Loading

Come cambia la musica nelle generazioni: analisi intragenerazionale e intergenerazionale

Il modo in cui ognuno di noi ascolta musica subisce nel tempo almeno due influenze: quella intergenerazionale – tra diverse generazioni – e quella intragenerazionale, che coinvolge invece una sola generazione nel cambiamento. Questa modalità è influenzata dalla personalità del singolo e dal suo percorso di vita, ma alcuni ricercatori hanno riscontrato una certa regolarità in una serie di generi musicali che si susseguono nell’arco della vita in un ordine preciso, poiché rispondono a specifici bisogni caratteristici di età diverse


La musica è un aspetto culturale in continua evoluzione, che riflette e influenza le dinamiche sociali. Nel tempo i generi musicali si sono alternati, caratterizzando le epoche storiche in base alla cultura del momento. Negli anni ‘50 e ‘60 regnava il rock ‘n roll, con artisti come Elvis Presley, The Beatles e Rolling Stones. Negli anni ‘70 e ‘80 invece, l’ascesa della disco music ha portato la gente sulla pista da ballo, ma non bisogna dimenticare generi come il punk e il glam rock, che negli stessi anni trionfarono. Tra gli anni ‘90 e 2000 nasce il movimento grunge, di cui i Nirvana sono i massimi esponenti, ma anche l’hip-hop, il rap e la musica elettronica si fanno strada in quel periodo. Negli anni a noi contemporanei, ancora sembrano predominare il pop e l’hip hop, con varie influenze latine, africane e asiatiche. 

La musica ha sempre riflettuto e influenzato i movimenti sociali, né è un esempio il folk degli anni ‘60-’70 di Bob Dylan e Joan Baez. Ma non solo, essa diventa il simbolo di “ribellione” da parte dei giovani nei confronti della generazione dei propri genitori. È l’emblema della diversità dagli altri e della similarità tra pari. La crescita passa proprio dal farsi vedere indipendenti, autonomi, con idee e ideali propri che spesso vengono comunicati attraverso le canzoni, di genere radicalmente diverso da quello della propria famiglia d’origine. Spesso i genitori non “capiscono” la musica amata dal figlio e la disapprovano, ma questo fa parte del percorso di crescita.

Celebre è la scena di Almost famous, film del 2000 scritto e diretto da Cameron Crowe, in cui Anita – la sorella del protagonista William – lascia casa per diventare una hostess. Non è lei a dare spiegazioni di questa sua scelta, ma lascia parlare il disco di Simon & Garfunkel, che comincia con il brano America. Si fa subito evidente l’incomprensione della madre, che si chiede come mai non si possa discutere apertamente piuttosto che ascoltare musica rock. Quando sta per partire, Anita rivela al fratello di guardare sotto il suo letto poiché gli ha lasciato qualcosa che lo renderà libero”. Pochi secondi dopo, William torna in camera e trova una scatola piena di vinili degli artisti rock più celebri dell’epoca, dai Led Zeppelin a Bob Dylan, passando per Joni Mitchell, Jimi Hendrix e i Cream. In questo film la musica accompagna la crescita dei personaggi indipendentemente dall’approvazione della madre.

L’età è uno dei fattori principali che influenzano le differenze intergenerazionali nell’ascoltare musica. Più si è giovani, più la musica tende a rispecchiare l’energia del periodo, di conseguenza i generi prediletti dai giovani sono quelli più movimentati, con ritmi più veloci e frammentati. Ma sono le tematiche affrontate nelle canzoni ciò che è più importante e che le distingue dagli ascolti delle altre generazioni. I temi più cari ai ragazzi possono riguardare l’amore, la ribellione, la fratellanza, l’amicizia. All’aumentare dell’età, poi, si tende a virare verso generi più soft, più tranquilli, più stabili e le tematiche cambiano di conseguenza. Ovviamente non mancano le eccezioni ed è importante ricordare come i fattori che influiscono su questo fenomeno siano molteplici, tra cui il periodo in cui si è nati, gli ascolti dell’infanzia, l’influenza dei generi musicali ascoltati in famiglia, la musica condivisa con i pari, le caratteristiche individuali di personalità, ecc. È però interessante notare come la musica cambi insieme alle generazioni, accompagnandole nel loro sviluppo.

