Loading

La musica che unisce: Torino rende omaggio al suo Capitano

Bagno di folla per il Capitano: diecimila persone al Sonic Park per il grande ritorno a casa di Gigi D’Agostino. Effetti speciali e un live compatto e incalzante riconfermano l’enorme successo dell’icona assoluta dell’eurodance e di un sound in grado di unire le generazioni


Se provassi a riscrivere la mia personale versione della famosa scena de Il tempo delle mele, quella in cui Mathieu sorprende Vic con Reality di Richard Sanderson in cuffia, ci sarebbero le luci, ci sarebbe la musica, ma non saremmo a un tranquillo party in un appartamento parigino bensì a una festa in qualche capannone sperduto tra le campagne di Carmagnola e Racconigi. Il mio Mathieu, invece di camicia e cravatta, indosserebbe Nike Shox e io litri di profumo, fragranza Malibu Pop in offerta dal tabaccaio in piazza e, no, in cuffia non ci sarebbe Richard Sanderson, ma l’intro iconica de La Passion di Gigi D’Agostino.

Giro di messaggi agli amici, «Non puoi capire dove vado stasera», ed ecco che vengo travolta da ondate amarcord in cui ognuno di loro rievoca il suo momento-Gigi, chi al Mitho, chi al Cacao o in qualche club in giro per l’Italia. Anche mia madre ha il suo personale ricordo, le decine di flyer rossi olografati a forma di cuore sparsi per casa dopo una serata Lenta Violenta al Palaisozaki. Per tantissimi, però, il nome di Gigi è legato a doppio filo ai ricordi delle “notti magiche” dell’Ultimo Impero, roccaforte della dance piemontese in cui un giovanissimo Gigi D’Agostino iniziò a suonare nel ’94 e che ha visto alternarsi sul palco nei suoi anni di attività capisaldi della dance e della techno-progressive come Roberto Molinaro, Maurizio Benedetta e Franchino.

Questa serata ha per noi il sapore delle grandi celebrazioni, un evento texturizzato dove le vibrazioni hanno una trama concreta e l’atmosfera quasi odora delle piste degli autoscontri e del fumo dolciastro di borotalco sparato sui dancefloor di provincia. Nato in quel tempio dell’elettronica che è Torino e cresciuto a Mirafiori, Gigi Dag è inscritto nel nostro DNA torinese ed è parte integrante del nostro personale album dei ricordi, fotogrammi di quando scorrazzavamo in macchina nei pomeriggi immobili della provincia ascoltando Bla Bla Bla o l’ultimo singolo degli Scooter. Istantanee inquiete di una provincia in bianco e nero.

Con un impressionante sold out che ha registrato diecimila ingressi, la ciurma oggi rende omaggio al suo Capitano che torna a vele spiegate a solcare i mari della dance dopo quattro anni di stop: la lunga estate caldissima di Gigi big up se il vostro primo pensiero è stato Max Pezzali in grande spolvero con cabrio e cappello western lo ha visto sul palco del Sonic Park di Stupinigi e lo vedrà resident tutti i venerdì al Cocoricò di Riccione dal 5 luglio al 23 agosto, nonché protagonista su diversi stage in tutta Italia.

Dalla zona bar, dove ci troviamo per un pit stop prima dell’inizio, il colpo d’occhio è pazzesco: un tappeto di folla a perdita d’occhio, occhiali fluo, glitter, fango e mood da festivalone.

Luca Noise in apertura: storico collaboratore di Gigi Dag, catalizza l’attenzione del pubblico grazie anche a tre enormi maxischermi su cui viene trasmessa la sua immagine in bianco e nero stile boiler room. Si fa notte e l’eccitazione è palpabile, alle 22 Gigi arriva letteralmente invocato dalla folla al suono di «Un Capitano, c’è solo un Capitano!» in tenuta d’ordinanza: cappello da capitano, giacca bianca, cuffie e occhiali tempestati di strass e l’immancabile ciondolo con l’ideogramma giapponese della danza.

«Che bello tornare a casa, che bella casa e che begli amici. Grazie per aver scelto questo cielo»: un boato lo accoglie e partono quelle che saranno due ore di live incalzante e compatto, sostenuto da trame di luci, fuochi d’artificio e spettacolari fiammate.

Gigi affianca ai suoi remix più famosi (Narcotic in apertura, ma anche I Pirati dei Caraibi, Con te partirò e Le radici ca’ tieni) anche i pezzi storici: risuonano nella cornice della Palazzina di Caccia di Stupinigi i vocals ipnotici di Però, Ininterrottamente e Un Mondo Migliore, incalzati dai bassi martellanti che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, quelli acidi e tribal raccolti in quella sorta di disciplinare del Lento Violento che è l’album Lento Violento… e altre storie o nella sua versione più ruvida e di poco successiva La musica che pesta (pubblicato sotto lo pseudonimo di Lento Violento Man).

Rotolano tra il pubblico degli enormi palloni gonfiabili bianchi (e mentre mi appunto queste cose sul bloc notes vengo travolta da una maxi palla targata Gigidag, segue un eroico salvataggio degli appunti dal fango del pit), i giri si abbassano e l’atmosfera si fa sospesa: parte un arrangiamento quasi fiabesco de L’amour toujours. Il pubblico risponde con un boato, è il momento che tutti aspettavamo: siamo una sola grande onda di energia, un flusso luminoso che abbraccia Gigi Dag in consolle. I BPM sotto palco sono alti, Gigi continua a farci ballare con Shadows of the Night, singolo prodotto assieme al duo di dj e compositori italiani Boostedkids per celebrare i 25 anni di Another Way, del quale è stata mantenuta la sezione strumentale costruendovi sopra nuovi vocals. La serata volge al termine e Gigi ci regala un’infilata di pietre miliari come Bla Bla Bla, The Riddle e In My Mind, inframezzati dal tema ipnotico di Tetris e Gam Gam.

Gigi si riconferma matador assoluto del dancefloor, icona dell’eurodance e ambasciatore dell’eccellenza torinese e italiana nel mondo, come dimostrato non solo dai numeri da capogiro degli ultimi live, ma anche dai numerosi omaggi internazionali che costantemente riceve (penso ai campionamenti di Lupe Fiasco, Martin Solveig e Paul Kalkbrenner, ma anche al cameo musicale de L’amour toujours in Uncut Gems dei fratelli Safdie o all’omaggio dei Massive Attack al BBK di Bilbao).

Il live si chiude con L’amour toujours, Gigi è travolto dal calore del pubblico, il suo pubblico, la sua città. Lui ci dice «È stato bellissimo tornare qua, con amore tutti insieme a tempo di musica. Grazie per sempre» e io non sto piangendo, mi è solo entrato un enorme cuore olografato in un occhio.

 

foto di Michela Talamucci

Chiara Correndo

Film asiatici. CCCP. Negroni corretto con amaro lucano. Oasis o Blur? Blur. Made in Turin.

Loading
svg
Navigazione Rapida
  • 01

    La musica che unisce: Torino rende omaggio al suo Capitano