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Stomaco: galleggiare nelle introspezioni di Edera

svg22 November 2025RiverberiStorieMarco Nassisi

L’esordio di Edera è un inno alla contemplazione e alla ricerca di sé stessi attraverso il potere catartico della musica, capace di scavare nell’animo umano e trasportare in mondi alternativi. Tra campionamenti ricercati, chitarre sognanti e una voce leggera ed eterea, Stomaco è un dolce viaggio nel metafisico, tra electro pop, post rock e ambient


C’è una fantastica ovvietà che i musicofili si ripetono ogniqualvolta sentono il bisogno di parlare di una canzone o di un album con toni eccessivamente elogiativi. Si ripetono che certa musica ha il potere di trasportare l’ascoltatore in luoghi alternativi, lontani dal reale. Questa facoltà – estendibile anche ad altre arti, ma molto sentita quando si discute di musica – ovviamente è iperbolica, lo sappiamo, ma se ce lo continuiamo a ripetere dall’alba dei tempi, un motivo ci sarà. Forse è vero che una canzone ha il potere di trasportarci in luoghi altri. Forse non ascolteremmo alcun tipo di musica se non avessimo più la possibilità di provare determinate sensazioni, come il sentirci fluttuare e smaterializzare al solo sentire sulla pelle le vibrazioni di una voce o di un sintetizzatore.

Ascoltando l’esordio sulla lunga distanza di Edera – al secolo Margherita Ferracini – è possibile ribadire, anche a fine 2025, che la musica è ancora in grado di manifestare questo potere quasi magico. Dell’artista torinese si conosce il fortunato operato con le Irossa – della quale è chitarra, synth e voce femminile –, ma ancora prima che la band uscisse col primo album, il suo progetto solista si era già fatto notare con Abitudini (2023), un EP figlio dei Radiohead di In Rainbows, in cui spiccavano la ricerca di un sound etereo, tra indie-electro pop con sfumature ambient e una voce capace di galleggiare su suoni delicatissimi.

Questo primo vero e proprio album, Stomaco, arriva dopo mesi, forse anni di pensamenti, finiture e rifiniture. Nel frattempo per Edera ci sono state varie esperienze, tra cui quella a Reset Festival 2024, il cui hub di produzione creativa con Meg l’ha portata a crescere come artista e a concretizzare un brano introspettivo come Ionon, il singolo che ha anticipato l’album e che ha offerto un ottimo antipasto per capire quale sarebbe stato il mood generale dell’intera opera.

L’album, infatti, non rappresenta un’evoluzione solo dal punto di vista produttivo, ma anche compositivo. Quella ricerca dell’etereo trova espressione in brani onirici, che sperimentano coi campionamenti e permettono alla voce dolce di Edera di viaggiare in territori lontani. Sogni di Vapore è caratterizzato da arpeggi sinistri, accompagnati da una drum machine la cui eco risuona nell’animo di chi ha voglia di lasciarsi coinvolgere nel percorso sonoro dell’opera.

Consapevole che la voce è prima di tutto uno strumento, con un proprio suono e una propria poetica, la tecnica canora di Edera è un tutt’uno con le strumentali. Basterebbe far caso a come articola le L nelle liriche ripetute ossessivamente nel ritornello di Caligine; o come i riverberi che applica alla voce le permettano di vaporizzarsi e perdersi nel flusso di In Lei, in un’aurora sonora così vicina ma così impalpabile. Ascoltarla è un’esperienza ipnotica e totalizzante. Le ispirazioni nordiche – principali punti di riferimento dell’artista – si sentono nelle estensioni immateriali dei synth in perfetto connubio con la chitarra, a volte acustica, a volte elettrica, quest’ultima magnetica e seducente specialmente nella closing Istante.

In Carbone l’artista si avvale della collaborazione di Federico Padrini, frontman delle Spore, che porta con sé il suo amore per la psichedelia e l’astrazione sonora. Il frutto di quest’unione è un brano di quasi 6 minuti, in cui voce femminile e maschile si alternano e si mescolano in un duetto intimo in cui è facile immaginare di chiudere gli occhi, perdersi e ritrovarsi più leggeri in un’altra dimensione.

Stomaco è un album profondamente evocativo, capace di ispirare immagini e accarezzare l’anima dell’ascoltatore con il suo dolce soffio. Alla fine parliamo di un esordio/non esordio, in quanto arriva dopo numerose esperienze per l’artista, che è come se avesse deciso di aspettare il momento giusto per uscire con un’opera solista. Con questo lavoro, dunque, Edera si dimostra una songwriter sensibile, capace di incanalare le proprie emozioni e trasferirle su disco. Impossibile, oltre che ridicolo, parlare di maturità – e altri termini tanto cari alla critica musicale che ama prendersi cura degli artisti che apprezza –, ma una strada è già stata battuta.

Marco Nassisi

Per me scrivere di musica vuol dire trovare una scusa per ascoltarne tanta, scoprirne di nuova e fare un po' d'ordine nella testa.

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