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C2C Festival: l’avant pop come connessione perpetua

La notte del sabato ha confermato la maestria nell’andare oltre le definizioni di genere musicale, tra il techno punk dei Model/Actriz, la dark synth wave del maratoneta John Maus, le atmosfere urban di Ecco2k e Nourished by Time e le club vibes di A. G. Cook, Floating Points, Blawan, Kode9 e Four Tet


In loving memory of Sergio Ricciardone: è questo il messaggio comparso a più riprese sui maxischermi del Main Stage al C2C Festival 2025. Un doveroso e commosso omaggio – proiettato qualche giorno fa anche sulla Mole Antonelliana – all’indimenticato co-fondatore e direttore artistico di una kermesse evoluta da fenomeno prettamente underground a evento di fama internazionale in grado di tracciare orizzonti non solo musicali, ma anche culturali a più livelli nella sua attuale casa, il Lingotto.

Con il passare degli anni l’hanno definito avant pop, proprio per la capacità di cambiare pelle e andare oltre le etichette imposte dai generi musicali e dal primo amore elettronico. Avant pop non come gabbia entro cui cercare riferimenti comodi e rassicuranti, quindi, ma come connessione perpetua tra suoni diversi per estrazione e frequenza, tendenze ed emozioni grazie ad una direzione artistica (capitanata con grande acutezza da Guido Savini) lungimirante nel voler percorrere – almeno per il momento – la stessa strada indicata a suo tempo da Ricciardone.

Se le prime due serate hanno rispettato le aspettative, dunque, la notte di sabato le ha confermate alla grande, soprattutto attraverso una line up ben assortita. Tra il techno punk dei Model/Actriz, la dark synthwave del maratoneta John Maus, le atmosfere urban di Ecco2k e Nourished by Time e le club vibes di A. G. Cook, Floating Points, Blawan, Kode9 e Four Tet. Su questo vero e proprio saliscendi emozionale, il pubblico ha risposto con calore lasciandosi trasportare dalle onde sonore, ballando, pogando, saltando, contemplando o facendo andirivieni tra i due padiglioni del festival.

Dopo il prologo affidato ad Acid Eyes e al folk voce e chitarra di Annahstasia, a riscaldare l’atmosfera sul Main Stage ci hanno pensato i Model/Actriz: la band di Brooklyn, dopo l’exploit di due anni fa, è tornata sul palco principale del Lingotto con intenzioni tutt’altro che pacifiche. Guidato dalle incredibili doti da performer del frontman Cole Haden – più volte sceso a cantare nel parterre –, supportato da una parte ritmica potente come poche, il quartetto ha superato il muro del suono noise creando letteralmente lo scompiglio tra un pubblico ancora raccolto ma non per questo meno agitato; ciliegina sulla torna, un’estetica queer notevole adornata da travestimenti sfarzosi e balletti che si rifanno alla tradizione classica.

Allo Stone Island Stage c’era invece grande attesa per vedere all’opera un baluardo della scena alternativa statunitense come John Maus. Fuori moda, fuori dagli schemi e anche abbondantemente fuori di testa, il cantautore ha portato al C2C Festival tutta la tradizione synth pop in salsa dark di matrice eighties. La sua performance ha oscillato tra teatralità sportiva, con corse sul posto, pugni in aria, salti e flessioni, ed espressione quasi mantrica con la sua caratteristica voce baritonale: tutto questo ha dato la sensazione di trovarsi di fronte a un atto più che a una festa; un richiamo alla dimensione riflessiva, con un pubblico che ha voluto ascoltare oltre che muoversi.

Il lato più urban del sabato è stato rappresentato dal rapper Ecco2k – esibitosi arrampicato su un ponteggio da imbianchino – e, soprattutto, dal cantautore e producer Nourished by Time. Quest’ultimo, al timone delle parti elettroniche con un sostanzioso accompagnamento di synth e chitarre, ha dato sfoggio della propria abilità di unire l’R&B alla musica alternativa unendo sapientemente i beat del primo ai muri sonori tipici del post rock e dello shoegaze.

Al calar delle tenebre, a farsi sentire con prepotenza sono state quelle club vibes che hanno contribuito come nient’altro alla fama mondiale del C2C fin dalla sua fondazione. A gestirle, alcuni tra i nomi più eclettici della scena elettronica internazionale: primo tra tutti A. G. Cook che, nascosto tra capelli lunghi, occhiali con montatura tonda dorata e maglione oversize da nerd, ha fatto esplodere un Main Stage già stracolmo portando all’estremo gli stilemi del pop, con ritmi forsennati e visual psichedelice.

Dopo l’avvolgente dj set di Floating Points, maestro nello stratificare diverse sonorità in modo talmente fluido da portare la dimensione della danza in qualcosa di più meditativo, a chiudere la serata fino allo scoccare delle quattro ci ha pensato Four Tet, capace di trasformare la pista in un vero e proprio organismo pulsante con un set molto raffinato tra house e ambient, portando in viaggio i presenti con un’ora di pura trance sonora. Tutto questo mentre, dall’altra parte del Lingotto, Blawan e l’ospite a sorpresa Kode9 terminavano magistralmente e rumorosamente le danze.

Considerando tutti gli aspetti della serata, la scelta di intitolare la ventitreesima edizione del C2C Festival Per Aspera ad Astra si è rivelata quanto mai azzeccata: nonostante la morte del suo leader, infatti, il 2025 ha messo ancora una volta in luce il valore della manifestazione come crocevia delle frontiere sonore. Lo stesso discorso, al netto degli evidenti disagi del sistema token ma con i vantaggi di una conclamata vivibilità, vale per la decisione di mantenere intatta la formula vincente; se tutto questo può far pagare qualcosa in termini di innovazione, ci permette concentrarci maggiormente sull’aspetto musicale e di non vedere l’ora di scoprire l’edizione 2026.

 

foto di Natalia Menotti

Marco Berton

Giornalista non convenzionale: scrivo di diversity per lavoro e di musica per passione. Ossessionato da camicie e maglioni hipster, credo che la normalità non esista e che un altro mondo sia possibile.

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