Negli anni 2000, la scena musicale italiana era in fermento. Mentre il pop e la dance dominavano le classifiche, un sottobosco di band punk rock stava guadagnando sempre più spazio e visibilità. In questo contesto, la rivista “Rock Sound” decise di lanciare uno speciale dedicato interamente al punk: erano i primi anni 2000 e nasceva “Punk”, una pubblicazione che avrebbe segnato un’epoca per gli appassionati del genere nel nostro paese
Una piazzetta di provincia. Un’edicola angusta e polverosa frequentata da anziane signore che ti hanno visto crescere. Una moneta arrotolata in una banconota da 5. La proprietaria dell’edicola che, dopo due anni, ancora fatica a fare la conversione euro/lira. Se devo pensare a uno dei miei primi approcci al mondo del punk, non posso non includere questo ricordo. Perché quando attraversi il 2004, hai a malapena 14 anni e vivi in un paesino del cazzo, non hai “i grandi” a cui chiedere e nemmeno le fanzine DIY sulle quali formarti. In questa condizione, va bene tutto, anche affidarsi a costose riviste mainstream che, in ogni caso, saranno il tuo trampolino per tuffarti all’interno del mondo più bello del mondo.
Punk non era semplicemente un inserto o un numero speciale di Rock Sound, era qualcosa di più. Era una vera e propria rivista, con una sua identità e personalità ben definite, che si rivolgeva a un pubblico di fan punk rock con un linguaggio diretto e senza fronzoli. Fin dal primo numero, Punk si impose come una voce autorevole e indipendente all’interno del panorama editoriale musicale italiano, conquistando rapidamente un seguito di lettori fedeli e appassionati.
Per quasi un decennio, Punk ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per chiunque volesse tenersi aggiornato sulla scena nazionale e internazionale. Dalle interviste esclusive con le band di punta del genere, alle recensioni di album e concerti, passando per approfondimenti su stili di vita e cultura punk, ogni numero della rivista era un tuffo nel cuore pulsante di un movimento musicale e culturale in continua evoluzione.
La storia di questa rivista inizia nei primi anni 2000, quando la redazione di Rock Sound decide di lanciare uno speciale dedicato interamente al mondo del punk rock che, all’epoca, stava vivendo una sorta di rinascita nel nostro paese, con l’emergere di nuove band che stavano riportando in auge uno stile musicale e un atteggiamento di vita ormai considerati “classici”. Erano gli anni in cui i gruppi punk italiani sbucavano come funghi: Punkreas, Shandon, Pornoriviste, Derozer, ecc.
Fin dal primo numero, la rivista si distingue per il suo approccio informale e diretto, lontano dai toni accademici e autoreferenziali che spesso caratterizzano le pubblicazioni musicali dell’epoca. I suoi redattori, tutti appassionati del genere, scrivevano, infatti, con un linguaggio schietto e senza fronzoli, rispecchiando lo spirito punk che volevano celebrare e diffondere.
All’interno, infatti, i lettori potevano trovare interviste esclusive con artisti del genere, recensioni di album e concerti, approfondimenti su stili di vita oltre a rubriche e sezioni dedicate a temi come l’attivismo politico e sociale. Ricordo un incredibile rubrica incentrata sulla musica oi! che, oltre a farmi conoscere alcuni incredibili gruppi come gli Stars and Stripes e i The Oppressed, mi fece anche scoprire l’esistenza di una scena skinhead Antirazzista e Antifascista, che segnerà in seguito la mia adolescenza.
L’elemento più geniale e caratteristico della rivista, però, era il CD. Allegato a ogni numero, infatti, si trovava un piccolo CD all’interno del quale erano contenute una ventina di canzoni che esploravano perfettamente tutti i lati di questo mondo: accanto ai Punkreas, infatti, si potevano trovare i Suicidal Tendencies – ricordo ancora la traccia: la bellissima Cyco Vision – così come i leggendari Woptime insieme ai The Hives.
Questa “mescolanza” che potrebbe far storcere il naso ai puristi di una determinata corrente, era, al contrario, la linfa vitale di chi abitava la provincia: investendo quei 5,50€, sacrificando il budget per la merenda, ci si poteva far investire da una carrellata di punk eterogeneo che, oltre a produrre melatonina, permetteva di accumulare materiale e conoscenze varie.
Un’altra caratteristica fondamentale della rivista era quella di riuscire a bilanciare perfettamente articoli su gruppi già affermati – sia sul piano nazionale sia internazionale – con quelli dedicati, invece, ai gruppi italiani in fase più o meno emergente. Ad esempio: qualcuno ricorda un gruppo chiamato Sbirri composto da membri delle Pornoriviste? Beh, Punk ebbe l’ottima idea di dare spazio, sulla rivista e sul cd, a un loro bellissimo brano: Sangue sullo Stereo.
Purtroppo, come spesso accade con le pubblicazioni musicali di nicchia, anche la storia di Punk è destinata a concludersi. Intorno al 2009, dopo meno di 30 numeri pubblicati, la rivista ha cessato le pubblicazioni, lasciando un vuoto incolmabile per i suoi affezionati lettori.
Le ragioni della chiusura editoriale sono da ricercare in un contesto editoriale sempre più difficile e competitivo, in cui le riviste musicali di settore faticavano a trovare spazio e a mantenere una redditività sufficiente per continuare le pubblicazioni. Inoltre, la crisi economica che ha colpito il nostro paese a partire dalla fine degli anni 2000 ha sicuramente giocato un ruolo importante nella decisione di interrompere le pubblicazioni. Le vendite della rivista, pur rimanendo su livelli soddisfacenti, non erano più sufficienti a garantire la sostenibilità economica del progetto.
Ma, per chi ha avuto la fortuna di scoprire la passione per la musica in un’epoca non ancora dominata da Spotify, da Youtube e dal giornalismo online, i pomeriggi passati a sfogliare quella Rivista, ascoltando in loop il CD contenuto al suo interno, rappresentano una fase di crescita fondamentale e impagabile che nulla potrà mai sostituire.