Un appuntamento intimo con la cultura brasiliana, fatta di musica e inclusione. La Roda de Choro di Torino riscalda il cuore di San Salvario, celebrando l’arte dell’incontro
Un viaggio musicale verso il cuore del Brasile, nei quartieri di Torino. Luogo d’incontri e di scoperte, la città sa farsi portavoce di molteplici esperienze, di culture e tradizioni, anche molto distanti tra di loro. Ed è così che, attraverso la musica, Torino ha saputo accogliere un’antica tradizione popolare, figlia a sua volta dall’incontro tra culture differenti. È il caso della Roda de Choro, un progetto musicale nato – e presto esploso – quasi per caso, tra le mura domestiche dei suoi promotori.
È giovedì. Sono le 20.30 e a Torino è ora di cena, dopo un lungo aperitivo. San Salvario è conosciuto come il quartiere dei locali a schiera, della movida e dei buffet “apericena”. Ogni giovedì, però, è il quartiere della Roda de Choro. In Via Baretti 16, alla Locanda Clandestina, tre musicisti si siedono in cerchio, ritagliandosi un angolo nel locale già affollato. In sottofondo il chiacchiericcio dei clienti, ancora ai primi calici della serata. I tre, lentamente, preparano gli strumenti: Gilson Silveira le sue mille percussioni, Lucio Costa il mandolino – con cavaquinho pronto all’uso – e Fabrizio Forte la chitarra a 7 corde. Presto, però, saranno molti di più.
Nato in Brasile alla fine del XIV secolo, lo Choro è un Jazz di origine brasiliana – padre del Samba e di tutto ciò che ne è derivato –, frutto dell’incontro tra la musica di corte portoghese e quella degli schiavi africani approdati in Brasile, che abitavano le favelas. Probabilmente per questo motivo, veniva suonato di nascosto, nelle case dei suoi musicisti che – disposti in cerchio – improvvisavano insieme, seguendone gli standard ritmici e melodici.
Allo stesso modo, all’improvviso e senza alcun annuncio, la musica comincia a diffondersi nella Locanda Clandestina. I clienti, distratti, cominciano a guardarsi attorno. Molti di loro già lo sanno e accennano un sorriso: sono lì apposta e, per essere sicuri di trovare posto, hanno riservato il tavolo diversi giorni prima. Chi ancora non lo sa, per strada, sbircia attraverso la vetrina.
Presto la festa prende vita e la Locanda, prima così tranquilla, diventa una festa popolare. Dai tavoli in legno, alle mani e alle bottiglie vuote: ogni cosa è uno strumento che risuona a tempo nella jam. I commensali diventano pubblico, si alzano in piedi e cominciano a ballare. La porta d’ingresso si apre e si richiude, all’infinito. Le persone continuano ad aumentare e sempre più musicisti – brasiliani e non – si inseriscono nel cerchio. Il repertorio spazia dallo Choro alla Samba e le sue voci sono variopinte. Flauti, sassofoni, trombe e persino un benjo: ogni strumento è benvenuto, accolto e celebrato. L’inclusione, accanto a “festa” e “allegria”, sembra essere tra le parole chiave.
Le ore scivolano via veloci e si fa presto mezzanotte. La musica, però, non sembra volersi fermare. Lo stop arriva direttamente dai gestori del locale e i musicisti, dopo oltre tre ore di improvvisazione, sono chiamati a terminare. È il tempo di un ultimo brano, delicato, come a volersi salutare con calma.
L’appuntamento, però, è solo rimandato. Sempre più frequentata, la Roda de Choro si sta rapidamente espandendo e aggiunge nuovi appuntamenti settimanali nel calendario torinese. Oltre alla Locanda Clandestina – che nella stagione estiva invade e travolge Via Baretti, come ad un carnevale in Rio –, la musica risuona al Circolo ricreativo Mossetto, ogni domenica dalle ore 20:00.