In un tempo in cui l’identità sembra farsi ogni giorno più impalpabile, Oracolo di Florilegio è un invito ad ascoltarsi. Qui la felicità — motore del racconto — viene rincorsa lungo dieci tracce che attraversano cantautorato, rock psichedelico, indie-pop e guizzi elettronici, componendo un mosaico emotivo in cui ogni brano segna una tappa di crescita
Sotto il nome di Florilegio si cela Matteo Polonara, cantautore e polistrumentista marchigiano di stanza a Bologna, città che nel tempo si è rivelata fertile per le sue peregrinazioni interiori. Con Oracolo, uscito il 30 maggio per Edac Music Group e Cimba Records — in edizione limitata su vinile —, Florilegio firma il suo lavoro più completo e coeso, un viaggio emotivo tra introspezione e tensione collettiva, in bilico costante tra sogno e disincanto.
Il titolo non è casuale: l’Oracolo è simbolo di ambiguità e rivelazione, un’immagine sospesa tra mistica e intuizione, come le sfere di cristallo, i tarocchi e le foglie di tè che costellano l’immaginario dell’album.
L’apertura è affidata a Non Corrispondo, autentico manifesto di autodeterminazione: un inno all’identità in divenire, che rifiuta le etichette e rivendica il diritto a non combaciare con le aspettative. Il ritornello è potente, quasi catartico, mentre il tappeto sonoro alterna chitarre pulsanti e synth calibrati con cura. Il tema dell’amore, e della sua instabilità, attraversa l’album in brani come Dimmelo Te o Come Sorridi Tu, dove la relazione è terreno accidentato, fatto di salvezze temporanee e comunicazioni interrotte.
Agorafobia e La Felicità Non Esiste raccontano invece il disagio di vivere in un mondo rumoroso e ansiogeno, dove si desidera la connessione ma si teme l’esposizione, dove la felicità sembra sempre altrove o troppo fragile per durare. È in questi momenti che Florilegio mostra la sua forza narrativa: testi densi, evocativi, mai retorici, capaci di descrivere l’inquietudine con delicatezza.
Il cuore del disco batte in Oracolo e in Quando Non Parli — con la partecipazione intensa e calibrata di Fitza —, due tracce complementari che affrontano l’incertezza del futuro con toni opposti: la prima gioca con ironia e leggerezza, la seconda si trasforma in un piccolo rituale emotivo, in cui il silenzio diventa spazio di resistenza. E se Sottrazioni riflette sulla pressione sociale e sul bisogno di conservare la propria unicità, la chiusura con Fatti Di Pensieri Pesanti è un abbraccio a tutte le stranezze che ci abitano, una dichiarazione di libertà e imperfezione che lascia il segno.
Florilegio costruisce un disco che è diario e rito, confessione e invocazione, capace di tenere insieme l’intimo e il collettivo. C’è una maturità nuova, una scrittura più consapevole, un gusto melodico che sa quando restare in punta di piedi e quando esplodere.
In un’epoca dominata dal rumore, Oracolo è un disco che ascolta prima di parlare. E che, nel farlo, riesce a diventare specchio, bussola, talvolta rifugio.