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Stormo e Death Goals: l’intimità della rabbia

svg27 April 2025LiveRecensioniLuca Parri

Inaugurando a Torino il tour europeo che li vedrà fianco a fianco per diversi mesi, Stormo e Death Goals hanno urlato con orgoglio il desiderio di trasmettere la natura intima, vulnerabile e senza difese della loro rabbia post hardcore. In apertura la band savonese Fango, ormai sabauda di adozione


L’hardcore appartiene a chi ne ha necessità, alle persone che sentono il bisogno di incanalare una frustrazione e farla deflagrare attraverso distorsioni, grida e breakdowns. Ci sono però, nella storia della scena, dei cortocircuiti importanti che a tratti risultano contraddittori della natura (ipoteticamente) contrapposta alle discriminazioni. Il machismo è sempre stato uno scheletro nell’armadio gigantesco di questa attitudine del punk: i pit sono quasi sempre stati appannaggio di maschi, bianchi ed eterosessuali, escludendo a priori ogni altro corpo dalla possibilità di esprimere il proprio malessere, la propria dissidenza e la propria non-conformità. Però negli anni, cellule di rappresentazione hanno incominciato a espandersi reclamando spazi che la logica vorrebbe appartenergli: ne è un esempio il tour che Stormo e Death Goals hanno inaugurato ieri, con l’unica data italiana al CSOA Gabrio di Torino.

Identificarsi e rivendicare la propria condizione è una questione che con l’hardcore c’entra molto: posizionare le proprie radici ma avere anche la voglia di abbracciare i posti che ci hanno accolto e diventarne parte integrante. Di questo sono la testimonianza la band savonese Fango, apparsa come guest in apertura delle due band di cui sopra. Una scelta che conferma quanto questa formazione sì ci tenga a sottolineare la propria provenienza ma sempre più si stia inserendo in un contesto locale torinese, diventando parte integrante attiva e militante di una scena che, per quanto non nido, possono comunque definire (seconda) casa. Il loro emocore è sempre piacevole da sentire, nonostante —o anzi forse proprio perché— sia ancora leggermente acerbo. Molto presenti però sono tanta voglia di fare e un talento di scrittura, quindi appuntatevi il loro nome e andate a una delle (tantissime) date che fanno in città.

Di sovversione dei concetti escludenti – e per questo contraddittori – del punk in generale e dell’hardcore nello specifico si è invece presa carico di discutere attraverso la sua musica la band britannica Death Goals, gruppo che si autodefinisce queercore rivendicando l’alienità delle due persone che ne fanno parte. La rabbia viene usata come vessillo di estraneità, come orgoglio di essere altro: un altro di corpi, di identità di genere e sessuale che nella scena musicale di riferimento sta facendo capolino ma che ha ancora bisogno di spazi spesso invece negati. Il complesso sonoro che portano sul palco i Death Goals racconta, con una tecnica notevole e delle incursioni mathcore di livello, dell’urgenza di cambiare le cose a partire dai concerti: favorevoli al ballo, al mosh e alla condivisione orizzontale ma totalmente opposti al machismo crowd killer spesso associato a questi suoni. La non-convenzionalità dei corpi, con loro, cerca di sgomitare per arrivare in prima fila nella sala grande del Gabrio, e ci riesce con grande supporto del pubblico. Particolarmente intenso il momento di chiusura del set, in cui sulle note dell’ultimo brano si è ribadito come certe realtà sonore ripudino la guerra come prevaricazione e strumento di oppressione.

Intensità, rabbia e voglia di rivalsa non devono mai essere confuse con il primeggiare, la forza e la prevaricazione. Anzi, i tempi sono ormai sufficientemente maturi per sovvertire questo paradigma e abbracciare il fatto che la violenza può partire anche da debolezza, inadeguatezza e necessità di esprimere la propria natura vulnerabile. Per la band veneta Stormo, ormai un vero e proprio nome di culto nel panorama nazionale e internazionale, questa è la prerogativa che sta alla base di ogni singolo momento evocato in ciascuna delle loro canzoni. Il loro screamo tinto di black metal è ormai un marchio di fabbrica riconosciuto e apprezzato da un pubblico affezionatissimo che non si fa mancare l’occasione per presenziare ogni volta che la band si muove per una tournée. In questo caso specifico il gruppo ha inaugurato a Torino il percorso di concerti che li vedrà toccare diversi punti di Europa per presentare la loro ultima creazione in studio, Tagli/Talee, che si configura come il disco attualmente più complesso e completo della band, tanto a livello tematico e lirico quanto a livello di suono. L’esibizione si è contraddistinta per una carica emotiva esplicita, che dai musicisti è arrivata al pubblico e viceversa: uno scambio costante e trasversale, senza gerarchie. Di particolare rilievo, come sempre, è la performance data dalla voce di Luca Rocco, capace di comunicare in un modo unico i testi sempre a cavallo tra enigmatico minimalismo ed esplicito racconto di sé.

Per concludere: l‘hardcore sta finalmente aprendo le sue porte ai contesti non-conformi che gli dovrebbero appartenere ma che ha tenuto lontano per troppo tempo. Contesti come questo, con questi suoni e in questi spazi – le case occupate, gli squat e i centri sociali – sono la casa naturale per un’evoluzione necessaria. Gridare di esserci perché si è stat* mess* ai margini per troppo tempo.

Luca Parri

33 anni tra design, giochi, fumetti, cinema e musica con sempre le stesse prerogative: amore per l'underground, approccio geek, morale punk e gusti snob.

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