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Nessuno spreco di potenziale per Ditonellapiaga all’Hiroshima Mon Amour

Si canta, ma soprattutto si balla all’Hiroshima Mon Amour per la data torinese del Flash Club Tour 2024 di Ditonellapiaga. La cantautrice romana si prende il palco e accompagna il pubblico in un viaggio musicale tra pop, sonorità elettroniche, estetiche anni ‘80 e qualche ballad da occhi lucidi


Entra decisa Margherita Carducci, in arte Ditonellapiaga, nell’atmosfera raccolta dell’Hiroshima Mon Amour di Torino. Top bianco targato Flashjeans molto corti in barba al primo vero freddo dell’inverno torinese e tacchi rossi che mettono subito in chiaro a tutti che forse era meglio farlo davvero quel corso di zumba in palestra. 

La cantautrice romana inizia subito a impostare un ritmo intenso, che manterrà poi per gran parte della serata, con E’ tutto vero, tratto dal nuovo album Flash, che sfuma elegantemente in Morphina, primo brano di Camouflage. Il pubblico inizia a muoversi e con loro la band, opportunamente istruita sui passi della coreografia nel tempo di uno stop obbligato nel parcheggio del McDonald’s di Asti, a causa di un problemino al van che accompagna il tour in giro per l’Italia. 

La dedica ai «campioni del ghosting», con cui Ditonellapiaga introduce Connessioni, è solo un esempio dello stile ironico e disincantato che è uno dei tratti identitari della cantante, insieme alla grande versatilità delle sonorità che propone. Si saltella infatti da tracce di Flash come DNA– featuring con i Coma Cose – e Tu per me hai chiuso  la hit del suo album d’esordio, che le è valsa la Targa Tenco nel luglio del 2022 –, fino alle texture elettroniche di Prozac.

Dopo una prima parte ad alto ritmo, con casse dritte a farla da padrone e a testimoniare il talento camaleontico della cantautrice, il live entra in un momento più raccolto e intimo con Fossi come te e Come prima, collaborazione nel nuovo album con Fulminacci. Il brano affronta il tema della perdita di una persona cara, ricordando «quell’odore della casa al mare quando quella persona non c’è più, ma vive ancora in un certo senso in quella casa»; mentre canta, Ditonellapiaga ha gli occhi visibilmente lucidi. 

Il live prosegue, poi, riprendendo per mano il pubblico singhiozzante e trascinandolo di nuovo in pista, con le casse dritte e i sound più latini di Una – featuring del nuovo album con Gaia – e Latitante. Difficile stancarsi, anche per via del continuo cambio di vibes della musica proposta: il ritmo latino lascia infatti presto il posto alle atmosfere un po’ retrò di Vogue e di Ti voglio, ultimo singolo estratto dall’album, uscito il 20 settembre in collaborazione con Ornella Vanoni ed Elodie

A far tornare l’Hiroshima sui binari della modernità ci pensa Willie Peyote, sindaco dei live sabaudi, che accompagna Ditonellapiaga nella prima esibizione dal vivo di Chissà, brano uscito lo scorso 25 ottobre, distribuito da Universal Music e nato da una jam session tra i due artisti, durata 48 ore e organizzata da Fudasca in pieno agosto a Roma.

Le danze si avviano man mano verso la fine, con la categorica premessa: «vi avviso che non faremo quella cosa di uscire dal palco e rientrare, la trovo un po’ cringe». Infatti, tutti rimangono sul palco fino alla fine: il batterista Alessandro Casagni, il bassista Adriano Matcovich e Gianluca Massetti alle tastiere, con Paolo Zou che si lancia in un assolo di chitarra sul finale di Ti dirò.

Lo spettacolo termina infine con Chimica – canzone proposta al Festival di Sanremo 2022, con cui la cantante si è fatta conoscere al grande pubblico – e Mary, altro featuring nato a Palermo e scritto insieme a La rappresentante di lista.

Si chiude così un live in cui Ditonellapiaga ha saputo esplorare e conciliare tutte le sfaccettature della sua musica. Un po’ come le montagne russe di un parco divertimenti che, dopo varie salite, discese e giri della morte, arriva inesorabilmente alla fine, sorprendendo i passeggieri con il flash improvviso della foto ricordo. E si scende, impazienti di fare un altro giro.

 

foto di Martina Caratozzolo

Giulia Beghini

Non sono un'ingegnera, non sono una giornalista. Sono un po' come Balto che so soltanto quello che non sono, ma almeno non abbaio. Il mio rapporto con la musica è da credente non praticante: non sono capace di suonare niente, ma credo valga la pena ascoltare di tutto.

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