Senza effetti speciali né proclami, i Cola salgono sul palco del Covo Club di Bologna con la stessa sobrietà che caratterizza la loro musica: essenziale, calibrata e priva di orpelli. Il risultato è quello di un live solido e suonato con precisione, che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico e costruire un’atmosfera raccolta ma partecipe. In apertura, da Modena, i Palea
Al momento dell’arrivo, l’atmosfera al Covo Club è di una rara desolazione. Un dettaglio amaro, considerando che quella del 7 Giugno sarebbe stata l’ultima serata live della stagione. Tuttavia, la progressiva affluenza che si registra già a metà dell’opening act restituisce presto all’ambiente quella palpabile vitalità che solo la presenza di un pubblico autenticamente partecipe sa generare.
Poco dopo le 22 sale sul palco una band modenese che, a giudicare da ciò che ha portato sul palco, ha tutte le carte in regola per prendersi un posto nel panorama alternative italiano – e non solo –. Si chiama Palea ed è formata da un gruppo di giovanissimi, eppure Giulio Bertarini, Stefano Miozzo, Samuele Pigoni e Angelo Pio Graziani – che per qualche mese sostituisce il bassista Marco Mussini – si muovono sul palco con una disarmante sicurezza e con una travolgente carica emotiva. Nel loro sound si sentono tanti ingredienti: l’irruenza fresca degli Arctic Monkeys, la sensibilità emotiva e la raffinatezza atmosferica dei Nothing But Thieves e le tensioni viscerali dei Deftones – queste ultime particolarmente evidenti nel brano As We Fall, quarto nell’EP d’esordio Everything Will Fall Into Place –.
Le chitarre riverberate si intrecciano in tessiture melodiche dense e avvolgenti, arricchite dall’uso sapiente della loop station, che contribuisce a scolpire paesaggi sonori ipnotici e intensi, forgiando un’atmosfera sognante e quasi cinematografica. Il risultato è quello di un live che trasporta l’ascoltatore in un racconto più ampio, popolato da memorie sfocate e da un’urgenza emotiva tangibile. C’è qualcosa di genuino e di “non costruito” nella presenza scenica dei Palea: un senso di autenticità privo di forzature, che si traduce in una connessione immediata e intensa con il pubblico, che non tarda a rispondere con un entusiasmo sincero.
Dopo una ventina di minuti, a prendersi la scena sul palco del Covo Club sono i Cola, in quella che sarebbe stata la loro seconda tappa italiana, dopo l’esibizione del giorno precedente in territorio milanese. La loro entrata è misurata. Salgono sul palco con quella discrezione elegante che da sempre contraddistingue la loro poetica: la scena è quella di tre musicisti in perfetta sintonia, essenziali nelle loro scelte, che costruiscono un intero mondo sonoro con pochi, calibratissimi elementi.
Il progetto canadese prende forma nel 2019, quando Tim Darcy e Ben Stidworthy, già noti per aver fondato gli Ought, iniziano a collaborare con Evan Cartwright, batterista di raffinata sensibilità e attivo nella scena jazz e sperimentale di Toronto (lo si è visto all’opera con U.S. Girls e The Weather Station).
Con un sound profondamente ispirato a band quali Television e Women, il trio si è ufficialmente rivelato al pubblico solo nel 2021, proponendo una personale rilettura del post-punk d’autore, capace di coniugare tensione emotiva e minimalismo sonoro.
Il live è un distillato di precisione e intensità controllata: una musica che non travolge, ma avvolge lentamente. Le chitarre di Darcy, secche e incisive, dialogano con le linee di basso “elastiche” di Stidworthy, mentre Cartwright imposta pattern ritmici geometrici, spesso ridotti all’osso ma sempre eseguiti con una cura metronomica.
L’atmosfera in sala è raccolta, quasi contemplativa e il pubblico risponde con un ascolto attento e rispettoso. Eppure, non tutti i brani riescono a mantenere lo stesso livello di coinvolgimento: a tratti, soprattutto la band suona i suoi pezzi più trattenuti e ripetitivi, la narrazione musicale si appiattisce, sfiorando la monotonia. L’interplay tra i musicisti rimane sottile e raffinato, ma è solo con i brani Water Table e Mendicant che la tensione emotiva si fa davvero viva e contagiosa.
In conclusione, quello dei Cola non è stato un concerto da brividi lungo la schiena, ma nemmeno un’occasione sprecata. La serata ha trovato forza nella misura e un’energia sotterranea che, pur non travolgendo completamente, ha lasciato il segno.