Con In the Belly of the Eternal Draw, pubblicato da Bronson Recordings, i Citrus Citrus ci trasportano in un labirinto di psichedelia tra chitarre liquefatte, synth pulsanti e ritmiche ipnotiche. Otto brani nati dall’improvvisazione, dove le idee si intrecciano, si contraddicono e si ricompongono in un flusso continuo
Attivi dal 2020, i Citrus Citrus nascono a Padova ma il loro sguardo sonoro è fin da subito rivolto altrove. Le coordinate geografiche si dissolvono rapidamente per lasciare spazio a una mappa molto più ampia: dai vortici del jazz-rock nipponico anni ’70 alla kosmische musik tedesca, dal minimalismo alla psichedelia europea, fino a suggestioni di folk globale. Le influenze vengono assimilate e rielaborate fino a diventare qualcosa di organico, restituite sotto forma di un suono che muta costantemente stato: liquido, pulsante, a tratti quasi rituale.

L’aspetto forse più affascinante di In the Belly of the Eternal Draw, il secondo album della band, sta proprio nel suo processo di nascita. Registrato nel silenzio boschivo del Montello, nello studio di Matt Bordin, il disco prende forma a partire da jam improvvisate e da un lavoro collettivo di ascolto reciproco. Nessuno arriva con “la canzone pronta”: le strutture emergono lentamente, per accumulo e stratificazione, come mappe tracciate a matita e solo in un secondo momento ripassate a inchiostro.
L’apertura, Eternal Draw, è una discesa vertiginosa fatta di ansia, sospensione e movimento circolare, che mette subito in chiaro le coordinate del viaggio. Sushi Sushi oscilla tra secchezze neo-psichedeliche e geometrie krautrock, con un andamento ipnotico che sembra girare su sé stesso senza mai perdere tensione. Let Me Churn, invece, costruisce un groove magnetico che cresce lentamente fino a esplodere in un crescendo emotivo liberatorio. Ogni brano sembra conservare la memoria del precedente, ma trasfigurata, come in un caleidoscopio sonoro che cambia forma a ogni rotazione.
La chiusura è affidata ad Asterione: otto minuti di trance collettiva, un’esplosione rituale che libera tutta la tensione accumulata lungo il percorso. Non è una conclusione rassicurante, ma un rilancio. In questo disco nulla finisce davvero: tutto ricompare, muta, si contraddice, eppure resta credibile, come nei sogni di Borges, dove ogni verità può essere simultaneamente vera e falsa.
In the Belly of the Eternal Draw è un lavoro che rifugge la linearità e sceglie consapevolmente la complessità. Un disco che non offre risposte ma moltiplica le domande, trasformando l’ascolto in un’esperienza collettiva più che in una semplice fruizione. Con questo album i Citrus Citrus si affermano come una delle realtà più interessanti della nuova ondata psych italiana, capaci di costruire mondi sonori in cui perdersi diventa parte essenziale del viaggio.