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Right Here, Right Now: la musica travolge Brighton

Tra le proiezioni più attese alla decima edizione del See You Sound di Torino, “Right Here, Right Now” racconta il potere della musica e della sua risonanza raccogliendo le testimonianze di un evento storico, fiore all’occhiello di Fatboy Slim


Una folla oceanica si riversa sulla spiaggia di Brighton, in Inghilterra. Sono appena le 9 di mattina, Norman Cook si affaccia dalla sua stanza d’albergo sulle rive dell’East Sussex: 20 mila persone sono già radunate in spiaggia, è il 13 luglio 2002 e comincia il conto alla rovescia verso una serata senza precedenti, destinata a rimanere nella storia della musica live a livello internazionale.

Ospite d’onore alla decima edizione del See You Sound di Torino, l’ormai rinomato festival dedicato al cinema internazionale a tematica musicale, Right Here, Right Now (2023) di Jak Hutchcraft è un documentario perfettamente bilanciato, che vede protagonista – ma non soggetto principale – Fatboy Slim, tra i primi DJ a raggiungere una fama internazionale paragonabile a quella delle più grandi rockstar. Del resto, il successo ne riflette il merito: scoperte le magie del campionatore, Norman – all’anagrafe Quentin Leo Cook – comincia ad assemblare frammenti musicali provenienti da diversi generi, fino ad allora apparentemente incompatibili, appartenenti – tra gli altri – al mondo del rock, del funk, della techno, dell’hip-hop e della musica dance. Il risultato, frutto di un’attenta ricerca come conseguenza naturale del suo raffinato collezionismo discografico, ottiene una rapida diffusione fino a diventare un vero e proprio genere, conosciuto come Big Beat.

I riflettori della regia, tuttavia, si spostano presto dall’artista all’evento che lo ha visto protagonista – nel bene e nel male – sulla spiaggia di Brighton. Il Big Beach Boutique II, anche noto come la Woodstock inglese, fu un rave gratuito legalmente organizzato, sulla scia di un evento simile realizzato l’anno precedente. Gli organizzatori, le amministrazioni e la polizia locale si aspettavano circa 60 mila persone, ma avevano fatto male i conti. 250 mila visitatori – di ogni età e da ogni dove – inondarono la città, paralizzando infrastrutture, interventi dei paramedici e misure di sicurezza.

Accanto a Norman Cook, al management di Fatboy Slim e alle amministrazioni comunali che hanno partecipato all’organizzazione dell’evento, colpisce la testimonianza di persone comuni che – per un motivo o per l’altro – serbano un ricordo indelebile di quella serata e offrono allo spettatore un punto di vista spontaneo e genuino: futuri dj artisticamente nati in quella circostanza, ravers che trovano l’amore, fan appassionati immortalati l’indomani sulla prima pagina del giornale. Il ritmo è svelto, ma abbastanza cauto da infondere l’hype per il concerto lungo tutta la sua preparazione: tra timori, presa bene e reperti storici. Finché, finalmente, la serata ha inizio e noi ci troviamo lì, insieme a tutti loro, a respirare l’aria stretta di una folla appassionata, innamorata della musica e dell’arte del far festa.

La nota amara, tuttavia, arriva il giorno dopo. La spiaggia è un mondezzaio, deturpata dall’inciviltà dei suoi visitatori. La stampa è impietosa, con gli organizzatori e con l’artista, capro espiatorio di un’amministrazione acerba e impreparata alla gestione di un evento dalla simile portata. Se non altro, il concerto resta nella storia, per insegnare al mondo il valore della musica, il suo enorme potenziale attrattivo e, soprattutto, l’importanza di una valida organizzazione.

La proiezione si spegne su una sala gremita di spettatori, tra gli applausi di un pubblico appassionato, attirato dal valore di un evento che è ormai una garanzia per la città di Torino. E non solo: l’accurata scelta dei titoli, le performance live che ne accompagnano la visione e gli ospiti provenienti da ogni angolo del mondo aumentano il prestigio internazionale di un festival che si riconferma audace, originale e innovativo.

Alessandro Bianco

Giornalista, musicista e Video Editor, classe 1992. Vivo a Torino, in un mondo d’inchiostro e note musicali, di cinema e poesia: da qui esco poco e poco volentieri, ma tu puoi entrare quando vuoi.

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