Loading

Wednesday: il sanguinamento come memoria, non come shock

svg13 October 2025AlbumRecensioniLuca Parri

Scritto e prodotto poco prima della rottura tra Karly Hartzman e MJ Lenderman, Bleeds è il risultato di una ferita che sanguina ancora. Un racconto Southern Gothic sulla fine che parte dal personale della frontwoman e si estende a tutta la band, abbracciando la conclusione in un’occasione di testimonianza


Nato come progetto solista di Karly Hartzman e sviluppatosi nel corso di sei album, Wednesday è diventato nel tempo una band corale, capace di trasformare il vissuto della sua frontwoman in un linguaggio collettivo. Il gruppo si muove tra country alternativo e shoegaze scarno, declinando i canoni del Southern Gothic in forma di indie rock essenziale. Sempre in bilico tra dolore e ironia, i brani di Hartzman costruiscono micromondi dove biografie, cronaca e immaginazione convivono senza soluzione di continuità. Con Bleeds, questo metodo trova il suo punto più nitido: un disco che mette al centro il tema della fine — la rottura con MJ Lenderman, ma soprattutto la fine assoluta, la morte, che per Hartzman «è sempre presente, costantemente lì».

Per questo motivo, Bleeds va letto meno come un diario di rottura e più come un archivio di frammenti: episodi personali, cronaca minuta, aneddoti trasfigurati in canzoni. Hartzman scrive con essenzialità, senza fronzoli, e la forza sta proprio nel contrasto tra la crudezza dei dettagli e l’ironia che li accompagna. È questo equilibrio a segnare la maturità dei Wednesday. Gran parte dei brani di Bleeds è stata scritta quando Hartzman e Lenderman erano ancora una coppia, ma i testi già ne lasciavano intravedere le crepe. È questo che rende il disco particolare: non il classico “album di rottura”, ma un lavoro che registra il momento in cui la fine inizia a manifestarsi, quando la relazione e la musica coesistono ancora. Nel frattempo, la band macinava tour su tour, fino a cinque nello stesso anno, e Lenderman pubblicava un album solista: la saturazione della vita in comune si riflette nella tensione dei brani. Registrato nello studio Drop of Sun di Asheville con Alex Farrar, Bleeds sceglie arrangiamenti asciutti e diretti, che restituiscono la verità di una band che suona insieme più che mai, proprio mentre tutto intorno rischiava di crollare.

Per agevolare i processi creativi in modo naturale, Hartzman ha raccontato di aver ridotto al minimo la propria presenza pubblica, preferendo una comunicazione analogica e diretta (lettere, diario, appunti quotidiani). Il suo metodo di scrittura — venti righe al giorno, ispirato al cantautore e frontman della band Silver Jews, il compianto David Craig Berman — si concretizza in un’asciuttezza lirica rapida e lineare. Non confessioni estese, ma collage narrativi in cui episodi personali si intrecciano a storie prese dall’esterno. Bleeds non è solo il racconto di una separazione, ma una raccolta di scene che ritraggono un Sud immaginato e reale, filtrato dall’ironia grottesca tipica del Southern Gothic. È qui che i Wednesday si ricollegano a una tradizione letteraria precisa.

Come William Faulkner, Hartzman mostra che «il passato non è mai morto. Non è neanche passato»: il Sud dei suoi testi è un archivio di ferite che continuano a sanguinare. Come Jesmyn Ward in Salvage the Bones, racconta comunità segnate da traumi, lutti, catastrofi naturali e autodistruzioni, ma sempre con uno sguardo empatico. Nei suoi versi convivono pitbull che urinano da balconi, sushi di supermercato, droghe tagliate con chiavi di motel. Oggetti banali o ridicoli diventano icone tragiche e comiche insieme. In questa giustapposizione di quotidiano e macabro, Bleeds costruisce il suo Southern Gothic contemporaneo. Anche il dettaglio apparentemente assurdo diventa materiale lirico. In un brano Hartzman cita un episodio realmente accaduto a un concerto dei Death Grips: il suo compagno di band e amico Xandy Chelmis vomita nel pit, e quel momento triviale si trasforma in verso memorabile. È un esempio di come la sua scrittura raccolga la cronaca minore e la restituisca in forma di poesia grottesca, dove il comico e il tragico non si escludono mai ma si intrecciano e completano perché parte della stessa natura: quella di Hartzman, degli Wednesday e del posto da dove arrivano.

