Torino si accende sotto i bpm travolgenti di okgiorgio, che trasforma la dancefloor dell’Hiroshima Mon Amour con un live esplosivo, tra elettronica pulsante, UK garage e avant-pop
Il pubblico torinese risponde compatto alla chiamata di Giorgio Pesenti, in arte okgiorgio, che porta il suo okitalia tour in una Torino incandescente di attesa e vibrazioni. La serata, sold out da mesi, conferma la crescita vertiginosa di un artista che si sta affermando come uno dei nomi più interessanti del clubbing italiano. Okgiorgio, già noto per il suo passato nella band ISIDE e per aver prodotto artisti indie e pop come Pinguini Tattici Nucleari, Fulminacci e Giuse The Lizia, è partito da Treviolo, un piccolo paese in provincia di Bergamo. Nel tempo, il suo percorso lo ha portato a evolversi sempre di più, fino a diventare il volto e la mente del riuscitissimo concept ok, un progetto che oggi lo vede protagonista a pieno titolo.
Il set è un viaggio senza pause tra beat frenetici e strutture sonore avvolgenti, in cui l’equilibrio tra bassi potenti e melodie stratificate mantiene alta la tensione emotiva. Okgiorgio è totalmente immerso nella sua musica: alterna i sintetizzatori alla chitarra acustica, passando da momenti pulsanti e travolgenti ad altri più intimi e sospesi, creando un flusso continuo che tiene il pubblico agganciato. Tra le sue mani prende vita l’okcomputer – un sintetizzatore progettato ad hoc dallo studio Machinezero – che, grazie a sensori di movimento, gli permette di modulare le tonalità sonore con semplici gesti, aggiungendo un ulteriore livello di interazione alla performance.
Ma non si tratta solo delle sue produzioni: il set si arricchisce anche di sample presi da brani celebri, che okgiorgio destruttura e ricompone con il suo tocco inconfondibile, trasformandoli in qualcosa di completamente nuovo. Il pubblico canta, si muove all’unisono, catturato in una dimensione parallela dove la musica diventa un linguaggio diretto e universale. I brani degli EP ok e ok? sono cuciti insieme da transizioni fluide che lasciano appena il tempo di respirare prima di tuffarsi nella traccia successiva.
Ciò che colpisce di più nel live di okgiorgio è la sua capacità di creare un ambiente che sa di casa, in cui non esiste distanza tra artista e pubblico. Nessun filtro tra palco e platea: Giorgio – posizionato al centro della sala – guarda negli occhi chiunque abbia intorno, canta e suona come se stesse parlando direttamente a ciascuno dei presenti. È una dimensione inclusiva e accogliente, un safe space dove sentirsi totalmente ok.
Il pubblico dell’Hiroshima Mon Amour ha accolto okgiorgio con un calore travolgente. Si conferma così l’autenticità di un progetto artistico immaginato per chi vive la musica come un’esperienza totalizzante. Con un sound identitario e dal respiro internazionale, non possiamo che sperare di vederlo presto su palchi sempre più importanti, primo tra tutti – per giocare in casa – quello del Club to Club.