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Mille sa quello che vuole (e sa come ottenerlo)

Mille, protagonista ieri sera allo Spazio211 di Torino insieme a Pugni, macina un altro sold out con un live intenso, energico e travolgente, in cui le sue indubbie abilità artistiche si sono unite a quelle di performer tra i brani dell’album d’esordio Risorgimento e i primi singoli


«Don’t know what I want, but I know how to get it» (Non so cosa voglio, ma so come ottenerlo) cantavano sul finire degli anni settanta i Sex Pistols in Anarchy in the UK, il loro pezzo più celebre e generazionale. «I know what I want and I know how to get it» (So cosa voglio e so come ottenerlo) potrebbe cantare invece Mille, protagonista di un concerto memorabile sabato sera allo Spazio211 di Torino.

Questo paragone un po’ azzardato, ce ne rendiamo conto, è però funzionale ad affermare un concetto molto semplice. La cantautrice, romana ma trapiantata a Milano, ha macinato un altro meritato sold out con un live intenso, energico e travolgente, in cui le sue indubbie abilità artistiche si sono unite a quelle – altrettanto indubbie – di performer. Un connubio decisamente esplosivo in grado amalgamare alla perfezione una scaletta lunga – più di venti canzoni per un’ora e mezza di musica e spettacolo – e varia, formata da una selezione quasi completa dei pezzi dell’album d’esordio Risorgimento e dei precedenti singoli ed EP. Ad aprire la serata sono state le introspettive canzoni del cantautore pisano-torinese Pugni, suonate interamente in acustico: chitarra e voce.

Una serata in cui Mille, naturalmente a proprio agio sul palco e nei panni di un personaggio quanto mai suo, ha confermato una marcata personalità artistica senza per questo risultare forzata né banale. Vintage – ma in modo non eccessivamente nostalgico – nell’attitudine e nello stile (camicia bianca con baveri plissettati e pantaloni neri a zampa), la nostra si è dimostrata capace – anche nella dimensione live – di usare la sua proverbiale ironia per giocare con i sentimenti di un pubblico ben felice di lasciarsi ipnotizzare, tra canti a squarciagola e balli sfrenati. Insieme alla band, capitanata dal batterista e produttore Davide “Unbertoprimo” Malvi, grande star è stata anche la chitarra rosa – rigorosamente vintage – della protagonista principale.

Passando al live vero e proprio, le intenzioni bellicose di Mille sono state svelate chiaramente fin dall’inizio: dopo l’intro strumentale di Risorgimento – con il solo attacco di UMPM Un Maledettissimo Posto Migliore –, infatti, ad aprire il concerto è stata una serie dei pezzi più tirati della sua già ricca discografia, con Giovane Distratta, 146, Amare Cose Complesse, Video Hard, Due di Notte e Monsieur Malheur a segnare un passo decisamente sostenuto. Lo stesso mood è proseguito con Touché, Brava Simona, Sbagliare Sbagliare, Il tempo, Le Febbri, La Sete e Una Lama, quest’ultima conclusa tra le mani del pubblico con un inaspettato stage diving.

In mezzo a tutto questo entusiasmo, però, non sono mancati diversi momenti emotivamente intensi, adeguatamente rappresentati dai brani più lenti e struggenti come Gli Amanti e Tour Eiffel, ma anche dalle versioni acustiche – suonate sotto palco, in mezzo al pubblico seduto a terra – di Via dei Fiori, Sì Signorina e Qualcosa di Stupendo. Gran finale con i singoli più radiofonici di Risorgimento, la già citata UMPM e C’est Fantastique, che hanno dato il là ad una standing ovation simile a un orgasmo comunitario e carnale di euforia e sentita partecipazione, immortalato dal telefono Pietro che girava liberamente tra le mani dei fan.

Uscendo dallo Spazio 211, si ha la sensazione di essere davvero di fronte a qualcosa di unico e deflagrante nel panorama musicale italiano. Non tanto dal punto di vista dell’innovazione, quanto nella semplicità del fare le cose come si deve, nell’essere consapevoli delle proprie potenzialità e nel proporsi senza filtri con canzoni che arrivano dritte al punto, con il cuore ma anche con mestiere. Tutto questo instaurando un rapporto schietto e sincero con il proprio pubblico grazie all’abilità nel trasformare un semplice concerto in un’esperienza vera e propria, o meglio, in un rito collettivo, donandosi completamente.

Il concerto di ieri sera ha ampiamente soddisfatto un hype che vede Mille comparire meritatamente tra le voci più in vista dell’indie nostrano, non proponendosi solamente come una versione 3.0 delle nostre grandi cantanti, ma piuttosto come una loro reincarnazione contemporanea. Nel calderone omologatore del pop odierno, che rischia di fagocitare creatività e diversità senza nemmeno accorgersene, questa artista può davvero aspirare a essere la next big thing. Non sappiamo se e quanto sia destinato a durare, quello che conta è che Mille ci faccia stare bene. Qui. Ora. In un maledettissimo posto migliore. E, per il momento, ci va bene così.

 

foto di Alessandro Gennari

Marco Berton

Giornalista non convenzionale: scrivo di diversity per lavoro e di musica per passione. Ossessionato da camicie e maglioni hipster, credo che la normalità non esista e che un altro mondo sia possibile.

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