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Nuove esplorazioni nel jazz: bentornati Calibro 35

Il nuovo album dei Calibro35, Exploration, sta per uscire. È l’occasione per ritrovare dal vivo un collettivo di musicisti estremamente versatili, autori di groove micidiali tra funk e jazz, onnivori di ispirazioni tra cinema di genere e televisione d’epoca. Le esplorazioni live della band milanese passano da Torino, prima di proseguire nel tour che li porterà in Italia e anche all’estero. Li abbiamo visti in uno dei concerti più attesi del Torino Jazz Festival – organizzato in collaborazione con Jazz Is Dead! – al Teatro Colosseo


A descrivere un concerto dei Calibro 35 si sfiora il fantomatico “scrivere di musica è come ballare di architettura”, battuta di incerta attribuzione che ironizza su quanto non abbia senso descrivere un’opera musicale. Ecco, un collettivo di musicisti dalla tecnica impeccabile – su cui nessuno può discutere – che offre performance d’insieme praticamente perfette. Ogni ascoltatore li può andare a vedere a scatola chiusa, sicuro di assistere a uno spettacolo di alta qualità. Perché allora spendere parole?

Come minimo, è bene aggiornare sulle novità: è in arrivo un nuovo album, Exploration, che arriva a meno di un anno dall’EP Jazzploitation. Da sempre la vocazione della band è setacciare B-movie, generi “di genere”, autori ed etichette ai margini dei riflettori artistici, library diventate di culto, e offrire una reinterpretazione che diventa omaggio, ma anche divertimento nel ripescare nicchie della cultura di massa che fanno parte della formazione di tutti. E di cui, in qualche angolo del cervello, probabilmente conserviamo il ricordo. Nel disco in uscita per esempio troviamo, tra le tante rivisitazioni, Discomania di Piero Umiliani  sigla finale di 90° minuto negli anni ’80 , Lunedì Cinema celebre sigla RAI di Stadio e Lucio Dalla , Mission Impossible tema di Lalo Schifrin noto a tutti per l’omonimo film

Spesso operativi in contesti definiti “indie”, i Calibro 35 sono sicuramente la band più in vista nel cartellone del Torino Jazz Festival 2025 agli occhi e alle orecchie degli ascoltatori della scena indipendente italiana. Il festival torinese conserva il programma quasi tutto integro: è una piccola fortuna e soddisfazione in questi giorni vicini alla festa della Liberazione, in cui molti eventi musicali sono costretti alla cancellazione in ossequio a direttive politiche riguardanti il lutto nazionale per la morte del Papa. Libera la musica è il tema di questa tredicesima edizione, è bello ricordarlo.

Sul palco, Enrico Gabrielli alle tastiere e ai fiati di ogni sorta (tra cui spiccano il flauto traverso e i sax contralto, tenore e baritono), Massimo Martellotta alla chitarra e al sintetizzatore, spesso e volentieri saturo di wah-wah, Fabio Rondanini alla batteria, Roberto Dragonetti al basso e alla voce «dubidubà» nella già citata Lunedì Cinema (su disco cantata da Marco Castello). Dalla parte opposta rispetto al palco, ovvero al mixer, c’è Tommaso Colliva, produttore che è a pieno titolo fondatore e membro della band. «Alla regia» è la dicitura di rito che lo riguarda e che richiama la vocazione cinematografica del progetto. Siamo a Torino al Teatro Colosseo: proprio qui, un anno fa, Colliva veniva premiato in una serata dedicata a Carlo U. Rossi, uno dei più importanti produttori italiani.

La comodità delle poltrone rosse del teatro talvolta è un limite, perché in certi pezzi viene davvero tanta voglia di muoversi seguendo i groove eseguiti con fluidità sorprendente come bere un bicchier d’acqua. Abbigliati in giacca e cravatta con sobria eleganza da orchestrali, suonano non per esaltare l’arte individuale di ciascuno, ma per mettere in campo un raffinato artigianato con l’obiettivo di dare forma a qualcosa di superiore alla somma delle parti. In tutto questo c’è qualcosa di jazz, ma anche di non jazz. È un 90° minuto in cui il gioco di squadra prevale sull’iniziativa del bomber innamorato del pallone. È questa, banalmente, una delle caratteristiche che rende la proposta dei Calibro 35 sempre autentica ed eccitante.

Incapucciati col passamontagna, i quattro musicisti tornano sul palco per qualche altro pezzo, per poi concludere la serata con la loro Notte in Bovisa, che in tanti conoscono come sigla di Radio2 Live. Enrico Gabrielli fa le presentazioni e i ringraziamenti di rito, per tutta la serata non aveva mai usato il microfono se non per cantare una versione molto effettata di Vitamin C dei Can. Il suo commento, infatti, è che “non ha mai niente da dire”. Di sicuro, ad abusare di parole e ballare di architettura siamo stati noi. Ma per certi concerti, forse ne vale un po’ la pena. 

 

foto di Gabriele Tuninetti

Paolo Albera

Scrivo di musica per chi non legge di musica.

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