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Poliedrici: dalla musica al cinema e viceversa

L’esigenza di raccontare attraverso immagini e parole: uno sguardo agli artisti che, tra musica e cinema, ci mostrano la loro e la nostra realtà


In Italia la poliedricità è un concetto non troppo contemplato: «cosa ci fa una cantante al cinema?», «ma questo non faceva l’attore?». E’ uno spaesamento a cui non siamo soliti, poiché addestrati da un mondo del lavoro strettamente settoriale e da una concezione limitata di arte. Complice un paese chiuso, che non produce sensibilità e conoscenza sulla cultura, mettendola nei plus invece che nei pilastri di una buona democrazia. Solo da poco si sono aperti alcuni battenti: gli esempi di Elodie in Ti Mangio il Cuore (2022) ed Emma Marrone in A Casa tutti beneLa Serie (2021), alle prese con ruoli femminili; ma anche di Leo Gassman nel ruolo di Franco Califano, per la serie RAI Califano. Riuscitissimo l’esordio alla regia di Margherita Vicario con Gloria!, in cui musica e immagini vivono l’una per l’altra. Nel caso della Vicario, non può che essere il frutto di una consapevolezza di entrambi i mezzi e la prova di avere al proprio interno un mondo personale, una leur tutta sua, che come acqua si adatta ai supporti che l’accolgono. 

Viene spontaneo parlare dei colleghi americani, che sull’artista poliedrico hanno costruito la storia della musica: Lady Gaga, Jennifer Lopez, Beyoncé vendono l’immaginario americano al mondo, creando desiderio e facendo vivere la loro stessa economia. Contrariamente a questo, si sono instaurati altri modelli che invece distruggono l’immagine dell’America brillante attraverso un tono dissacrante e più umano. 

L’esigenza di raccontare non solo con musica, ma anche con le immagini il proprio pensiero sul mondo – e in questo caso sull’America – appartiene in particolare a Donald Glover aka Childish Gambino e Tyler Okonma aka Tyler, The Creator. Il primo ha dato prova di grande maestria nella scrittura delle serie Atlanta e Sciame: Atlanta (2016-2022) un racconto di desideri e speranze di due cugini che dalla periferia sognano di entrare nella scena rap; Sciame (2023) un crudo ritratto nella mente contorta di Dre, un’adolescente ossessionata dalla più grande popstar del mondo Nija – e che vede la collaborazione di Bilie Eilish nei panni di una inquietante santona femminista –. Tyler, The Creator è spesso regista dei suoi stessi video musicali ed è showrunner della sitcom animata The Jellies (2017 – 2019), racconto surreale e dissacrante di una famiglia di meduse americana alle prese con il loro figlio umano Cornell. Sulla sua biografia MUBI ammette di non voler essere menzionato tra gli altri rapper, ma tra i classici Quentin Tarantino e Wes Anderson.

Parlando di classici, Jim Jarmusch è da menzionare in tale contesto, in quanto inizia la sua carriera musicale parallelamente all’uso della cinepresa. Negli anni Ottanta collabora come tastierista e chitarrista in diverse band emergenti della scena new wave newyorkese, accreditato anche in diversi EP. E’ il periodo delle sue prime opere cinematografiche: Permanent Vacation (1980) e Stranger Than Paradise (1984) restituiscono l’immaginario desolato e sperduto della new wave, che ritrae “i primi giovani senza futuro”. Da Jarmusch passano musicisti e attori di ogni tipo – Iggy Pop e Tom Waits in Coffee and Cigarettes (2003) e Johnny Depp nel revival western Dead Man (1995) –, sintomo di un continuo scambio tra musica e cinema che persiste tutt’oggi: Jarmusch vanta negli ultimi anni la collaborazione con il compositore olandese Jozef Van Wissem ed è parte del duo Sqürl, attivo in concerti e pubblicazioni. 

Come Tyler e Donald,  ce ne sono tanti altri che passano ripetutamente da musica a cinema, non solo per ampliare il loro messaggio, ma perché un’unica etichetta diventa stretta per un artista dall’ego – positivamente – smisurato: parliamo di Jared Leto, attore pluripremiato ma in primis frontman dei Thirty Second To Mars. Lo stesso Jared ha affermato che la musica fa parte delle sue priorità e che non potrebbe mai abbandonarla per il cinema, nonostante l’enorme riconoscimento che ha avuto con l’Oscar alla migliore interpretazione in Dallas Buyers Club (2013).

Un processo inverso – e contrario – è quello invece di Taylor Momsen: la piccola Cindy Lou Who del classico natalizio The Grinch (2000) e Jenny Humphrey di Gossip Girl (2007-2012) abbandona lo schermo e scommette tutto sulla musica, diventando frontwoman dei The Pretty Reckless: la sua voce grezza è riconoscibile nel panorama del rock mondiale. La band diventa da subito un cult dei primi anni Duemila e ancora oggi il loro nome svetta le line-up dei migliori eventi live internazionali.

Ma non sempre questo scambio tra arte visiva e arte sonora dà i frutti sperati. Prince l’ha vissuto sulla sua pelle: Purple Rain (1986) fu il suo film d’esordio come attore e compositore per il cinema. Una pellicola sottilmente biografica dello stesso Prince che narra il viaggio di The Kid, un giovane cantante che si trova ad ascendere dagli abissi della periferia di Minneapolis per diventare una popstar. Lo stesso anno Prince replica l’esperienza ideando completamente da sé Under The Cherry Moon, film che narra le vicissitudini di due truffatori francesi interpretati dallo stesso Prince e da Jerome Benton, nome che ritroviamo anche nel cast di Purple Rain e membro storico dei The Time. Fu un flop clamoroso, che venne sommerso dai Razzie Awards. Stessa cosa successe per Graffiti Bridge (1990) per cui, sempre in veste di creatore e di regista, Prince si aggiudicò la statuetta al Peggior Film e alla Peggior Sceneggiatura.

Speriamo invece in un successo per Keanu Revees, che il prossimo 30 giugno torna in tour con i Dogstar presso le OGR di Torino. Nell’attesa, aspettiamo con curiosità Moss, il secondo album di Maya Hawke da considerare un sequel del suo debutto Blush e il primo album di Kate Hudson, Glorious. Consiglio inoltre l’ascolto di Empathogen, ultima uscita di Willow Smith: un incontro tra prog e Jeff Buckley, decisamente inaspettato e affascinante.

Marika Tassone

25 anni (non proprio) di libri, film e musica metal. Scrivo tante cose e lavoro per il cinema.

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