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Niccolò Fabi ad Apolide Drops è Libertà negli occhi

Imbracciando una chitarra acustica, Niccolò Fabi si racconta in un ibrido tra live e talk per una nuova giornata di Apolide Drops. Nel quadro naturalistico della borgata Musrai ad Alpette, si palleggiano parole di leggerezza e sussurri di profondità. Una presenza, la sua, esente da qualsiasi dinamica di promozione, perfettamente in linea con la sua attitudine alla musica e con lo spirito libero dell’evento e del suo ultimo disco


A Torino si sono raggiunti i 35°C, non si muove una foglia e l’umidità è alle stelle. Il caldo soffocante invita un nutrito gruppo di persone a scappare dalla metropoli, raggiungere Alpette attraverso un trekking e rifugiarsi nella borgata Musrai. Dopo averla richiesta a gran voce, è questa la location dell’ultima data degli Apolide Drops prima della pausa estiva, con protagonista il cantautore – patrimonio della musica italiana – Niccolò Fabi.

Come raccontato negli articoli precedenti, questo format ci ha conquistato con la sua preziosa mission di portare l’arte nella natura, rispettandola sia dal punto di vista organizzativo che nella riscoperta di luoghi naturalistici lontani dai centri urbani. Un percorso che ci ha permesso di esplorare angoli mozzafiato del territorio piemontese, fino al ritorno ad Alpette, dove tutto ha avuto inizio: qui, ventidue anni fa, nasceva il festival indipendente Apolide.

Le interviste si concludono, il pubblico si sistema e gremisce l’area dell’evento: famiglie sotto l’ombra degli alberi, compagnie di amici sui teli, (tanti) cani al guinzaglio, bambine e bambini che osservano le capre attraverso i recinti. Alle 18 è tutto pronto per l’appuntamento, un ibrido tra live acustico e talk, in cui Fabi – in dialogo con Federica Damiani di TO LOCALS – condivide una visione del mondo che muta man mano che l’atmosfera si permea di empatia. Se inizialmente il passaggio tra la lucidità della chiacchiera e il sogno della musica lo disorienta, dopo poco la connessione con il pubblico si instaura naturalmente. L’onestà delle sue parole, intervallate dalle canzoni più emblematiche del suo repertorio, definisce il carattere dell’incontro: niente marketing, ma un’organica condivisione tra esseri umani.

Tradizione e Tradimento è il primo brano proposto, ma la potenza lirica di Niccolò non si esaurisce nella profondità delle sue parole in musica: con un sorriso leggero, è in grado di leggere il complesso nella semplicità, portando il pubblico a ragionare insieme a lui sul ruolo di chi ascolta. La sua proposta è quella di abbandonare una voyeuristica ricerca della sua vita personale nei testi e utilizzare la canzone come un innesto per diventare narratori della propria esperienza.

«La parte strumentale sta prendendo più spazio nelle mie produzioni (ne è un esempio Alba, dal nuovo disco, ndr), la mia massima aspirazione è fare un passo indietro all’interno del protagonismo della narrazione».

Mettendo in paragone gli album Una somma di piccole cose (2016) e Libertà negli occhi (2025) – all’apparenza uno solitario e l’altro collettivo –, il dibattito si sposta sull’importanza dell’isolamento creativo. Le persone possono fungere da filtro limitante o amplificatore, ma il minimo comune denominatore è la natura che permette di denudarsi davanti a spettatori silenti e non giudicanti. Il raccoglimento lo ha portato a raggiungere il pieno potenziale del suo linguaggio lirico e a distaccarsi dai meccanismi discografici. Nel suo ultimo lavoro, cinque cantautori – Roberto Angelini, Alberto Bianco, Cesare Augusto Giorgini, Filippo Cornaglia e Riccardo Parravicini – e una cantautrice – Emma Nolde – hanno condiviso con l’artista una residenza artistica e sono divenuti rispettosi testimoni del suo processo creativo. «Mi sono costretto a parlare a bassa voce, senza forzare il mio tono per arrivare più lontano».

Il rapporto con la natura diventa, dunque, il farmaco più potente per stare meglio, in grado di riportare a una dimensione di marginalità; mentre l’arte, un linguaggio di comprensione reciproca, è il preludio della pace. Per questo Niccolò dichiara di essere un sostenitore del suonare in contesti come questo, dove l’esperienza torna a essere ancestrale: non ci sono luci artificiali e gli sguardi del pubblico si vedono davvero.

La conferma di questo cambio di prospettiva arriva a metà evento, sulle note di Filosofia Agricola, quando il campanaccio di una capra si intona con l’armonia della chitarra e la leggerezza del surreale prende il sopravvento: «Voi non lo sentite, ma è meraviglioso. Anche se non andavamo a tempo».

Costruire è l’ultima canzone in scaletta, una di quelle in grado di straziarti l’anima – soprattutto quando incorniciata da un cielo di un limpido turchese –. Il cantautore romano correda questo brano con un ultimo consiglio: rinunciare alla perfezione e non perdersi nel desiderio di avere o nella paura di perdere. È un momento sospeso, intimo, che sembra chiudere il cerchio con delicatezza. Ma il pubblico ha ancora sete, e quella sete si trasforma in un bis: Vento d’estate, in un unisono di voci, conclude questa immersione nel repertorio di Niccolò Fabi.

Nonostante l’assenza di brani dal nuovo disco Libertà negli occhi – del quale parleremo meglio nella nostra intervista –, libertà è la parola simbolo di questo Apolide Drops. Respirata a pieni polmoni, grazie all’impatto sensoriale di un ambiente incontaminato e allo spessore degli stimoli emotivi fruiti. Questo è un potere che spesso dimentichiamo di trasformare, una volta in valle, in apertura simpatica da portare nella collettività.

In chiusura, un messaggio che sento di restituire a mia volta, partendo dai dubbi che lui stesso ha condiviso: tranquillo Niccolò, non sei il solo a bramare momenti di isolamento, a vivere in ossessione con l’arte e a trasformare in profondità ogni discorso. Ci sono tante persone così, che continuano a rispecchiarsi nella tua musica e trovano in questi momenti di marginalità condivisa una forma di resistenza gentile alla frenesia del mondo.

 

foto di Alessandro Aimonetto

Mattia Macrì

Creativo. Cant-Autore. Storyteller. Neurodivergente. Mi esprimo in musica da quando l'ho scoperta, ma da prima scrivo storie. Amo qualsiasi tipologia di performance artistica e i meccanismi della mente umana. Il motivo per il quale scelsi di studiare Chimica Industriale spesso ancora mi sfugge.

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    Niccolò Fabi ad Apolide Drops è Libertà negli occhi