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Hans rockettaro, Zimmer compositore

Sofferente alle regole, maestro nella creazione. Hans Zimmer e le sue influenze, dalla Londra giovanile ai concerti in tutto il mondo


C’è della tenerezza nel vedere le foto di Hans Zimmer suonare il basso elettrico a una delle tappe del suo ultimo tour musicale. C’è anche della forte stima, in un musicista che si distacca dalla figura rigorosa del solito compositore, per ricercare sempre il lato rock della vita. Come uno zio in crisi di mezza età che compra la motocicletta perché è arrivato il momento di tornare ragazzo. Ma Hans non è affatto in crisi, anzi: Dune – Parte Due (2024), secondo capitolo della saga letteraria riproposta su schermo da Denis Villeneuve, è un ritorno esplosivo dopo la pausa dovuta al tour. Dopo aver cestinato la proposta di musicare Tenet (2021), Zimmer scelse Dune perché legato emozionalmente ai ricordi da ragazzo e alla lettura della saga che lo ispirò nei suoi primissimi lavori.

Hans Florian Zimmer nasce musicista in casa, suonando il pianoforte di famiglia e prendendo qualche breve lezione. Ma soffre tanto la formalità delle scale e del suo maestro di musica: da Francoforte sul Meno, luogo di nascita, si trasferisce a Londra appena adolescente, dove assapora la vita da turnista alle tastiere in diverse band. Diventa produttore musicale e il suo nome comincia a girare in svariati album come in quelli di Miguel Bosé e Claudio Baglioni, a volte accreditato alle additional music e altre come synth programmer. Nel disco di Baglioni, La vita è adesso (1985), Zimmer insieme a Steve Rance si occupò di campionamenti di suoni, ricorrendo al Fairlight, considerato il primo campionatore digitale: consente di memorizzare, modificare, miscelare e suonare i timbri degli strumenti acustici tradizionali. In Italia La vita è adesso avrà un successo inaspettato rispetto ai dischi precedenti, poiché decisamente sperimentale e inusuale nei suoni e nell’impostazione dei ritornelli.

L’incontro con il cinema avviene con Stanley Myers. Classe 1930, Myers è forse il padre e il custode della musica per il cinema, collaborando in oltre sessanta film, divenne celebre per la composizione per chitarra La Cavatina, creata per Il Cacciatore (1978) e diventata poi matrice di innumerevoli elaborazioni. Confuso e sopraffatto dalle incognite della vita, Zimmer segue il consiglio di Myers, che lo convince a proseguire nella musica per il cinema. Il vecchio Stanley diventa suo mentore, collaborando così in pellicole semisconosciute come The Wind (1986) uno slasher americano diretto da Nico Mastorakis. L’incontro con Myers è palese: c’è la rivisitazione degli strumenti tradizionali con la futuristica Greek Theme, per poi sfociare nella pura sperimentale e decisamente rockeggiante Phil in Pursuit.

Sarà nel 1988 la composizione della colonna sonora per Rain Man – L’uomo della pioggia (1988) di Barry Levinson che svolterà la sua carriera, aggiudicandosi agli Oscar la statuetta come miglior colonna sonora. Gli Anni Novanta e Duemila sono per Zimmer l’inizio di una carriera da sogno: La DreamWorks Animation, all’epoca al suo massimo potenziale, lo nota e firma con lui per comporre le musiche de Il Re Leone (1994). Gli altri capolavori come Z la Formica (1988), Il Principe d’Egitto (1998), El Dorado (2000) e Madagascar (2005) attestano il suo sodalizio con la DreamWorks per cui diventerà Direttore del Dipartimento Musicale, carica che ricopre tuttora.

Per Hans le scelte fatte nel corso della sua carriera, sono spesso guidate da un sentimento primordiale, qualcosa di puro e personale che si lega al progetto. Come visto con Dune, anche con Interstellar (2014) ― forse il film che lo rese noto al mondo intero ― la scelta fu guidata da poche righe di trama, ma anche da tanta immedesimazione in quello che si potrebbe chiamare un film sulla genitorialità. Diventato padre del piccolo Jake, Hans si fece coinvolgere dalla storia. Come spesso accade nei sodalizi, i due autori cominciarono a lavorare alla colonna sonora ancor prima di avere l’intero soggetto. 

Attualmente in giro per l’Europa con il proseguimento del tour, Zimmer si cimenta nella musica dal vivo eseguendo alcuni dei più celebri pezzi della sua carriera, accompagnato da una troupe formidabile. Tra questi spiccano Lebo M., voce originale ne Il Re Leone, Lisa Gerrard dei Dead Can Dance e Guthrie Govan, suo idolo e chitarrista di punta. Nonostante gli sia stato sconsigliato dall’organizzazione di eseguire pezzi come quelli de I Pirati dei Caraibi poiché troppo lunghi, Hans prende quell’avvertimento come una sfida, soprattutto puntando sull’attenzione dello spettatore.  La scelta è quella di intraprendere un viaggio non solo sonoro ma anche visivo, fatto di luci, immagini e ricordi. Un ritorno alle origini e un omaggio alla musica e agli amici, i due elementi che l’hanno formato da ragazzo per trasformarlo nel maestro e compositore che conosciamo oggi.

Marika Tassone

25 anni (non proprio) di libri, film e musica metal. Scrivo tante cose e lavoro per il cinema.

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