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X’s dei Cigarettes After Sex e la devozione alla propria forma mentis

I Cigarettes After Sex ritornano dopo 5 anni con un breakup-album piacevole e ipnotico, ma non sempre ispirato nei testi. L’incantevole voce di Greg Gonzalez è a volte incagliata in una spirale di manifesta autoreferenzialità


I criteri per definire cosa sia un concept album sono molto variabili e discussi, stabilire se qualcosa sia circoscrivibile nei confini della neo-locuzione concept band è qualcosa a cui ho pensato spesso negli ultimi anni, anche retroattivamente.
La formazione fondata a El Paso da Greg Gonzalez forse lo è, probabilmente perché hanno il proprio destino scritto nel nome, come se un’ancestrale pratica onomantica li avesse benedetti sin dalla loro genesi. I Cigarettes After Sex degli esordi suonavano veramente come una sigaretta dopo il sesso.

È il loro mood, ne sono ben consapevoli e anche su X’s questa emotività non si manifesta nell’innovazione, ma nella metodica: come nei lavori precedenti, abbracciano l’ascoltatore nella mescolanza di un sound semplificato ma profondo, ricco di riverberi, moderati effetti di modulazione e una sezione ritmica conciliante.
La tempra del loro successo, oltre alla vittoria alla lotteria algoritmica di TikTok, con tracce dream pop mai inferiori ai tre minuti e all’endorsing di David Lynch, risiede nella cifra stilistica: una combinazione tra il timbro particolarissimo di Gonzalez – definito androgino da critici e ascoltatori – e dei suoi testi in un contesto dolce, noir, oltremodo nostalgico.
È musica cinematografica, capace di evocare facilmente delle immagini nella mente dell’ascoltatore.

Cercare la costanza in un registro pornoromantico è però un rischio altissimo, specialmente nella struttura di un intero album. Significa addentrarsi in un territorio poetico impervio, in cui trovare la formula credibile e matura nella stesura di un testo, in determinati contesti sonori, diventa insidioso. Una ricetta che con spontaneità ha trovato un magico equilibrio nel primo omonimo disco del 2017, ma ha vacillato in Cry nel 2019.

Descritto dalla nota stampa come «ricco di vignette crude, immaginifiche, ritagliate su incantevoli brani pop lenti. […] Mentre gli album precedenti hanno attinto da una miscela di relazioni, ‘X’s’ si concentra su una sola relazione che lo ha accompagnato per quattro anni», il timore, già a partire dal singolo anticipato a febbraio, Tejano Blue, era che la vignetta cruda si limitasse a un “fuck” decontestualizzato, o alla descrizione di un pantaloncino troppo corto.
Intendiamoci, è bellissimo parlare di sesso nella musica dal proprio punto di vista o raccontando una storia in prima persona. E sono diversi i passaggi seducenti: «so get in the waves, swim in your leather». Se ne è cantato in milioni di modi: con la passione di Prince, con lo slancio dei Kings of Leon, con l’ironia di Kelis; in modo esplicito, velato, introspettivo o disperato ed esagerato come i Nine Inch Nails. Ma ho trovato qualcosa di morboso, forse poco coraggioso, sentendomelo sussurrare in cuffia, in questo contesto, in un breakup album.

Il disco si apre con la dolcissima title track, prosegue con la già citata Tejano Blue e approda alla nostalgica Silver Sable, personaggio Marvel anni ’90, con il passaggio «and “Number of the Beast” is on your Walkman», una progressione di accordi simile a In My Secret Life di Leonard Cohen: qualche citazione, diciamo.
I piacevoli passaggi di Hideaway e soprattutto Holding you, Holding me proseguono nel dichiarato intento di ricostruire i migliori momenti della relazione di Greg Gonzalez: diverrà chiaro, dopo Dark Vacay, l’ordinamento cronologico del suo racconto.

Il punto è che la struttura del disco è ipnotica e l’idea che ha portato alla realizzazione di Dark Vacay è bellissima: un brano autoreferenziale che parla del musicista in viaggio che cerca di mantenere l’equilibrio nel suo rapporto durante il tour ma fallisce, citando anche le fragilità emotive e le dipendenza della coppia dai farmaci. Ma ha davvero bisogno della citazione a Brazzers? Non che non possa avere senso nel suo personalissimo racconto, ma buttato così nel ritornello potrebbe originare un effetto simile all’improvviso product placement di Meryl in Truman Show: far cadere il velo di Maya anche al protagonista. È la scelta ruffiana di – ricordiamolo – un quarantunenne?

Forse no, magari è davvero un passaggio necessario per la sua espressività, anche perché in Baby Blue Movie il riferimento alla pornografia soft viene dissimulato nell’intelaiatura di una traccia efficace nel legame tra testi, linea di basso e arpeggi, ottenendo il massimo profitto dalla voce di Gonzalez.

In chiusura, la band ripercorre la parte più sofferta del rapporto con Hot, Dreams From Bunker Hill – riferimento al travagliato amore non corrisposto descritto nel romanzo del 1982 dell’italoamericano John Fante – e Ambien Slide, che conclude il disco e la storia d’amore in un’atmosfera eterea e indulgente.

Nel momento in cui scrivo, i Cigarettes After Sex sono tra i primi 250 artisti ascoltati al mondo su Spotify, con milioni di dischi venduti e miliardi di stream e utilizzi su TikTok. È senza dubbio un album attesissimo, di una band che ha trovato un successo non costruito, arrivato anzi attraverso il passaparola degli appassionati, elaborando una forma mentis monotematica di cui una fetta di pubblico sentiva evidentemente l’urgenza. X’s è un disco sincero, fatto da musicisti competenti in cui l’etica del less is more nel loro indie rock sommesso è funzionale e funzionante.
In diversi passaggi, X’s porta a empatizzare con il racconto di Gonzalez, ma mi lascia in bilico con una domanda: e se stessi ascoltando una versione bohémien dei Savage Garden?

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