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Il rock’n’roll è una questione di sensibilità

Lo scorso venerdì 27 giugno, al Magazzino sul Po, si è tenuta Festa Sensibile. Organizzata da Sberdia Live, la serata non è stata solo un pretesto per l’esordio live del nuovo supergruppo Maschi Sensibili, ma la celebrazione del rock attraverso la decostruzione dei suoi stereotipi e l’esaltazione della sua energia e vitalità, elementi che oggi paiono più necessari che mai. A condividere il palco, l’hardcore punk dei Subliminal e il post punk di stampo british dei Best Before


È una di quelle rare circostanze in cui, a un concerto, fa più caldo fuori che dentro. Questo è ciò che succede quando da ormai due settimane le temperature viaggiano sulla trentina anche di sera, mentre nel locale attivano i ventilatori. È un sollievo perché sappiamo quanto un luogo come il Magazzino sul Po possa diventare letteralmente incandescente in determinate situazioni. Tuttavia, nessun dispositivo di areazione salvavita ha impedito che la serata di venerdì 27 giugno fosse un tripudio di sudore, calore umano, energia e… sensibilità.

Sì, perché quel giorno i Murazzi di Torino sono stati il teatro della Festa Sensibile, una serata di musica dal vivo, organizzata da Sberdia Live, intenta a celebrare il debutto del supergruppo Maschi Sensibili e il rock come forma di aggregazione sociale ed emotiva. In un periodo storico sempre più demoralizzato e demoralizzante, in cui la confusione per un futuro all’insegna dell’incertezza destabilizza più di una generazione, una chitarra distorta può certamente essere un antidoto, una valvola di sfogo, una miccia per accendere un fuoco e trovare tra le fiamme un senso alle cose. Ma anche una forma di militanza, di presa di posizione attiva verso il presente.

Lo stesso nome della band formata da Raffaele Cirianni, Andrea Marazzi, Riccardo Aucello, Claudio Lorusso e Zevi Bordovach — tutti attivi in altre formazioni e da tempo ben inseriti nel ricco panorama underground torinese — è una dichiarazione politica ben precisa: la critica alla mascolinità tossica e all’orrore che ha generato nella società moderna, in cui la sensibilità si è trasformata in debolezza e i sentimenti in segni di vulnerabilità.

I Maschi Sensibili mettono in discussione tutto questo. Festa Sensibile dichiara con orgoglio il diritto a cantare la disperazione, con l’obbligo di scandalizzarsi per ciò che non va e la volontà di agire per provare a cambiare le cose. Tale approccio attivo è il leitmotiv dell’intera serata, perché anche le due band che condividono il palco col supergruppo — seppur ognuna alla propria maniera — esprimono un disagio generazionale e personale attraverso musica che, dietro gli stilemi dei generi musicali, sprigiona una sensibilità comune.

I primi a esibirsi sono i Subliminal, band HC che, nonostante la giovane età, ha già calcato più volte alcuni dei palchi culto della storica scena torinese, come l’immortale El Paso Occupato. Qui portano i pezzi del loro primo album Beata Innocenza — un titolo emblematico —, uscito da poco, e lo fanno con una rabbia e un’energia davvero esplosiva. La band maschera bene alcune imperfezioni esecutive con una presenza scenica dirompente: non stanno fermi un secondo, saltano ed esaltano quello che al momento è un pubblico non molto numeroso ma non per questo restio a entrare nel vortice.

Nell’hardcore punk dalle tinte nu metal — a volte veloce e frenetico, a volte pesante e potente — dei Subliminal si cela una velata ironia volta a esorcizzare senza censure le fragilità della Gen Z. Pezzi come PisciallettoPorn Addiction ne sono la dimostrazione esplicita, mentre Urla, Agisci è un invito all’agire nonostante lo schifo generale.

In termini di rabbia non sono da meno i Best Before, che nel corso degli ultimi anni si sono imposti come un punto fermo della scena e una delle formazioni più credibili. Il loro post punk di stampo anglosassone, che fa eco ai Joy Division, ai Fontaines D.C. e a tutta l’ondata crank-wave, è travolgente. Questa volta siamo di fronte a una band che gioca una sorta di minimalismo performativo. On stage i ragazzi sono monolitici e magnetici, mentre è sotto palco che un pogo selvaggio scalda ancora di più l’atmosfera. Il carisma e le liriche semplici ma evocative e tremendamente vere di Jacopo Sulis entrano nelle vene e, senza che la band abbia ancora pubblicato qualcosa online, sono già degli inni, cantati e urlati dai più.

È una poetica bohémien, quella dei Best Before: ci dice che essere complicati non è un difetto, che è normale sentirsi spaesati al giorno d’oggi, che le convenzioni forse non sono sempre la strada giusta da seguire. E tra uno stage diving e un flusso strumentale, la band cala il sipario sulla sua performance con la dimestichezza dei grandi, senza troppi fronzoli.

Conto alla rovescia, ed ecco apparire sul telo del retropalco una compilation di brevi estratti live degli artisti più importanti della storia del rock dagli anni ’50 ad oggi, partendo da Elvis Presley, Chuck Berry e Beatles fino ad arrivare a Oasis, Arctic Monkeys e Idles. E alla fine di tutto, proprio loro: Maschi Sensibili. È con questa simpatica goliardata, spaccona, arrogante e provocatoria come il rock’n’roll, che il supergruppo fa il suo ingresso non solo sul palco del Magazzino sul Po, ma anche nella scena musicale: come anticipato, il loro è un battesimo.

Ed è davvero una festa, tra amici, senza pretese, senza che tale leggerezza ci privi di brani energici e vitali, che attraversano diverse sfumature del rock, dall’hard al math, dallo stoner al noise, tra riff accattivanti e un suono massiccio. Al secondo pezzo, tutti e cinque si accendono una sigaretta e suonano come rockstar d’esperienza. Raffaele versa da bere a chi si trova in prima fila, per poi scolarsi quel che rimane in un solo sorso, mentre Anthony Sasso e Filippo Dallinferno, tra gli ospiti d’onore, schitarrano e gasano l’atmosfera.

Poi una sciarpa della Palestina viene applaudita come simbolo di tutti i popoli e le comunità oppresse, e qualche brano più impegnato rende Festa Sensibile non solo, appunto, una festa, ma anche una specie di danza macabra tra le fiamme; perché è giusto divertirsi, ma senza mai dimenticare il marcio che ci circonda. Ci sono pezzi che parlano di psicofarmaci, altri di guerra — quella fuori e quella dentro ognuno di noi — ed è impossibile, parlando di rock, limitarsi alla pazza gioia. Forse è proprio il rock a essere la vera medicina.

Per questo Festa Sensibile è tante cose insieme: aggregazione, divertimento, riflessione, movimento, sostegno, ribellione. C’è bisogno di tutto questo. Ce ne stiamo rendendo conto giorno dopo giorno, mese dopo mese, conflitto dopo conflitto. Una serata del genere forse ci vuole dire che la svolta parte da ognuno di noi, da ciò che ci unisce, dalle fragilità che abbiamo in comune, quelle che ci hanno fatto cadere ma che allo stesso tempo potrebbero essere un punto di partenza per rialzarsi. E il rock può ancora essere una forma di resistenza? Nonostante tutto, pare proprio di sì.

 

foto di Giorgia Mirabile

Marco Nassisi

Per me scrivere di musica vuol dire trovare una scusa per ascoltarne tanta, scoprirne di nuova e fare un po' d'ordine nella testa.

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