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Songwriting: il ruolo psicologico della scrittura e i suoi benefici

Il songwriting è uno dei tanti tipi di scrittura espressiva che contribuiscono al benessere fisico e psicologico. Attraverso la scrittura di un testo musicale si può attuare un processo di catarsi che porta all’emersione di emozioni ingombranti o che, semplicemente, necessitano di uscire allo scoperto


Scrivere è un buon modo per portare all’esterno pensieri ed emozioni che possono risultare ingombranti nella nostra mente. All’interno della comunità scientifica si parla di scrittura espressiva, un termine usato per descrivere i benefici psicologici che può portare l’atto di scrivere. La scrittura espressiva ha condotto a una serie di ricerche che sono state inaugurate, negli anni Ottanta, da James W. Pennebaker, uno psicologo sociale.

Pennebaker e la sua allieva Sandra Beall decisero di co-costruire un esperimento che potesse mirare a valutare gli effetti, a breve e lungo termine, della scrittura espressiva sulla salute mentale e fisica dei partecipanti. All’esperimento presero parte quarantasei studenti universitari che vennero divisi in due gruppi: il primo doveva scrivere di proprie esperienze traumatiche, il secondo di argomenti generici che non avessero nulla a che fare con la propria esperienza personale. Inoltre, il primo gruppo poteva scrivere delle proprie esperienze in tre modi: esprimendo solo il vissuto emotivo, narrando il fatto traumatico o entrambe le cose.

Gli studenti scrissero, per quattro giorni, quindici minuti al giorno e quattro mesi dopo compilarono un questionario per misurare la percezione della loro esperienza a distanza di tempo. I risultati furono sbalorditivi: rispetto al gruppo di controllo, gli studenti che scrissero dei loro traumi manifestarono un calo di visite mediche – quindi un miglioramento della salute fisica –, un atteggiamento più positivo e un miglioramento dell’umore. L’atto di mettere nero su bianco esperienze traumatiche fu difficile, nel breve termine, a livello emotivo, ma sul lungo periodo portò a risultati positivi.

Un altro studio condotto nel 2006 dallo psicoterapeuta e psichiatra Sassaroli ha evidenziato altri effetti molto simili a quelli scoperti da Pennebaker e Beall: nell’immediato la scrittura espressiva ha portato a un aumento di stress, umore negativo e sintomi fisici, ma nel lungo periodo si sono riscontrati un miglioramento della salute fisica, innalzamento del tono dell’umore, diminuzione dei sintomi depressivi e miglioramento della memoria. Insomma, scrivere è un processo catartico che, nell’immediato, può risultare doloroso, ma che sul lungo termine apporta notevoli benefici su un piano sia fisico che mentale.

Quando parliamo di scrittura espressiva ci riferiamo anche al songwriting, ovvero al processo di scrittura di testi musicali e melodie. Scrivere canzoni contribuisce all’emersione del proprio Io interiore e all’espressione di vissuti emotivi che, a volte, fanno fatica a emergere. Attraverso le canzoni possiamo creare un racconto in prima persona, o delegare a personaggi di fantasia il ruolo di portavoce della nostra storia. Il songwriting aiuta ad affrontare un’ampia serie di bisogni: psicosociali, emotivi, comunicativi e cognitivi.

Il musicologo Curt Sachs ha scoperto che nell’antichità esistevano due modi di fare musica, uno logogenico – basato su una particolare attenzione al significato della canzone, e quindi ai testi – e uno patogenico – incentrato sullo scaricare le tensioni emotive –. Dunque, l’uso della musica e del songwriting è da sempre associato al benessere psicologico, che sia per raccontare una storia o per liberarsi da emozioni oppressive. La scrittura di un brano permette all’artista di esorcizzare le proprie emozioni in maniera catartica, avvalendosi di uno strumento che funga da contenitore e sia in grado di nutrire la sua creatività.

Esistono tanti processi creativi quanti sono gli artisti. Ogni musicista è infatti una persona unica, portatore di una storia unica e, quindi, di un metodo di scrittura altrettanto unico. C’è chi scrive sotto effetto di sostanze, chi in momenti di particolare vulnerabilità, altri invece rimangono su un brano per interi mesi. Ciò che accomuna tutti loro, però, è l’uso del songwriting come mezzo di espressione creativa che porta anche dei benefici psicologici.

Carlotta Anguilano

Faccio foto ai concerti e sono una psicologa. In macchina la musica la scelgo io e, quasi sempre, si tratta degli Oasis e di tutta la scuola brit.

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