Dal punto di vista musicale, Bleeds non abbellisce né nasconde ma piuttosto sintetizza e distilla. La band suona con arrangiamenti ridotti all’osso: chitarre, lap steel, basso e batteria. L’essenzialità è la loro forza: un indie rock scarno che tiene insieme country alternativo, shoegaze rumoroso, lampi hardcore. Non c’è mai la ricerca della “bella produzione” intesa come abbellimento fine a se stesso ma piuttosto una resa diretta, più vicina al live che a uno studio rifinito e potenzialmente plasticoso.  La varietà dei brani dimostra quanto i Wednesday siano diventati una vera band, non più solo il progetto di Hartzman. L’apertura Reality TV Argument Bleeds è un bignami di questo atteggiamento: tensione loud/quiet/loud, testo come purga, sangue come esorcismo. Townies esplode nel ritornello, un inno corale alla provincia americana, al tempo stesso ironico e tragico. Wound Up Here (By Holdin On) racconta la morte di un ragazzo annegato con immagini crude — un pitbull cucciolo che urina da un balcone, le molle di un trampolino invase dalle erbacce — mescolando tragedia comunitaria e humor nero.

Elderberry Wine sembra un brano country d’amore luminoso, ma diventa subito ambiguo: scritto prima della rottura, risuona oggi come testimonianza di un compromesso fragile. Pick Up That Knife è forse il pezzo più emblematico: parte come un brano grunge seghettato, poi muta in un inno country rock trascinante. Qui Hartzman alterna paura, ironia, euforia: la voce è insieme comica e disperata, tragica e liberatoria. Il lato più abrasivo trova compimento in Wasp, un brano hardcore di poco più di un minuto. Hartzman ha spiegato di aver imparato a urlarlo ogni sera senza rovinarsi la voce: lo scream qui non è orpello di genere, ma atto necessario, catarsi emotiva. All’estremo opposto, Carolina Murder Suicide incarna l’anima Southern Gothic: il caso reale dei Murdaugh diventa allegoria di autodistruzione reciproca. Un episodio di cronaca trasformato in parabola sulla fine.

Bitter Everyday parte da una testimonianza raccolta per strada: una voce registrata, poi un mugshot trovato online. È un esempio dei limiti etici del racconto, ma anche della capacità di Hartzman di dare dignità poetica a voci marginali. Infine, Gary’s II chiude il disco con leggerezza: un gossip di paese che diventa aneddoto musicale, omaggio alla comunità di Haw Creek e al personaggio-totem Gary, già presente in dischi precedenti. È una conclusione che alleggerisce, ma allo stesso tempo radica tutto nell’appartenenza a un luogo preciso. Il filo che unisce questi brani è la scrittura asciutta e precisa di Hartzman. Con Bleeds ha trovato un equilibrio nuovo: meno prolissa rispetto al passato, più veloce nel colpire. Ogni immagine è un lampo, una scheggia che taglia e fa ridere insieme. È questo che rende i testi universali: più sono specifici, più parlano a chiunque. È il principio del Southern Gothic riletto nel presente: comunità marginali e vite minori che diventano specchio collettivo.

Ma Bleeds non è solo Hartzman. La band suona come un organismo compatto: la lap steel di Xandy Chelmis apre spazi psichedelici, la sezione ritmica di Alan Miller e Ethan Baechtold tiene insieme groove country e attacchi grunge, mentre Lenderman lascia il segno più con le chitarre che con le parole. In tour la chitarra è passata a Jake “Spyder” Pugh, segno che la band continua a evolversi come collettivo. È proprio l’energia di gruppo, maturata in anni di tour, che rende questo disco coeso e potente, anche mentre al centro c’era una separazione silenziosa. In questo senso, Bleeds è la sorella spirituale di Rat Saw God: meno riverbero, meno monumentalità da grande sala, più tensione immediata. È anche il punto in cui i Wednesday si collocano in una genealogia precisa: tra l’alt-country indipendente e l’alt-rock anni ’90, ma con un approccio grottesco e ironico che appartiene solo a loro. È il loro modo di “tenere il Sud strano”, sottraendolo agli stereotipi estetici e trasformandolo in terreno critico.

Il risultato è un disco che non sublima il dolore, ma lo organizza. Il sangue che scorre in Bleeds non è shock value, è memoria che circola, scorre e trabocca. È il segno che una comunità musicale esiste, che può ridere e piangere insieme, che può urlare e sussurrare nello stesso verso. Se Faulkner mostrava un Sud in cui il passato non smette di tornare, e Jesmyn Ward racconta comunità che sopravvivono a traumi e catastrofi, Karly Hartzman fa la stessa cosa in forma di canzone: alterna comico e tragico, ferita e ironia, in un indie rock asciutto che sa ancora sorprendere. Bleeds conferma i Wednesday come una delle band più interessanti e autentiche del presente: voce più nitida, arrangiamenti essenziali, immaginario potente. È un disco che ride e sanguina allo stesso tempo, e proprio per questo rimane impresso.

Luca Parri

34 anni tra design, giochi, fumetti, cinema e musica con sempre le stesse prerogative: amore per l'underground, approccio geek, morale punk e gusti snob.

Loading
svg
Navigazione Rapida
  • 01

    Wednesday: il sanguinamento come memoria, non come shock