Un viaggio senza compromessi tra grunge, dark new wave e storytelling frammentato: Boy di Ferro di Visconti, prodotto da Fight Pausa, segna una svolta coraggiosa nella carriera del cantautore, abbandonando etichette preconfezionate per esplorare nuovi territori sonori e tematici. Tra sperimentazione elettronica e punk crudo, l’album è una fotografia distorta e potente di una crescita artistica e personale
Con Boy di Ferro, uscito il 18 ottobre per Dischi Sotterranei e La Tempesta Dischi, Visconti chiude un capitolo e ne apre un altro, più intimo e viscerale. Dopo l’eco indie di DPCM – il primo album uscito in piena pandemia – Visconti punta a destrutturare generi e aspettative con questo nuovo lavoro, presentandosi come un breakup album dove ogni brano è una tappa di un dungeon esistenziale. Non solo un percorso di accettazione della fine di un amore, ma un vero rito di passaggio che celebra una libertà artistica ritrovata. I testi minimalisti, carichi di neologismi e ironia, spingono l’ascoltatore a cercare il proprio significato nei versi, frammentati come ricordi.
Le sonorità dell’album si rifanno a influenze stilistiche ben precise: le chitarre evocano l’energia grunge dei Weezer, mentre i synth richiamano l’elettronica dei primi Metronomy. In questo lavoro, Visconti trasforma e sperimenta, ricreando l’ambientazione di stampo dark new-wave tipica di pilastri come Echo and the Bunnymen, sia a livello musicale che artistico, grazie alla scelta di artwork, titoli, fotografie e di un immaginario ben preciso.
Il viaggio sonoro si apre con 01010110 a introdurre un mondo distopico dominato dall’algoritmo e dalla mercificazione dei rapporti umani; il brano si evolve tra sezioni hardcore punk e atmosfere grunge, definendo l’urgenza espressiva del disco. Con Battesimo Oscuro, Visconti affronta senza filtri la fine di una relazione, trasformando i sentimenti negativi in un rituale sonoro di accettazione. Wandervogel spicca per l’energia punk e l’accattivante unione tra rock e musica rave, mentre Sotto Trema rallenta il ritmo con un groove ballabile e un mantra ossessivo che esorcizza la paura della solitudine.
Tra le tracce più sperimentali troviamo Salsa Rosa – che mescola nostalgia e dolore su una base drum and bass – e CTIPP, dove jungle e punk danno vita a un inno naïf sull’innamoramento. A sorpresa, Girotondo – ascoltabile solo attraverso il CD – ci travolge con un’esplosione di punk da sala prove prima che Wicca, l’ultima traccia, chiuda il disco con un pop grezzo e psichedelico.
Con Boy di Ferro, Visconti dimostra di meritare attenzione non solo per la qualità del songwriting, ma anche per il coraggio di esplorare nuove vie, abbandonando ogni compromesso. Un album che non lascia indifferenti, capace di coinvolgere grazie alla sua capacità di raccontare la complessità delle emozioni umane con sonorità in continuo mutamento.