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S.P.Q.R. Festival: la piazza come casa, memoria e resistenza

In piazza Federico Sacco il S.P.Q.R. Festival ha intrecciato musica, dibattiti e comunità in una serata inclusiva e solidale, riaffermando il valore dei centri sociali come spazi vitali di resistenza e memoria collettiva


A Santa Maria del Soccorso c’è un quartiere che custodisce storie di memoria e resistenza e che in questi giorni si è raccontato attraverso il S.P.Q.R. Festival, acronimo che sta per Speranza, Popolo, Quartieri e Resistenza. Tre giornate, dal 19 al 21 settembre, in piazza Federico Sacco con musica, dibattiti e incontri pensati per far rivivere il territorio e valorizzarne la memoria. Il festival è stato organizzato dal collettivo che gestisce il centro sociale V Zona, uno spazio che da anni porta avanti esperienze di incontro, dialogo e comunità nel cuore del Tiburtino Terzo, un quartiere che ha grande necessità di luoghi di aggregazione concreti, liberi e indipendenti.

La piazza si è riempita già al tramonto con il dj set di DJ Baro, che ha aperto le danze accompagnando le prime birrette e creando quell’atmosfera calda e familiare che solo le piazze vissute sanno dare. A seguire, il palco ha ospitato Stefano Bises e Miguel Gotor, che hanno dialogato intorno alla serie M, aprendo una riflessione profonda sulla memoria storica e il modo in cui viene narrata.

Poi è stato il momento del talk con Murubutu: rapper, professore e narratore capace di legare il rap alla letteratura, fino a trasformarlo in strumento didattico. Intervistato sul palco, Murubutu ha raccontato il suo approccio al letteraturap, alternando citazioni dai classici a performance a cappella dei suoi testi. Un incontro che ha mostrato come il rap possa essere non solo musica, ma anche veicolo di conoscenza, educazione e coscienza politica.

Dopo le parole, è arrivata l’energia travolgente delle Bestierare, accompagnate alla consolle da DJ Drugo, una delle realtà più politicamente attive della scena rap underground, capaci di unire testi di repertorio e brani più recenti per trasformare la piazza in un coro collettivo di voci, braccia alzate e corpi in movimento. Gruppi come loro ricordano che il rap può ancora essere un grido di lotta e una spinta di speranza.

A seguire, sul palco si sono alternati DJ Fastcut, Wiser Keegan, Sace e Sgravo, portando un rap vecchia scuola che ha infiammato il pubblico con un’energia cruda e diretta, rinnovando quel legame tra strada e palco che è la linfa vitale dell’hip hop. La chiusura è stata affidata a Murubutu, che ha regalato al pubblico alcuni dei suoi brani più celebri.

Famiglie con bambini, giovani e meno giovani, stand di birra e cibo: la serata è stata all’insegna della festa e dell’inclusività, poiché erano presenti anche interpreti LIS per le persone sordomute. Un’atmosfera sicura e accogliente, dove chiunque poteva sentirsi a casa, a prescindere dal quartiere di provenienza. Non è mancata la solidarietà verso la Palestina e la Global Sumud Flotilla, ricordando come la musica e gli spazi sociali restino strumenti fondamentali di lotta e di connessione con ciò che accade nel mondo.

Il festival ha dimostrato quanto sia importante proteggere e sostenere esperienze come quelle dei centri sociali: luoghi che custodiscono memoria, costruiscono comunità e aprono varchi di libertà in città sempre più frammentate. Eventi come il S.P.Q.R. Festival non sono solo intrattenimento, sono atti di resistenza culturale, momenti in cui il passato incontra il presente e da cui nasce la forza collettiva per immaginare il futuro.

 

foto di Cecilia Maiolino

Ludovica Monte

Anche detta Fragola Brutale, classe 1996, romana fino al midollo. Sul comodino ho il Manifesto Anarchico da leggere come favola della buona notte e nel portafoglio un santino di GG Allin. Amo andare ai concerti, stare ore in libreria, scrivere ed essere polemica. Il mio film preferito è La Haine.

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