Ma non è finita qui. La musica che ascoltiamo attraversa anche un altro cambiamento: quello intragenerazionale. Ogni epoca storica e ogni luogo geografico vedono il susseguirsi di una serie di bisogni che contribuiscono a differenziare la musica che si sceglie di ascoltare, di generazione in generazione. ma è anche vero che all’interno di una stessa generazione si attraversano diverse fasi di vita, che a loro volta modificano, nella stessa persona, le preferenze musicali.

Stiamo parlando del Music Model, un modello teorizzato dagli psicologi sociali Arielle Bonneville-Roussy e Jason Rentfrow. Secondo questa teoria, a seconda dei diversi stadi di vita in cui ci troviamo – partendo dall’adolescenza – siamo portati a prediligere generi musicali differenti, che sono comuni a tutti gli individui. Il Music Model è formato da cinque categorie, che racchiudono ciascuna diversi generi musicali: intensa, contemporanea, mellow, sofisticata e unpretentious. Ognuna di queste categorie appartiene ad un determinato stadio di vita.

Si parte dall’adolescenza, il momento della vita caratterizzato per eccellenza dai sentimenti di ribellione, dalla rabbia e dal bisogno di identificarsi con degli ideali e un determinato gruppo sociale. In questa prima fase, la musica intensa e contemporanea – come il punk o il metal – la fanno da padrone.

Crescendo, poi, si diventa giovani adulti e la necessità di farsi definire dagli altri inizia a scomparire – la nostra personalità si è ormai formata, ci conosciamo di più –. Di conseguenza, diminuiscono tanto il bisogno di ribellarsi quanto la rabbia che ci faceva sentire incompresi. La musica che subentra comincia a farsi più romantica, rassicurante o, semplicemente, ci fa divertire e ballare come matti. Si entra allora nella fase mellow, capitanata da generi musicali come l’R’n’B e l’elettronica.

Infine, raggiunta l’età adulta avanzata, i bisogni giovanili lasciano spazio alla maturità, fatta di tranquillità ma anche di esplorazione di generi differenti che, come spesso accade, prima di allora erano stati denigrati – come il jazz, la musica classica o il folk –. Entriamo, così, nella fase sofisticata e unpretentious. Questo è il momento più propizio per l’esplorazione di generi musicali complessi, poiché non avvertiamo più né il bisogno di apparire, né la paura di essere giudicati i relazione a quello che ascoltiamo.

Ovviamente, tutto questo varia in relazione allo spazio di influenza che ha la musica nella nostra vita. Probabilmente certi generi, quelli con cui siamo cresciuti e ai quali ci sentiamo particolarmente legati, non ci abbandoneranno mai. A volte il nostro rapporto con la musica nasce in tenera età, dopo esserne stati esposti per mezzo dei nostri genitori o parenti, e i primi generi con cui entriamo in contatto da bambini alla fine spesso ritornano, una volta diventati adulti.

La musica che ascoltiamo dice molto della nostra personalità, proprio perché ha contribuito a crearla. Per questo motivo, molti dei generi con cui entriamo in contatto da adolescenti rimangono la nostra base sicura per tutta la vita, una comfort zone a cui poter sempre ritornare, per sentirsi a casa. Crescendo diventiamo semplicemente più aperti alle novità, più propensi all’esplorazione e alla scoperta come se, a una maturità biologica, si affiancasse una maturità di ascolto.

Loading
svg
Navigazione Rapida
  • 01

    Come cambia la musica nelle generazioni: analisi intragenerazionale e intergenerazionale