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I Varanda, i confini e la musica alternativa brasiliana

Il 14 ottobre la band Varanda ha pubblicato in modalità indipendente e autoprodotta l’EP Rebarba, ideale prosecuzione dell’album d’esordio del 2024. Tra il dream pop, il noise rock e la musica tropicalista degli anni ’60, i Varanda si inseriscono con naturalezza nell’attuale scenario musicale brasiliano


I Varanda suonano sulla soglia di un qualcosa ancora da definire, portando avanti continuamente la tematica dei limiti all’interno del loro progetto a partire dal nome – in traduzione, veranda – passando per il titolo dell’album d’esordio Beirada, bordo, fino al più recente EP Rebarba, rimanenza. Fuori, ma al contempo dentro; parte, ma come scarto. Sono una band brasiliana nata nella piccola – contestualmente, intorno ai 500 mila abitanti – Juiz de Fora, nello stato di Minas Gerais.

Tra gli unici tre stati a non affacciarsi sul mare o su un’altra nazione, Minas Gerais confina con gli stati di Bahia, Rio de Janeiro, São Paulo e con la capitale, il distretto federale di Brasilia. La sua posizione geografica e culturale ha avuto ruoli ed espressioni variegate nel corso della storia, infatti da qualche anno ospita artisti e gruppi alternativi estremamente moderni, in proficuo dialogo con l’output musicale degli altri centri.

Questo gruppo non fa eccezione. Varanda è composto da Augusto Vargas (voce e basso), da Amélia do Carmo (voce), da Bernardo Mehry (batteria) e da Mario Lorenzi (chitarra). Anche se do Carmo è entrata dopo, la sua voce a tratti vellutata, a tratti tagliente è diventata un elemento distintivo del progetto. I quattro hanno pubblicato l’album Beirada nell’agosto del 2024, riscontrando un successo di pubblico e di critica che li ha lanciati a livello nazionale.

I Varanda rimangono indipendenti e, mentre l’album d’esordio ha visto Paulo Emmery nel ruolo di produttore, questo EP è stato autoprodotto. Rebarba è uscito il 14 ottobre 2025 e contiene cinque brani inizialmente composti per Beirada, però mai registrati. I brani dell’EP si configurano, quindi, come ideale prosecuzione dell’album, aggiungendo al progetto i pezzi mancanti: mentre Beirada alterna all’intensità e all’inclinazione noise rock una dolcezza melodica e succosa, Rebarba rafforza quest’ultimo elemento. I tratti noise rock si fanno più rari, rivelandosi all’inizio o alla fine di brani come Sol oppure Ela Já Me Ama, lasciando più spazio a delle sonorità affini agli anni ’60 e ’70 brasiliani.

Se da un lato si possono sentire delle influenze di grandi nomi della Tropicália, come il pop sperimentale del bahiano Tom Zé o il rock psichedelico dei paulistas Os Mutantes – che spaziano da Bahia a São Paulo, appunto – d’altro canto le basi per questi brani sono di stampo internazionale, tra il dream pop e l’indie rock. In Espelho, do Carmo e Vargas si fanno da specchio, alternandosi e sovrapponendosi nel canto per il tramite di un arrangiamento onirico.

Nello stesso Espelho, quell’atmosfera da sogno vede la partecipazione di Pedro Fioravante al piano, mentre Cores No Céu gode di un elemento elettronico firmato da Lauiz, al secolo Luiz Martins. Ai margini dei rapporti, lo spazio tra l’io e l’altro rivela confini personali storti e conflittuali: in questi brani, affrontano insieme tematiche legate alla fine dell’amore, tra la disconnessione e il desiderio. Al termine dell’ultimo brano, do Carmo chiede: «vi è piaciuto? Ho provato a essere sincera con questo brano, però è un ragionamento stupido».

Giove Pereira

Parlo di musica, memoria e interculturalità. Penso e scrivo in tre lingue e le mischio spesso.

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