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Eterea: fluttuare nella malinconia con Naturamorta

A Naturamorta basta un piccolo EP di tre tracce per presentare in maniera esaustiva il suo sound e la sua poetica: testi intimi accompagnati da un mix tra alternative rock, post-punk, muri di chitarre shoegaze e un’estetica goth per creare atmosfere intime e romantiche


È dalla nebbia che si insinua nella provincia che emerge il viandante Naturamorta. Si tratta del progetto solista di Manuel Di Pierro, musicista e cantautore già attivo nella scena underground torinese con i Millais Flower Honey, band ora sciolta ma precedentemente fra le realtà più interessanti passate da Vertebre Festival, con il loro indie/alternative rock di stampo internazionale. Lì, infatti, Manuel cantava in inglese. Con Naturamorta, la scelta di cimentarsi con la scrittura in italiano non gli impedisce di regalarci un EP altrettanto capace di uscire dai confini, anche e soprattutto grazie alla ricerca di un sound ricco di elementi che si rifanno a un certo rock dei primi Interpol.

Registrato tra Grugliasco e Torino, l’EP in questione è Eterea. Composto da tre tracce, la prima cosa che colpisce è proprio la qualità della produzione, curata dallo stesso Di Pierro assieme a Emanuele Campiglia, chitarrista e membro della band di supporto al progetto, alla quale si aggiungono Samuel Nobile (chitarra), Manuel Crova (basso) e Davide Soranzio (batteria). Al mix abbiamo Claudio Lorussofrontman degli Atlante – che contribuisce a donare al lavoro una portentosa compattezza sonora. Lo capiamo immediatamente, quando le delicate chitarre che introducono Settembre implodono in un massiccio muro sonoro tipico dello shoegaze, in grado di schiacciarti ed elevarti in aria allo stesso tempo. È un continuo alternare le due sensazioni: dalla dolce strofa, in cui la voce di Manuel scorre come in un sogno ad occhi aperti, alle esplosive strumentali di chi sembra aver definitivamente preso il volo verso un’altra dimensione.

Candele Rosse è un brano post-punk, che parte con un basso deciso e una batteria le cui ritmiche non lasciano tregua. Ma anche qui non ci si risparmia a cambi di tempo improvvisi che rendono l’ascolto dinamico e coinvolgente, fino all’assolo di chitarra finale e al conseguente ritornello: un climax emozionale il cui pathos emerge dalle liriche semplici ma assolutamente impattanti. Il concept è quello dell’allontanamento e la conseguente distanza – fisica e psicologica – tra due persone, in cui regnano la nostalgia e il ricordo di momenti condivisi, una volta tornati dove si è stati bene.

Il breve viaggio nel mondo introspettivo di Manuel si conclude con Luna. L’artista afferma che, nel periodo di composizione del brano, l’album che ascoltava a ripetizione era In Rainbows dei Radiohead; e si sente. Una drum machine accompagna chitarre dai riverberi delicati e un testo che è un dialogo intimo tra sé stesso e la magia della notte, fonte di evasione dal caos che attanaglia le anime perdute: un elogio alla malinconia che è però contemplazione, un ritorno alla semplicità e alla ricerca di una pace forse impossibile e per questo idealizzata, vero leitmotiv di Eterea.

Da menzionare la copertina, ispirata a quella di Baby Blue Movie dei Cigarettes After Sex – altra grande fonte di ispirazione –, così evocativa da racchiudere in sé la poetica dell’EP, donandogli quelle atmosfere black and white tipiche della musica goth. Eterea è un lavoro in cui emozioni forti quali la solitudine e l’ossessione giocano un ruolo cruciale, così come la visceralità con la quale Naturamorta rappresenta in musica il suo immaginario. Sicuramente da tenere d’occhio.

Marco Nassisi

Per me scrivere di musica vuol dire trovare una scusa per ascoltarne tanta, scoprirne di nuova e fare un po' d'ordine nella testa.

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