Pubblicato per Dischi Sotterranei e Tega, la nona opera del collettivo veronese è un disco corale, stratificato e profondamente umano. Dodici brani come favole postmoderne, raccontate a più voci per affrontare un tempo storico disturbante e apparentemente senza uscita
Un gruppo di bambini fuggiti dalla città in fiamme, raccolti attorno a un falò, si racconta storie per tenere sveglia la speranza. È questo l’immaginario che apre Nuova Era Oscura – Vol. 1, nona opera del collettivo veronese C+C=Maxigross, che torna con un disco corale, stratificato e profondamente umano. Dodici brani come favole postmoderne, raccontate a più voci per affrontare un tempo storico disturbante e apparentemente senza uscita.
A due anni da Cosmic Res, lavoro nato dal dolore per la perdita del mentore Miles Cooper Seaton, i C+C=Maxigross continuano il proprio viaggio con una nuova tappa che è anche un ritorno alle origini collettive. Oltre a Niccolò Cruciani (chitarra, basso, batteria, sintetizzatori e voci), Tobia Poltronieri (chitarra, basso e voci), Zeno Merlini (sassofono e clarinetto) e Sirio Bernardi (batteria e percussioni), la formazione si espande e accoglie Anna Bassy (voce calda, intensa, già con Gianluca Petrella in Cosmic Renaissance) e il pianista sperimentale Luca Sguera, che contribuisce con una sensibilità rumoristica e jazz aperta all’imprevisto. La psichedelia della band, da sempre in bilico tra folk, ricerca e visione, trova qui nuove aperture timbriche e una vitalità espressiva che va oltre ogni forma fissa.
Prodotto per la prima volta da Cru e Tobjah, Nuova Era Oscura – Vol. 1 è anche il primo doppio album del collettivo, in attesa del secondo volume. Registrato tra le colline di Avesa, allo Studio Tega di Veronetta e nella casa di Cru, il disco – pubblicato per Dischi Sotterranei e Tega – si muove lungo un arco simbolico che va dal buio all’alba, dalla perdita al rinnovamento. La forma canzone è trattata come un gesto rituale, un modo per esorcizzare e per unirsi.
Brani come Festa (per chi parte e per chi resta) agitano il fuoco con vibrazioni ancestrali: l’ingresso della launeddas – antico strumento a fiato sardo – è un colpo sonoro improvviso che spalanca un varco. Un inno al trapasso, sospeso tra inizio e fine, tra la soglia e la celebrazione. Schumann parte invece da un dettaglio biografico – il sogno premonitore di annegare nel Reno – per trasformarlo in visione sonora, in immersione emotiva e liquida dentro la psiche e le ossessioni del grande compositore tedesco. Madre è forse il cuore spirituale del disco: una riflessione sulla genesi, sull’origine del Tutto, ma senza alcuna retorica, piuttosto con la tensione quieta di chi osserva da vicino il mistero senza volerlo risolvere.
La title track Nuova era oscura è un mantra collettivo, una chiamata alle armi (interiori) in tempi confusi, il brano si fa invocazione corale, increspatura ritmica che scuote e riunisce, come se il suono stesso fosse uno spazio in cui ritrovare il senso dello stare insieme. Ultima canzone, infine, è esattamente ciò che promette: l’ultimo sguardo prima dell’alba, una resa intima e consapevole alla ciclicità dell’esistenza. Cercare la luce nel crepuscolo non è più un ossimoro, ma una necessità. Ed è proprio in quel gesto di cercare, anche quando tutto sembra perduto, che l’arte – e con essa la musica dei C+C=Maxigross – trova la sua funzione più profonda.
Non è un caso che la copertina dell’album sia un’opera di Carlo Zinelli, figura centrale dell’Art Brut, che realizzò i suoi lavori tra le mura del manicomio di San Giacomo, a Verona, dopo aver vissuto l’orrore della guerra. Come Zinelli, anche i C+C=Maxigross pongono al centro della loro ricerca l’invisibile, il rimosso, il diverso. Lo fanno da sempre con un approccio aperto, multidisciplinare, collaborando con fotografi, artisti visivi e outsider di ogni tipo.
«Le nostre canzoni non cambieranno il mondo», scrivono. Ma lo attraversano, lo raccontano, lo accompagnano con la stessa umiltà e visione con cui da più di quindici anni portano il proprio spettacolo nomade tra luoghi e anime. E forse, a modo loro, lo trasformano. Una canzone alla volta. Una notte alla volta.