Nel 2009, a Londra, tre amici accomunati dalla passione per la musica avvertirono un’esigenza crescente: riscoprire l’essenza più autentica della musica dal vivo. Da questo desiderio comune nasce Sofar Sounds, un format di concerti con pochi partecipanti, ospitati in location segrete che cambiano ogni mese. A Torino è diventato un appuntamento ricorrente, con eventi sempre sold out. In occasione del concertino di novembre, siamo stati da Naïf, in Vanchiglia, per vivere l’esperienza a piene orecchie
Vi è mai capitato di trovarvi a un concerto e sentire che qualcosa mancava? Magari un mare di telefoni ostacolava la vista del palco, il suono non era all’altezza o la folla toglieva troppo spazio. Quale che fosse la causa, la musica perdeva di centralità, sostituita da una fruizione più distratta e superficiale.
È questa stessa frustrazione che, nel 2009, spinse tre amici londinesi – Rafe Offer, Rocky Start e Dave Alexander – a ribaltare la tendenza. Nasce così Sofar Sounds, un progetto che punta tutto sull’essenza intima della musica. Il nome stesso, l’acronimo di Songs From a Room, racchiude il senso dell’esperienza: concerti segreti in spazi inusuali, una line up svelata solo all’ultimo, un pubblico ristretto e poche distrazioni. Così, ai Sofar, si costruisce un dialogo diretto tra chi suona e chi ascolta.
Tra gli artisti che vi hanno partecipato, prima di raggiungere la fama internazionale, ci sono Billie Eilish, Hozier e Wolf Alice. In Italia, ci sono passate La Rappresentante di Lista, Joan Thiele e Margherita Vicario.
Il primo evento fu ospitato nella casa di Offer, con appena otto spettatori. Da un esperimento tra pochi amici intimi, Sofar è cresciuto rapidamente in una comunità globale, raggiungendo oltre 400 città nel mondo. Il format è arrivato a Torino nel 2016, riunendo intorno a sé una fedelissima comunità. Dopo una pausa forzata durante la pandemia, Sofar ha riattaccato la spina con un nuovo team, giovane e dinamico: proprio questa serata – il 21 novembre 2024 – segna un anno esatto da quel nuovo inizio, in continuità con l’impegno svolto dal gruppo di lavoro precedente.
Per questa particolare occasione, Sofar Torino è stato ospitato da Naïf, uno spazio dedicato alla pittura su ceramica, appena inaugurato in via Tarino 16/b. In questo studio, piccolo e accogliente, respiriamo da subito l’atmosfera di Sofar, complice anche la prima neve novembrina. Si aspetta l’inizio dei concerti a stretto contatto, tra amici e perfetti sconosciuti, due chiacchiere, qualche birra portata come contributo esterno e un’ultima sigaretta. Nessuno, al di fuori dello staff, sa ancora chi si esibirà, ma è divertente tirare a indovinare osservando i presenti.
Quando tutti sono ormai accomodati – chi seduto a terra, chi in piedi nelle retrovie – Bruno, curatore di Sofar Torino, dà il benvenuto e introduce la serata. Parte con la domanda di rito su quanti di noi hanno già preso parte a un loro evento. Si alzano abbastanza mani da entrambi i lati, segno di un pubblico bilanciato tra habitué e novizi. Una delle regole del Sofar, infatti, è che l’accredito online non garantisce automaticamente l’ingresso, proprio per dare a chiunque l’opportunità di vivere questa esperienza almeno una volta.
Dopo le presentazioni, si parte con i concerti. La prima artista in scaletta, Chiara Accardi, ci regala una parabola amorosa che si sviluppa in tre atti: l’attrazione che sfida ogni logica e la difficoltà di dire apertamente, a quella persona, “mi manchi”. Infine, il dubbio di essersi fatti soltanto un film, costringendosi a scegliere se restare o scappare.
Al secondo cambio palco, Protto (voce e tastiera), accompagnato da Lucia Sacerdoni (violoncello) e Simone Arlorio (clarinetto), ci trasporta in una dimensione in cui gli opposti si mescolano, creando un effetto sospeso tra il pubbino e il concerto da camera, tra il demenziale e il raffinato.
A chiudere la serata, l’esibizione di Cancro, che con rime taglienti e beat incalzanti abbatte la quarta parete, offrendoci una performance metateatrale in cui arriva perfino a resuscitare un uomo che, oggi, avrebbe 177 anni.
Siamo giunti alla conclusione della serata: i musicisti si mescolano tra il pubblico, qualcuno si sofferma per complimentarsi o scambiare ancora due parole, mentre i tecnici iniziano a smontare l’allestimento. L’atmosfera racconta il valore di Sofar: non solo musica, ma un’occasione per riscoprire il piacere di ascoltare, incontrarsi e lasciarsi sorprendere.
Al prossimo concerto.