ha dato la conferma ulteriore di avere le caratteristiche giuste per emergere definitivamente?

Sicuramente è stata la prova che avevamo e abbiamo tutte le carte in regola per calcare e condividere palchi nazionali e internazionali con musicisti professionisti senza alcun timore reverenziale. Quella collaborazione è stata certamente una spinta e un’opportunità che, devo dire la verità, non siamo riusciti a sfruttare appieno, perché per peccato di gioventù ed eccesso di entusiasmo ci siamo limitati a goderci l’esperienza invece di impostare un percorso più produttivo e a lungo termine. Però, questo va detto, anche noi abbiamo saputo restituire qualcosa alle band con cui abbiamo condiviso il tour, come i Lacuna Coil o i danesi Forever Still, tanto è vero che negli anni successivi proprio i Lacuna hanno attinto dal nostro roster.

Prima di chiudere, una breve parentesi romantica. Primi vagiti di G.O.D.: cosa ricordi con più affetto?

Ricordo con tenerezza il nostro primo concerto. La location era una cascina, l’occasione il compleanno di mio papà e il pubblico amici e parenti. Le luci on stage erano gentilmente offerte dai fari delle macchine degli astanti parcheggiate all’esterno della cascina. Fu un live praticamente a intermittenza, perché la rete elettrica della cascina saltava continuamente per il sovraccarico dato dalla backline. Bellissimo!

Abbiamo parlato di un nuovo inizio, ma cosa c’è nel futuro dei Genus Ordinis Dei?

Nell’immediato, abbiamo l’uscita del nuovo singolo Three Kings, che avverrà il prossimo 21 giugno, sempre per Eclipse Records. In estate, invece, saremo impegnati in alcune date in Italia per poi chiudere l’anno con un bel festival in Portogallo a Pindelo dos Milagres, una frazione di São Pedro do Sul. Inoltre, stiamo cominciando a lavorare su una nuova metal music series, che regalerà diverse novità rispetto alle precedenti, sia dal punto di vista narrativo, sia da quello dell’arrangiamento musicale.

 

This is a non-story / One step back from The End

It’s not a tale of glory / It’s just a look ahead

Before the eye / Before the time / Before the earth and the sky

(Aeternus – The Beginning)

 

foto di Federica Consogno

Attila J.L. Grieco

Giornalista, cantante, esperto di comunicazione. Ma ho anche dei pregi, come essere riuscito a farmi battezzare Attila, nascere nell'anno di uscita dell'omonimo e celeberrimo film e condividere con il suo protagonista capigliatura, giorno del compleanno e squadra del cuore.

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