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Simone Panetti a Roma: il Re del Pogo conquista Largo Venue

Ieri sera, al Largo Venue di Roma, Simone Panetti ha incendiato la seconda data del tour Re del Pogo, affiancato da una band esplosiva: Auroro Borealo, Valerio Visconti, Sebastiano Cavagna e Greg Dallavoce. Un live tra pogo, ironia e caos punk, che ha reso il nuovo album Tombino ancora più viscerale


C’è qualcosa di profondamente vero, sgangherato e contagioso nella seconda data romana del tour Re del Pogo di Simone Panetti. In un Largo Venue stipato e bollente, lo streamer diventato performer punk ha mostrato tutto il suo lato più selvaggio, accompagnato da una band che è un piccolo culto a sé: Auroro Borealo, Valerio Visconti, Sebastiano Cavagna e Greg Dallavoce.

Il live si apre con il brano Touchdown, ed è subito caos. Il palco è minimal, ma sulle spalle di Panetti campeggia uno schermo che trasmette in tempo reale il suo volto, ripreso da una microcamera fissata con lo scotch sopra il microfono. L’effetto è straniante e geniale, un’eco della sua estetica da streamer Twitch portata nel mondo analogico del punk. È un promemoria: Simone è prima di tutto un performer trasversale, e questa unione di mondi è uno dei punti forti del suo progetto. Dopo appena due brani è già a petto nudo, visibilmente emozionato, forse persino un po’ intimidito dalla folla di casa. In platea, amici, affezionati, curiosi e perfino sua madre. Ma il clima si scalda in fretta, basta che Panetti punzecchi i presenti dicendo che a Bologna si pogava meglio per scatenare un’onda d’urto di energia. Roma risponde all’istante: brutale, sincera, sudata.

Una pioggia di cartone invade la sala, sono i contenuti di grossi sacchi neri della spazzatura che Simone lancia dal palco, alimentando l’anarchia collettiva. In un gesto a metà strada tra punk e arte performativa, trasforma il palco in un bazar personale, distribuendo suoi vecchi vestiti tra cui spiccano magliette di Welcome To Favelas, Lucio Corsi, Love Gang. Il pubblico si avventa su ogni oggetto con la foga di un’asta impazzita.

Durante Il peggiore in città, il cantante ordina al pubblico di fare flessioni, trasformando la sala in una palestra-pogo. Il riferimento a Sebastian dei Viagra Boys è evidente e, anche se molti fan sono giovani e poco navigati, il messaggio arriva forte e chiaro: qui si suda, si urla e si partecipa. Eppure, proprio per l’età media piuttosto bassa e l’abitudine a un’interazione più “digitale” (quella, appunto, delle sue live su Twitch), il pubblico non è sempre facile da gestire. Tra insulti scherzosi, richieste assurde e cori da stadio, Simone a tratti sembra un professore alle prese con una classe ingestibile. Ma quando la musica riparte, l’attenzione torna. Basta un drop, un riff, un urlo. Nel cuore del pogo, un ragazzo perde gli occhiali e attira l’attenzione di Simone da sotto palco il quale, tra il serio e il faceto, gli fa notare che pensare di uscire interi da un pogo con gli occhiali è un’illusione.

Non mancano i momenti esilaranti, su richiesta del pubblico, Panetti si spoglia fino a restare in mutande, scalzo, tra birra versata e mozziconi. L’ironia è un’arma potente, e lui la usa con maestria. Il live, poi, ci regala anche una parentesi incendiaria firmata Auroro Borealo, che si prende la scena con una sua traccia: stage diving, la sua chitarra viene suonata dal pubblico e, momento clou, una candela a fontana viene piazzata sulla paletta del suo strumento. Un’estetica da festa di compleanno che sfocia nel delirio pirotecnico del punk.

Dopo ripetute insistenze, finalmente, anche Panetti cede allo stage diving, si butta tra le braccia dei fan e si lascia trasportare, sorridente e visibilmente appagato. È uno di quei momenti in cui capisci che, al di là delle gag, Simone ci crede davvero. Verso il finale, regala al suo pubblico due chicche nostalgiche: Su di te e Cagna, riarrangiate in chiave rumorosa e abrasiva. Naturalmente, Re del Pogo, traccia manifesto del tour, viene suonata due volte: prima in versione ufficiale, poi sul finale, in una reprise da dentro la folla, con il pubblico che gli si lancia addosso in un’onda collettiva di affetto e follia.

La band è compatta, affiatata, sopra le righe. Ogni elemento ha il suo spazio, ma tutti ruotano intorno a Simone Panetti, che più che un cantante è un catalizzatore di caos. Non importa se la voce ogni tanto vacilla o se il palco è un campo minato, il disordine che si crea diventa parte dell’esperienza. A riprova di ciò, a fine serata il palco viene letteralmente saccheggiato. I fan si portano via tutto, persino i calzini sudati dell’artista. È la prova definitiva che la barriera tra artista e pubblico, qui, non esiste.

In definitiva, Re del Pogo non è solo un tour, è un manifesto di spontaneità, una celebrazione del disordine come linguaggio emotivo, una festa punk in cui nulla è troppo serio ma tutto è tremendamente sentito. Simone Panetti live è caos, ironia, sudore, verità. Come un GG Allin post-internet, meno distruttivo, più comico, ma con la stessa fame di presenza. E Tombino, il suo ultimo disco, dal vivo suona proprio come dovrebbe: sporco, goliardico e incredibilmente vivo.

 

foto di Cecilia Maiolino

Ludovica Monte

Anche detta Fragola Brutale, classe 1996, romana fino al midollo. Sul comodino ho il Manifesto Anarchico da leggere come favola della buona notte e nel portafoglio un santino di GG Allin. Amo andare ai concerti, stare ore in libreria, scrivere ed essere polemica. Il mio film preferito è La Haine.

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