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Le piccole iene sono tornate: gli Afterhours graffiano ancora

Cosa resta, a vent’anni di distanza, di un disco che ha saputo dividere e ricomporre, ferire e sedurre, scavare e resistere? Ballate per piccole iene degli Afterhours torna in scena a Bologna, al Sequoie Music Park, con la stessa ferocia controllata di allora, ma con una profondità nuova, maturata nel tempo e nelle riletture. Quel disco, che all’epoca fu frattura e rivelazione, oggi si fa ponte: nella tensione che ancora abita quelle tracce si intravede una continuità possibile, incarnata dalle band di apertura Grida e i Palea, voci giovani, fragili e taglienti che ne prolungano l’eco


Il tour celebrativo ha preso il via da Bologna, nella cornice del Sequoie Music Park, e segna il ritorno sul palco, vent’anni dopo, della formazione originale degli Afterhours. Capitanata da Manuel Agnelli, la band vede Giorgio Prette alla batteria, Andrea Viti al basso e Dario Ciffo al violino e alla chitarra. L’idea di riportare l’intero album dal vivo, come afferma Agnelli, è nata dalle molteplici richieste di amici e sconosciuti che, con pressione affettuosa e costante, ha acceso la miccia per il ritorno. Alla volontà di suonare l’album integralmente si è affiancata la decisione di ripubblicarlo in una nuova edizione, uscita i primi di giugno, frutto di un attento lavoro di rimasterizzazione realizzato da Giovanni Versari.

Ciò che ne emerge, sia sul piano discografico sia in sede live, non è una semplice operazione nostalgica, bensì una rilettura densa e talvolta spigolosa con la quale gli Afterhours trasfigurano la memoria in forme nuove, più consapevoli e stratificate.A valorizzare ulteriormente il dialogo tra esperienza e innovazione, la serata bolognese — come le successive tappe del tour — si è aperta con due formazioni emerse dal progetto Carne Fresca – Suoni dal Futuro. Promossa dal Germi – Luogo di Contaminazione e curata dallo stesso Agnelli, la rassegna ha avuto un forte riscontro e ha ospitato tre serate mensili a partire dal novembre scorso, dando spazio ad oltre cento voci emergenti.

Con set brevi ma incisivi, l’opening act al Sequoie Music Park ha visto esibirsi i Grida e i Palea, due progetti che hanno dimostrato di appartenere a quella scena alternativa che ancora oggi può permettersi di graffiare, deviare e non compiacere. Da Modena, i Grida si sono imposti con un sound e un’attitudine energici e irruenti, catturando immediatamente l’attenzione del pubblico. La loro proposta si distingue per una fusione potente e affascinante di elementi che affondano le radici nel grunge sporco e nell’alternative rock, arricchiti da una vena sperimentale e da tessiture stoner rock. I reggiani Palea, invece, presentano un universo sonoro più sfumato, intrecciando chitarre distorte e riverberate a frasi melodiche in loop ipnotici e sognanti e vocalità fluttuanti e sospese.
E allora, vent’anni dopo, quelle “piccole iene” hanno forse lasciato eredi?

Dopo un’attesa di circa un’ora, durante la quale il Sequoie Music Park ha progressivamente accolto un pubblico crescente, gli Afterhours sono finalmente saliti sul palco, accolti da un’ovazione calorosa. La scelta è stata quella di eseguire Ballate per piccole iene rispettando fedelmente l’ordine originario dei brani, così come appaiono nella tracklist dell’album del 2005, a seguito del quale gli Afterhours hanno regalato una sfilza di brani di altri lavori.

L’apertura è stata affidata a La sottile linea bianca, restituita in un’esecuzione toccante e vibrante, che ha subito delineato e puntato la lente d’ingrandimento sul nucleo tematico del disco: la fragilità dell’esistenza e i conflitti interiori che definiscono l’esperienza umana. È però con il secondo brano Ballata per la mia piccola iena che la performance raggiunge il suo apice emotivo, rivelando un senso di comunanza profonda tra il pubblico, sotto forma di un trasporto collettivo, a conferma della potenza di un album che, a distanza di anni, resta profondamente vivo.

Ad accompagnare il live, cinque pannelli scenografici disposti sul palco offrono suggestioni visive diverse e pensate ad hoc per ciascun brano. In Ci sono molti modi appaiono proiezioni della celebre fotografia in bianco e nero della copertina dell’album, scarabocchiata con pennarello nero — rosso nell’edizione del 2025 —, che progressivamente si dissolve fino a scomparire del tutto, lasciando visibile l’immagine. In quello che è uno dei brani più viscerali e meditativi, la tensione emotiva accumulata per l’intera durata del brano trova uno sfogo corale nella ripetizione magnetica e liberatoria del verso «Torneremo a scorrere», intonato da un pubblico partecipe, felice e commosso.

La performance è stato un continuo equilibrismo tra chi cercava la carica brutale e trovava soddisfazione nelle chitarre incendiarie di È la fine più importante e Dea — che ha accolto numerosi poghi — e tra chi attendeva nudità emotiva in brani come Carne Fresca e Il compleanno di Andrea.

Dopo una breve pausa gli Afterhours tornano sul palco con la loro intensa e drammatica rilettura de La canzone di Marinella, giocando con dinamiche calibrate che oscillano tra passaggi delicati ed esplorazioni sonore vibranti. Con La verità che ricordavo, Manuel Agnelli ha confermato la sua indiscussa presenza scenica, esibendosi come un autentico animale da palco: maneggiava il microfono come una frusta, saltellava incessantemente e si scatenava con tutta l’energia che aveva in corpo. Il pubblico, come guidato da un direttore d’orchestra impazzito, lo seguiva.

Il climax emotivo della serata si è prolungato con l’esecuzione di Male di miele e con l’energia travolgente di Lasciami leccare l’adrenalina, dove il pubblico ha trovato il suo momento di spensieratezza e liberazione, lasciandosi andare a balli spontanei in un vortice di movimento e vitalità.

Prima di un sentito saluto, e qualche battuta col pubblico, a chiudere la serata sono state Non è per sempre e Voglio una pelle splendida. In entrambe le esecuzioni il pubblico ha risposto con entusiasmo, abbracciandosi, cantando a squarciagola, o semplicemente tenendo gli occhi fissi sul palco.

Resta comunque un dubbio: oggi, vent’anni dopo, a chi si rivolgono gli Afterhours? Ballate per piccole iene è un disco che non mirava al consenso facile: era un’opera grezza, corrosiva, fatta per incidere nel panorama artistico del suo tempo, ma con un linguaggio sporco, che faticava ad adattarsi. Fa quasi impressione accorgersi di quanto tutto questo oggi sembri raro, in una scena alternativa che si è fatta più sottile ma che esiste e, come alcuni sostengono, si farà sentire.

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