Loading

Vasco Brondi lascia “Un segno di vita” all’Hiroshima Mon Amour

Durante un piovosissimo martedì di maggio, Vasco Brondi ha illuminato la città di Torino con il suo nuovo album “Un segno di vita”, uscito lo scorso 15 marzo


Ad aprire il concerto all’Hiroshima Mon Amour c’è Ett, progetto artistico di Gaya Misrachi, cantautrice triestina che ha accompagnato il pubblico all’interno del suo proprio mondo, sospeso tra sonorità oniriche e hyper pop. L’occasione è propizia per presentare KITSUNE, il suo ultimo EP, uscito all’inizio dell’anno per Island Records/Universal Music Italia.

Dopo l’esibizione d’apertura e gli ultimi controlli agli strumenti da parte del personale tecnico, i membri della band di Brondi salgono sul palco e per ultimo sale anche lui, accolto da un lunghissimo applauso. La scenografia alle sue spalle è costituita da un telo rosso acceso e attraversato da tubi a led gialli, un chiaro riferimento al colore della copertina del disco e che, allo stesso tempo, illumina e avvolge il pubblico dell’Hiroshima. Sono numerose, infatti, le declinazioni del concetto di “luce” all’interno dell’album, basti pensare ai due dei nuovi brani – eseguiti durante il live – intitolati Incendio e Fuoco Dentro.

Il concerto si apre – non a caso – con Illumina Tutto, primo brano tratto dall’ultima fatica del cantautore ferrarese, per poi procedere alternando brani nuovi e ad altri precedenti, tra i quali Le ragazze stanno bene,Qui,La Terra, l’Emilia, la Luna e una versione molto struggente di Cara Catastrofe. Il pubblico ascolta rapito e addirittura c’è chi piange, singhiozzando dall’inizio alla fine del live, senza sosta.

Durante l’esibizione non mancano le citazioni, tra cui l’omaggio a Lucio Dalla e a Francesco De Gregori, con una cover di Cosa sarà e un aneddoto divertente ma neanche troppo su Torino: Brondi ricorda al suo pubblico che molti anni fa, durante la sua prima esibizione nella città sabauda in occasione dell’apertura del concerto del Teatro degli Orrori, in quello che allora si chiamava PalaIsozaki, il pubblico presente in sala gli gridò: «Fai cagare!», prima ancora che iniziasse a suonare. Ma – ci tiene a precisarlo – non si offese,  prendendo la vicenda come un segno di buon auspicio.

La serata continua sfiorando un tema molto caro a Brondi: il rapporto complicato con la vita di provincia, divisa tra il desiderio di evasione dai suoi rituali e dalla noia stagnante e, dall’altra parte, l’incapacità di andarsene davvero. 40km, Quando tornerai dall’estero, Macbeth nella nebbia e I Sonic Youth vengono suonate quasi in successione, presentando il tema come filo conduttore.

E’ momento di Chakra e A Forma di Fulmine, due pezzi cardine della produzione dell’artista contenuti nell’album Terra del 2017, che vengono cantati a squarciagola da tutto il pubblico presente in sala.

Il concerto si chiude con Nel Profondo Veneto, in cui Brondi approfitta delle parti strumentali per scavalcare le transenne e intonare il ritornello insieme al pubblico, celebrando ancora una volta l’importanza della condivisione e la bellezza dello stare insieme.

Un concerto che si configura come un intricato mosaico, in cui ogni pezzo della scaletta si dispone con precisione e contribuisce a delineare il percorso artistico di Brondi: dai primi passi quasi urlati con Le Luci della Centrale Elettrica, fino ai brani di Un Segno di Vita che riflettono un Vasco più maturo, consapevole e, forse, più incline a esplorare sonorità pop. Tuttavia, non vi è mai una cesura netta, ma piuttosto una continuità, che dimostra come l’evoluzione artistica del cantautore sia un processo fluido e coerente. Le tematiche affrontate nei suoi pezzi, sebbene siano rimaste pressoché le stesse, si arricchiscono di nuance e di profondità, testimoniando una crescita artistica significativa nel corso del tempo.

 

Foto di Martina Caratozzolo

Federica Pantini

Ho sempre gli occhi davanti al pc. Quando non sto navigando tra tabelle excel e flussi di email, leggo, scrivo e ascolto, niente di spirituale. Se la mia vita fosse un film, sarei la linea comica di cui non se ne coglie la necessità.

Loading
svg
Navigazione Rapida
  • 01

    Vasco Brondi lascia “Un segno di vita” all’Hiroshima Mon Amour