Traendo ispirazione dai «sexy, sudati e underground rave di Praga», il terzo album di FKA Twigs, Eusexua, conduce l’ascoltatore in una dimensione dove i corpi meditano unendosi tra loro. Una celebrazione rituale e liturgica della notte che richiama quell’incontro tra new age, elettronica e pop avvenuto durante gli anni ’90
Tahliah Debrett Barnett, conosciuta con lo pseudonimo FKA Twigs, è nel panorama artistico contemporaneo uno degli esempi più calzanti di come il corpo dell’artista possa diventare territorio e tema di sperimentazione. Attraverso la sua carriera di cantante, ballerina e attrice ha esplorato differenti modi e approcci artistici, ponendo sempre il proprio corpo, il suo uso e le sue intenzioni rivendicative, come fulcro delle applicazioni performative. Il suo percorso ha sempre messo al centro la fisicità, raccontando non solo sé stessa, ma anche i corpi che la circondano e con cui interagisce. Queste narrazioni, spesso metaforiche, oniriche e immaginifiche, elevano i corpi a uno spazio sacro dove vengono celebrati e rapportati al vissuto personale.
In questo contesto Eusexua, il terzo album ufficiale dell’artista, è un’estensione naturale del suo lavoro, dove il corpo diventa ancora più esplicitamente il mezzo tramite cui comunicare le proprie intenzioni artistiche e personali. Un riferimento chiaro dell’artista va anche alla questione Calvin Klein e alle accuse di oggettificazione mosse contro di lei in merito a una campagna pubblicitaria. Accuse che, per inciso, rivelano i pregiudizi sociali legati alla percezione del corpo femminile. Twigs risponde attraverso la sua arte, accettando e celebrando l’euforia che il corpo può donare, spingendosi verso uno stato di trascendenza, rifiutando qualsiasi categorizzazione o giudizio limitante.
Musicalmente, Eusexua è una sofisticata e coraggiosa sintesi di linguaggi sonori che si distingue anche per la sua sorprendente accessibilità. Il disco rappresenta una delle opere più pop di Twigs, ma in un’accezione positiva e ambiziosa. La predilezione per il ritmo e la dimensione ballabile è il filo conduttore dell’intero lavoro. Questa componente, evidente e immediata, richiama l’ispirazione iniziale dei rave praghesi, ma il vero punto di forza è il modo in cui quel contesto viene esplorato, approfondito e reinterpretato.
Invece di abbracciare suoni contemporanei e convenzionali, Twigs apre un dialogo con la cultura elettronica della seconda metà degli anni ’90, un periodo in cui techno, UK rave e tematiche new age si incontravano per creare esperienze musicali innovative e mainstream. Le influenze di album come Ray of Light di Madonna e Post di Björk sono evidenti: come Madonna, Barnett utilizza l’elettronica per esplorare territori spirituali e sensoriali; come Björk, fa della sua voce uno strumento malleabile, capace di raccontare storie che sfidano la linearità. Tuttavia, questi riferimenti non sono mai imitazioni, bensì punti di partenza per costruire una visione personale e contemporanea. Per avere un esempio di ciascuna delle influenze, possiamo citare rispettivamente i brani Girl Feels Good e Room of Fools.
La componente elettronica dell’album non è mai sterile o fredda: è intrisa di un’umanità che si riflette nella sua profondità ritmica e nelle sue stratificazioni sonore. Generi come trip hop, acid techno, UK garage e trance emergono non come nostalgiche rievocazioni, ma come elementi vivi e integrati in una narrazione che parla al presente. I testi e le composizioni si intrecciano per raccontare storie di incontri notturni, di liberazione fisica e spirituale, trasformando il dancefloor in un luogo sacro dove si raggiunge una consapevolezza profonda di sé, della propria fisicità e della connessione con gli altri.
È qui che l’album si rivela un progetto che trascende la musica per diventare un’esperienza collettiva. FKA Twigs usa il corpo – il proprio e quello degli altri – come mezzo per esplorare le possibilità di connessione umana attraverso la danza, la musica e il ritmo. Il dancefloor, nelle sue mani, diventa uno spazio rituale dove la collettività e la fisicità si intrecciano in una celebrazione che è al tempo stesso personale e universale. È una celebrazione della sessualità nella sua forma più pura, rivendicativa e trascendente, dove il corpo non è oggettivato, ma glorificato come mezzo di espressione e liberazione.
Le collaborazioni presenti nell’album rafforzano questa visione, in particolare quella con Koreless, il cui contributo estetico bilancia astrattezza e immediatezza, spingendo le composizioni verso una dimensione onirica e futuristica. Oltre a lui, il team di produttori e collaboratori dell’album include nomi che hanno contribuito a creare un universo sonoro coeso e al tempo stesso variegato, dove ogni traccia sembra appartenere a un rito diverso dello stesso culto musicale. Barnett, però, rimane il fulcro di questo viaggio: la sua voce, il suo corpo e la sua visione artistica guidano l’intera esperienza, rendendo Eusexua non solo un disco, ma un’opera d’arte performativa che troverà senza dubbio il suo culmine nella dimensione live.
Con Eusexua, FKA Twigs celebra il corpo come tempio, strumento e linguaggio universale. Non si limita a creare musica, ma costruisce uno spazio rituale in cui i corpi possono incontrarsi, liberarsi e trascendere attraverso e con il ritmo. Il suo approccio va oltre il fisico, per toccare profondamente le emozioni e la spiritualità, invitando chi ascolta a riflettere sul corpo come veicolo di storie, memorie ed emozioni. Ogni brano diventa così un capitolo di una narrazione più ampia, un manifesto che invita chi ascolta a immergersi totalmente, senza barriere o preconcetti, in un’esperienza che è tanto personale quanto collettiva.