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Partecipare a un live dei Vintage Violence è la ricompensa per la battaglia

Il Traffic di Roma accoglie i Vintage Violence in un live esplosivo. Tra pogo, testi proiettati sullo sfondo e Nicolò Caldirola che versa Braulio al pubblico, la band crea un legame intenso con i fan. Energia pura, autenticità e una performance che trasforma il concerto in un’esperienza collettiva: questi cinque ragazzi sono semplicemente unici


Ci sono posti che sembrano sfidare le leggi della logica e il Traffic, storico locale di Roma Est, è uno di questi. Minuscolo a guardarlo ma capace di contenere un numero di persone inimmaginabile – manco fosse la borsetta di Mary Poppins –, questo luogo continua a essere un’oasi per chi cerca musica vera, punk e fuori dagli schemi. E ieri sera, i Vintage Violence hanno trasformato il palco del Traffic in un piccolo grande evento, dimostrando perché sono una delle band più interessanti della scena.

Il Traffic, per chi non lo conosce, è situato nel cuore di Roma Est, circondato da una fauna urbana un po’ particolare che sembra parte del suo fascino. Nonostante gli anni, il locale rimane un punto di riferimento immutabile per band di fama mondiale e per formazioni emergenti. È un posto dove si respira l’autenticità, dove il sudore, il rumore e l’energia dei live sembrano impregnare i muri. E sì, dopo ogni concerto, è praticamente obbligatorio passare al bar accanto per uno dei cornetti più buoni che possiate immaginare.

L’incontro con i Vintage Violence è avvenuto proprio lì, tra il locale e il bar, con il cantante Nicolò Caldirola che si dirigeva stanco ma deciso verso un necessario caffè. Dopo aver scambiato due parole con lui, ci siamo dati appuntamento nel “camerino” del locale, che più che un camerino è un angolo attrezzato dietro il palco. Qui, il gruppo mi ha accolta per una chiacchierata informale – che pubblicheremo su Polvere tra qualche giorno –, mentre le band di apertura Colla e Wake up call iniziavano a scaldare il pubblico. La conversazione con i musicisti ha confermato quanto siano appassionati e dediti a quello che fanno. Nicolò, in particolare, trasmette una carica che ti cattura anche fuori dal palco. È un mix di spirito ribelle e ironia, una combinazione che si riflette perfettamente nella loro musica.

Quando i Vintage Violence sono finalmente saliti sul palco, il pubblico era già carico. L’apertura è stata affidata a una voce preregistrata che avvertiva: «Si consiglia l’ascolto a un pubblico adulto». Un attimo di attesa, e poi il caos: tutti gli strumenti si accendono all’unisono, mentre Nico intona con energia il brano Sono un casino.

Alle loro spalle, una trovata scenica geniale: le parole dei testi proiettate sul muro trasformano il live in una sorta di karaoke collettivo. Un dettaglio, questo, che ha subito creato un legame unico tra band e pubblico, facendo sentire tutti parte dello spettacolo, dai fan di lunga data ai nuovi arrivati.

Sul palco, ognuno dei membri dei Vintage Violence ha portato la propria personalità: Franco Cassinelli, alla chitarra, era immobile e concentratissimo, quasi a voler lasciare che fosse solo la musica a parlare per lui. Roberto Galli, il bassista, mostrava maggiore dinamismo, spostandosi avanti e indietro con un’energia contagiosa. Beniamino Cefalù, alla batteria, trasudava sicurezza e potenza, come a voler dire “io sono la colonna portante di questo caos”. Rocco Arienti, l’altro chitarrista, era il collante: si muoveva con disinvoltura, interagendo con tutti e aggiungendo quel tocco da artista dannato. E poi c’era Nicolò, il frontman, la cui voce non esce solo dalle sue corde vocali ma da tutto il corpo nella sua interezza. Ogni movimento che faceva rifletteva la musica: ballava e si contorceva, trasmettendo una carica impossibile da ignorare.

Il pubblico, come sempre al Traffic, ha risposto con entusiasmo. Il pogo era moderato ma presente e l’energia collettiva si alzava brano dopo brano. Tra i momenti più memorabili, spicca l’esecuzione di Neopaganesimo, durante la quale Nico ha versato l’amaro Braulio direttamente nelle bocche dei fan, in un rito quasi sacrale che ha suggellato l’intimità tra band e pubblico.

Quando il live si è concluso, la band era completamente sudata, il pubblico soddisfatto e il bar accanto già in fermento per i cornetti di fine serata. Come ha detto un ragazzo mentre usciva: «Vorrei ci fossero più band così»; non potrei essere più d’accordo.
I Vintage Violence non sono solo una band punk, rock o post punk. Sono un’esperienza unica, una di quelle che ti ricordano perché ami la musica live.

 

foto di Cecilia Maiolino

Ludovica Monte

Anche detta Fragola Brutale, classe 1996, romana fino al midollo. Sul comodino ho il Manifesto Anarchico da leggere come favola della buona notte e nel portafoglio un santino di GG Allin. Amo andare ai concerti, stare ore in libreria, scrivere ed essere polemica. Il mio film preferito è La Haine.

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