Loading

Musica e Resistenza: il suono della libertà del 25 aprile

Dai canti partigiani a Bella Ciao, dai concerti di Roma alle piazze di tutta Italia: la musica è da sempre colonna sonora del 25 aprile. A 80 anni dalla Liberazione, tra memoria e attualità, si canta ancora per resistere. Anche quando ci chiedono il silenzio


Il 25 aprile non è solo una data sul calendario, è un giorno in cui l’Italia ricorda, resiste, canta. È la Festa della Liberazione, l’anniversario della fine dell’occupazione nazifascista, il momento in cui la memoria collettiva torna a farsi viva tra le strade, le piazze, i cuori. Tra tutte le forme di espressione che hanno accompagnato e accompagnano ancora questo giorno, la musica ha un ruolo fondamentale. Perché la Liberazione ha avuto anche una colonna sonora. E ce l’ha ancora.

I canti partigiani non erano solo melodie improvvisate tra i monti. Erano strumenti di identità, resistenza, speranza. Bella Ciao, Fischia il vento, Dalle belle città, La brigata Garibaldi: inni nati dal basso, spesso su melodie popolari o tradizionali, adattate e reinventate per accompagnare la lotta, la paura, il coraggio. Erano il modo di dirsinon siamo soli, di stringersi in un coro quando le parole non bastavano. La musica, anche allora, sapeva unire prima ancora che spiegare.

Tra tutte, Bella Ciao è diventata il simbolo più potente. Nonostante non fosse diffusissima durante la Resistenza, è oggi la canzone che il mondo associa all’antifascismo. Da Yves Montand a Tom Waits, da Goran Bregović a Manu Chao, passando per le versioni punk, folk, elettroniche: questa canzone è uscita dai confini italiani per diventare inno internazionale di libertà. Merito anche di una serie TV come La Casa de Papel, certo, ma il cuore del brano resta intatto: «questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà».

Non solo la tradizione orale, la memoria resistenziale è stata raccolta anche dai grandi cantautori italiani. Fabrizio De André con La guerra di Piero ha raccontato l’assurdità del conflitto con delicatezza feroce. Francesco Guccini, tra Auschwitz e Primavera di Praga, ha ricordato che le battaglie per la libertà non hanno confini né scadenze. I Modena City Ramblers hanno portato in piazza I cento passi, mentre i 99 Posse, i Linea 77, gli Assalti Frontali hanno mescolato rap, rock, folk e politica. Perché il microfono può essere una bandiera.

A Roma, il 25 aprile è storia viva. La manifestazione da Porta San Paolo è un rito civile e politico. Ma la città vibra sopratutto di musica. Nei quartieri dal Pigneto a Centocelle, da Trastevere ai centri sociali, ogni anno si organizzano concerti, dj set, reading e jam session che uniscono la memoria alla festa. La città si fa palco, e il suono diventa resistenza contemporanea.

Ma non è solo Roma. Milano, Torino, Bologna, Napoli, Genova: tutta l’Italia canta il 25 aprile. In piazza Duomo a Milano o sotto la Mole a Torino, tra le colline emiliane o sul lungomare partenopeo, ogni città ha il suo modo di dire “noi non dimentichiamo”. A volte con grandi concerti, altre con piccole bande, cori spontanei o sound system militanti. Ovunque, la musica serve a ricordare che la libertà non è un regalo, ma un’eredità conquistata con il sangue, da onorare con la voce.

Quest’anno ricorrono gli ottant’anni dalla Liberazione. Una data tonda, enorme, carica di significato. Eppure, mentre ci preparavamo a ricordarla come si deve, ci è stato imposto un clima di lutto nazionale per il funerale del Papa. Cinque giorni di silenzio di Stato. Ma noi, con tutto il rispetto, il silenzio non lo facciamo. Perché la libertà, quella vera, si celebra facendo rumore: col suono della vita, della musica, delle piazze piene.

Il 25 aprile è la nostra festa. E noi il casino lo facciamo lo stesso. Perché ricordare vuol dire anche ballare, cantare e sopratutto continuare a resistere sopratutto in tempi bui come quelli che ci si prospettano. A ottant’anni dalla Liberazione, più forti e più vivi che mai.

 

Ludovica Monte

Anche detta Fragola Brutale, classe 1996, romana fino al midollo. Sul comodino ho il Manifesto Anarchico da leggere come favola della buona notte e nel portafoglio un santino di GG Allin. Amo andare ai concerti, stare ore in libreria, scrivere ed essere polemica. Il mio film preferito è La Haine.

Loading
svg
Navigazione Rapida
  • 01

    Musica e Resistenza: il suono della libertà del 25 aprile