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Sciusten Feste: il tour di Vinicio Capossela per difendere la festa da chi la vuole rovinare

Il tour “Conciati per le feste” di Vinicio Capossela è iniziato sabato 2 novembre da Cesena. Un concerto di Natale anticipato, dove il Natale è forse solo un pretesto per ricordarci che le feste sono un rito prezioso, un momento sacro nel quale ci lasciamo andare alla gioia, pur consapevoli di tutto il dolore dentro e fuori di noi. Proteggere l’umano dal disumano: questa è la festa come la intende Capossela


Desiderare lo svago è normale, celebrare il divertimento e il piacere è sano; vivere il Natale alle porte come un momento per curare gli affetti e ritrovare le energie è comprensibile. Ma non va dimenticato che poter festeggiare è un privilegio. La festa è un rito: un momento specifico e speciale che esce dalla quotidianità, anche se affonda le sue radici nelle usanze e nelle tradizioni. La festa e il tempo sospeso che essa genera vanno onorati. E questo Vinicio Capossela lo sa bene.

Sabato 2 novembre, al Teatro Verdi di Cesena, ha avuto inizio il tour Conciati per le feste, una serie di concerti – o meglio dire feste – che segue la pubblicazione del disco Sciusten Feste n.1965, uscito lo scorso 25 ottobre. Registrato tra il 2020 e il 2021 – in un periodo nel quale non solo non si poteva fare festa, ma per alcuni di noi c’era ben poco da festeggiare – l’album è un insieme di tre inediti – Voodo Mambo, Sciusten feste n.1965, Il guastafeste – e dodici rivisitazioni di canzoni natalizie: insomma, un album travestito da disco di Natale, sintesi e coronamento dei tradizionali concerti natalizi che Capossela regala al suo pubblico fin dal 1999. Ma allora, perché non registrarlo prima? Probabilmente, per la necessità di dare priorità a canzoni più urgenti. In merito alla pubblicazione del disco, in ogni caso, Capossela si esprime così: «se aspettiamo il corso degli avvenimenti non ci sarà niente da festeggiare per un bel pezzo. Lo pubblichiamo dunque ora, nel momento del buio, per invocare la luce».

Sopporta con me – primo brano del disco e del concerto, rivisitazione di un inno anglosassone – è a tutti gli effetti una supplica rivolta a mio Signore: «gli eventi precipitano, le tenebre sprofondano, Signore con me, sopporta tutto questo». Il concerto comincia come un antico rituale, Sopporta con me è la preghiera prima del pasto, l’occhio alzato in aria prima della festa. Appena salito sul palco, Vinicio solleva lo sguardo, osserva il suo pubblico e tra i fatti accaduti non manca di ricordare che Cesena, come altre città della Regione, ha sopportato un’alluvione. Non riesco a non pensare che mentre noi festeggiamo, alcune persone tolgono fango a mani nude da un parcheggio sotterraneo di Valencia: ecco perché festeggiare è un privilegio, un momento per riflettere, per essere grati e per cantare lodi, come suggerisce il brano Conforto e gioia. Sulle note di questo pezzo – nona traccia del disco – Capossela, con le mani sulla sua farfisa dal suono decisamente natalizio, passa dal clima di festa a momenti di raccoglimento più intimo.

Nella prima parte dello spettacolo – definirlo solamente concerto sarebbe riduttivo –, l’omaggio a Tom Waits con Charlie cover di Christmas card from a hooker in Minneapolis – segna forse il momento più profondo e toccante della serata. Si tratta della lettera di Natale scritta da una prostituta ora incinta che si rivolge a Charlie e gli racconta come vanno le cose per lei. Capossela ha riadattato il brano di Tom Waits mantenendo perfettamente tutto il carico emotivo che questa canzone porta con sé.

Il teatro Verdi è un piccolo gioiellino nel Centro storico di Cesena, ma forse non il luogo migliore per un concerto-festa. Complici la disposizione degli spazi e l’acustica, che in quel teatro purtroppo non è delle migliori. Questo, però, non ha certo dissuaso le persone dal festeggiare, né Capossela dal conciarci per le feste.

Il significato del titolo del disco, Sciusten Feste n.1965, va ricercato ad Hannover; città in cui, come Vinicio stesso spiega al pubblico, «è tradizione ospitare i più estesi accampamenti di Schützenfest, questo chiassoso raduno in cui si tira al bersaglio, si elegge un campione, si beve moltissimo e la musica non è un granché». Per quasi due ore il teatro si è trasformato in uno di quei raduni del mondo germanico, tra funamboli, colori, cambi d’abito, coriandoli e tanta, davvero tanta musica.

Finalmente, la pista si accende e il pubblico comincia a ballare sulle note di Voodoo mamboIl friscaletto (Eh compari) e Agita (Aggita), brani frizzanti e stravaganti nel pieno stile bizzarro del Vinicio più estroso. Non sono mancate le canzoni più strettamente natalizie – Campanelle (Jingle bells), Bianco Natale (White Christmas), Santa Claus is coming to town (Santa Claus è arrivato in città) , un Natale anticipato, come lo ha definito anche il cantante. Proprio quest’ultimo brano viene presentato dall’artista dopo un singolare cambio d’abito e un discorso al pubblico che merita di essere citato. Travestito da San Nicola di Bari – abito decisamente azzeccato per un concerto di Natale – e parlando rigorosamente in barese, Capossela veste ironicamente i panni del Santo e ricorda quanti viaggi abbia dovuto affrontare, si definisce un San Nicola migrante e ipotizza: «se arrivassi oggi qui, forse verrei mandato in carcere in Albania. Ma perché, invece di tutto questo, i nuovi arrivati non li alfabetizziamo e li scolarizziamo?». La capacità di Capossela di unire ironia e serietà è disarmante e potente. San Nicola parla di doni e di bambini; ricorda la strage degli innocenti compiuta da Erode e non vede differenze con l’attualità, con il nostro presente: «cosa festeggiamo la natività, se in questo momento c’è una strage di innocenti in Palestina?». Un mandante, Erode, primo secolo a.C., Betlemme. Un mandante, Netanyahu, 2024, Palestina. Neanche io riesco a trovare differenze.

Il concerto è un insieme di sacro e profano, materie di cui Vinicio da sempre si nutre. Lo scherzo e la serietà, il riso e il pianto, i colori e il bianco e nero. Il titolo dell’album riflette l’essenza stessa dell’intero disco e di tutto il tour Conciati per le feste, che sabato ha fatto la sua prima tappa a Cesena sotto l’organizzazione dell’associazione cesenate Retropoplive: il verbo tedesco schützen, infatti, significa proteggere, riparare.

Fare festa è un po’ come salvare e conservare ciò che ci sta più a cuore, valorizzando le tradizioni e il tempo che abbiamo a disposizione. Il Natale, allora, è forse un pretesto per fermare tutto, cercando di difendere la festa da chi ce la vuole rovinare. Se parteciperete a una delle date di questo tour, fatelo col desiderio di lasciarvi andare. Lasciate routine, pensieri, nervosismi e agitazioni fuori dalla porta. E godetevi la festa!

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