Alle OGR di Torino, la data zero dell’ultimo progetto musicale di Motta ha preso forma in un’atmosfera intima e quasi mistica. Accompagnato dai suoi storici collaboratori Cesare Petulicchio e Giorgio Maria Condemi, con l’aggiunta di Roberta Sammarelli al basso, Motta ha trasformato il Duomo delle OGR in uno studio di registrazione dal vivo. Il risultato è stato un concerto che ha oltrepassato i confini del live per spingersi verso una ricerca sonora senza compromessi, in cui ogni brano rivisitato ha svelato la sua maturazione artistica
L’11 ottobre è uscito Suona! Vol.1, un album che raccoglie sette brani del repertorio passato di Motta, rivisitati nelle armonie e negli arrangiamenti, con un inedito che apre le danze. Questo è il primo progetto lanciato da Sona Music Records, la nuova etichetta discografica dell’artista, supportata da Dr. Martens e dedicata a produzioni musicali che seguiranno un percorso parallelo al suo, già due volte insignito del Premio Tenco.
Nel presentare questa nuova fase, Motta ci riporta nella sua terra e tra i suoi musicisti, quelli che l’hanno stimolato a migliorarsi, spesso spronandolo a risparmiare parole tra un brano e l’altro. Semplicemente, «Sona!».
Il progetto, che ora prende vita in versione live, è stato prodotto da Motta insieme a Cesare Petulicchio – già batterista dei Bud Spencer Blues Explosion – e Giorgio Maria Condemi, polistrumentista e compositore. Ad accompagnarli in questa serata è Roberta Sammarelli, bassista dei Verdena.
Alle 21, mentre la sala si riempie, le luci soffuse e la scritta al neon rossa OGR Club creano un’atmosfera intima, quasi esoterica, amplificata dalle mura in stile chiesa sconsacrata. Non ci sono barriere tra artisti e pubblico, e non c’è nemmeno un palcoscenico a dividerci dagli strumenti. Sta per iniziare un esperimento musicale in cui psichedelia e punk si intrecciano, sfumando la linea di confine tra il live e la dimensione in studio.
Il concerto prende il via con Cambio La Faccia, un pezzo dai tempi dei Criminal Jokers. Se la prima versione aveva un’energia graffiante e diretta, ora il riarrangiamento appare più rassicurante, quasi a suggerire che si può trovare serenità anche quando si ha la sensazione di smarrirsi in fondo al mare. A seguire, Suona, l’unico inedito dell’album, trascina il pubblico in un crescendo che culmina in quel «Senza te» ripetuto più e più volte, come una cantilena che si fa mantra.
A questo punto il pubblico si sta riscaldando; quale momento migliore per entrare a gamba tesa dentro Roma Stasera?. Il ritmo travolgente e sincopato non solo prende per il collo, ma fa scuotere le teste e i corpi in un atto catartico. Qui è il talento di Condemi alla chitarra elettrica a prendere il centro della scena.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Tra un brano e l’altro, il cantante scambia volentieri due parole con i presenti: scherza sul fatto che questo live doveva essere una sorta di prova generale a porte aperte e invece dice «C’è un botto di gente!» come se non ci credesse.
Il concerto ormai è decollato: entriamo nel vivo con E Poi Finisco Per Amarti e Quel Che Siamo Diventati, sebbene quest’ultima non faccia parte del nuovo album. Ma la vera sorpresa arriva quando attacca Del Tempo Che Passa La Felicità, il brano che apre La Fine Dei Vent’anni, anch’esso non incluso in Suona! Vol.1 ma che speravamo di cuore (o almeno, lo speravo io) di sentire.
Bestie è un altro brano del repertorio dei Criminal Jokers riarrangiato: anche in questo caso, si coglie la differenza tra il Motta esordiente e la sua evoluzione artistica. Una volta concluso, arriva l’invito a sedersi a terra a goderci lo spettacolo. Per qualche brano restiamo così, vicini tra noi, apparentemente in uno stato di stasi fisica, non fosse per le teste che oscillano all’unisono, brano dopo brano.
Con Anime Perse eseguita al pianoforte, si raggiunge uno dei picchi più emozionali della serata: un crescendo narrativo e sonoro, che tiene tutti con il fiato sospeso, catturati in una malinconia che cresce e poi si stempera nell’ultima nota.
Subito dopo, si ritorna al presente: Ed È Quasi Come Essere Felice ci fa rialzare, ma dal vivo ha una delicatezza nuova, meno carica di quella vena struggente che ricordavamo. È una versione che ci invita a lasciarci andare, a vivere il momento.
La chiusura è una corsa liberatoria con Se Continuiamo a Correre e Prenditi Quello Che Vuoi, due brani che ci trascinano verso il climax finale. I confini tra palco e pubblico si dissolvono definitivamente: Motta si butta nella mischia e balla insieme a noi. Vista dall’esterno e fuori dal suo contesto, la scena potrebbe quasi ricordare il mondo del clubbing, più che un concerto nel senso tradizionale.
Al termine del live, l’eco della musica resta vibrante nell’aria, mentre gli applausi si fondono con il sorriso dei musicisti. La serata ha creato un’atmosfera intima, in cui gli artisti hanno condiviso con il pubblico il proprio processo creativo. Ogni brano ha contribuito a costruire un’esperienza che andava oltre la mera esibizione, rivelando sfumature ed emozioni che arricchivano il repertorio. La capacità di coinvolgere il pubblico è stata evidente: ci si è sentiti parte di un dialogo musicale, un’interazione che ha elevato il concerto a un livello superiore. In definitiva, questo live non è stato solo un’occasione per ascoltare la musica di Motta, ma un’importante esplorazione delle sue evoluzioni artistiche, riflettendo la crescita e la maturità di un artista che continua a sorprendere.
Per chi volesse vivere quest’esperienza, le prossime date del tour sono il 7 e 8 novembre all’Hacienda Roma; 17 novembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia; 27 e 28 novembre a BASE, Milano.