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A Tower Near The Hospital: le notti metropolitane di Gioele Barsotti

L’album d’esordio di Gioele Barsotti è un viaggio notturno nell’anima della città di Roma, che non dorme mai, ispirando musica a ogni angolo di strada. Un disco non facile, ma indubbiamente affascinante, in cui ambient e noise si sposano creando un’esperienza altamente suggestiva


L’ispirazione è un impulso sfuggente. È importante, per l’artista, acchiapparla quando dentro di sé sente che bolle qualcosa. Il bisogno di esprimersi si mescola alle suggestioni del mondo che lo circonda. Tecnicamente parlando, l’artista non smette mai di lavorare, perché in ogni aspetto della sua vita è possibile scovare l’ispirazione. E quando arriva quel momento, è importante farsi trovare pronti. Parafrasando lo storico Marc Bloch, l’artista bravo è come l’orco nella fiaba. Dove fiuta carne umana – l’ispirazione –, là è la sua preda.

Ed è la città di Roma la carne di cui si è nutrito Gioele Barsotti nei suoi due anni da fuorisede in quella che è la metropoli dalle infinite contraddizioni, la capitale dalle mille personalità. Il musicista toscano classe 1998 è rimasto attratto principalmente dal suo lato più oscuro, quello notturno. In fondo, Roma è una città che non dorme mai. Ecco come nasce A Tower Near The Hospital, esordio che arriva dopo l’esperienza nella band post-rock Lunokhod, fondata nel 2016 dallo stesso Barsotti.

L’album è la piena espressione del fascino verso la capacità delle grandi città di evocare sensazioni profonde, che scavano nelle viscere di chi si imbatte nelle loro strade in lunghe passeggiate notturne, in cui i suoni naturali e artificiali non cessano il loro percorso acustico e finiscono inevitabilmente per colpire la sensibilità dell’artista curioso. Gioele Barsotti, che è anche compositore di colonne sonore – dunque un attento conoscitore del rapporto tra il visivo e l’uditivo –, crea un’opera a metà tra film scoring e sound design, dando ai 6 brani che compongono il disco un sapore cinematografico.

A primo impatto, l’ascolto di A Tower Near The Hospital potrà sembrare ostico, quasi respingente. Parliamo di un album ambient che mescola elementi industriali, campionamenti elettronici e naturali che si sovrappongono – come Student’s Home, dalle velate sfumature dub –, impreziositi ogni tanto da sezioni ritmiche che rasentano la techno. Quest’ultima inflessione la si riscontra nei due brani più lunghi: la trascinante Crowded Train Station on a Sunday Afternoon e la spettrale Buzzing City Lighths. Il tutto al servizio di un sound etereo e perso in distorsioni sonore che sfociano nel noise; qui su tutte spicca Rome 00161.

Gioele Barsotti gioca coi suoni e con le loro infinite possibilità espressive e tira fuori un prodotto denso, che non lascia indifferenti, provocando quella sorta di attrazione spontanea verso elementi dai quali prima non si sapeva si potesse essere attratti.

A Tower Near The Hospital è una lenta discesa in un mondo metropolitano, malinconico e inquietante. In tal senso, Late Night Walking è una traccia efficace nel trasportare l’ascoltatore in una dimensione ultraterrena, pur rimanendo radicata al concept concreto dei sampietrini che, bagnati dalla pioggia, riflettono le luci gialle della città alle 4 del mattino. L’immaginario di Gioele Barsotti è chiaro e palpabile in ogni traccia. Ascoltare questo album sarà come ritrovarsi soli tra le vie della città e iniziare a correre nel tentativo di prendere l’ultima metro.

L’artista ha scelto di non affidarsi ad alcuna foto promozionale, optando per un approccio totalmente anticommerciale. Il suo è un progetto da studio, contemplativo e immaginativo. A dare un’idea visuale del concept è solo la copertina dell’album, nella quale spicca l’iconica M rossa. In background, la torre vicino all’ospedale citato nel titolo: il Policlinico Umberto I di Roma.

La musica di Gioele Barsotti mescola concretezza e astrattismo e si rivela un’esperienza totalizzante. Un universo ossessivo, che trascina in affascinanti insidie. A primo impatto, perdersi in tutti quei suoni e ritmi disarticolati potrà risultare destabilizzante, ma una volta compresa la poetica, il risultato non può che rapire e affascinare.

Marco Nassisi

Per me scrivere di musica vuol dire trovare una scusa per ascoltarne tanta, scoprirne di nuova e fare un po' d'ordine nella testa.

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