Il secondo album dei Sanlevigo è la voce di una generazione alle prese con un presente confuso e un futuro incerto. Un album energico ma anche etereo che per la band romana è sfogo e terapia: un desiderio di evasione e allo stesso tempo un invito a guardarsi attorno senza la paura di affrontare le proprie fragilità, in un mondo sempre più opprimente
I Sanlevigo sono una band nata a Roma nel 2017 e da diverso tempo sono una delle realtà più interessanti dell’underground capitolino. La qualità sonora e compositiva delle loro precedenti uscite ci descrivono il quartetto come un gruppo capace di intercettare sempre i gli stati d’animo musicali più adeguati alle delicate tematiche che scelgono di affrontare; il loro primo EP Dopplegänger (2019) e il loro esordio sulla lunga distanza Un giorno all’alba (2021) sono infatti due concept che gravitano attorno ad argomenti di natura psicologica, scavando nella fragilità e nelle viscere mentali dell’individuo. Il tutto al servizio di un rock che sa essere potente e delicato allo stesso tempo.
Con Spettri, il loro nuovo album in studio, la band torna sulle scene e lo fa con un’opera che mostra un grande salto di qualità in termini di produzione e maturità. I Sanlevigo scelgono di esplorare luoghi sospesi, in cui regnano i riverberi delle chitarre post rock e le atmosfere rarefatte dell’ambient. Fin dalla cover, l’album si presenta come un viaggio in spazi liminali dove è possibile perdersi e ritrovarsi dopo essersi interfacciati con le proprie inquietudini.
Come spesso accade per i progetti giovani e contaminati, numerose sono le ispirazioni che caratterizzano il sound dell’album, che già dal primo ascolto si rivela essere decisamente articolato. Il primo singolo pubblicato – Piccoli cannibali – è un brano di puro post punk, debitore della musica dei Molchat Doma, tra ritmiche serrate e riff taglienti, così come Spartisci la folla, che ricorda l’incessante energia degli Shame. Ma in Spettri vivono anche il corpo e l’anima della psichedelia e della new wave, tra pezzi eterei quali Nuova cenere e altri intensi ed energici come Viaggi onirici al piombo; quest’ultima, già dal titolo ossimorico, esprime la tendenza generale dell’album a oscillare tra cruda realtà e sogno vibrante.
Il disco infatti è una sorta di via di mezzo tra il desiderio inconscio di evasione dalla routine – come nella strumentale dai synth cosmici Limbo e nella liberatoria Monotonia – e l’incontrollabile tendenza a restare ancorati alle contorte dinamiche che caratterizzano la vita delle persone. Tale tendenza è espressa nei testi, dalla vena poetica ma privi di ermetismi; anzi, si tratta per lo più di liriche dirette e chirurgiche nel raccontare le angosce contemporanee che attanagliano la nostra vita. L’album è il frutto delle riflessioni su un presente confuso – in particolare per la Gen Z –, che ha attraversato una pandemia e che continua ad anestetizzarci lentamente abituandoci alla brutalità dei numerosi conflitti mondiali odierni: un dramma globale che si ripercuote nell’animo dell’individuo. I Sanlevigo incarnano questo individuo, che è riflessivo e conscio della propria paura di far parte di una Post-democrazia digitale, come lo skit spaventosamente orwelliano volto ad esplicitare la natura politica del disco.
I territori sonori di Spettri, sospesi in dimensioni immaginifiche, sono l’ambiziosa destinazione spirituale di una band che con questo album analizza prima sé stessa e poi la nostra società, senza fini moralistici: è l’urgente racconto del passato, del presente e del futuro di una generazione, di un modo di intendere la vita; un album di ansie e rifugi fisici e mentali. Un album che ci obbliga a psicanalizzarci, a guardarci dentro e fuori, mentre i nostri pensieri scorrono su un tappeto sonoro a tratti esaltante, a tratti riflessivo.
Spettri è un’opera che ci invita ad affrontare la realtà, senza che venga meno la voglia di sognare e, ogni tanto, dimenticarci di essere l’ingranaggio di un meccanismo che, pur essendo complesso, spesso tende a semplificare tutto, in primis le persone. I Sanlevigo ci dimostrano senza mezzi termini che gli esseri umani sono contorti e speciali: un po’ quello che sono loro some entità artistica.

